Articolo modificato il 28.08.2022
Resto di stucco nel vedere questa devastazione della sensibilità liturgica e culturale da parte di chi è stato incaricato di promuovere a Milano l’informazione sulla Giornata del Seminario. Dall’immagine al testo, molto non quadra.
Che simbologia cristiana compare in quest’immagine, obiettivamente bruttissima anche nel relativo motto?
Chi ha chiesto lumi a sacerdoti, laici, seminaristi, -mi viene riferito-, ha ricavato questi laconici commenti:
- La ruota dentata è un simbolo massonico.
- Servire? È il motto del Rotary.
- “Pronti a servire” in tavola in una basilica storica?
- Forse è un demonio in bicicletta.
- Il diavolo che va in seminario in bicicletta.
Al primo sguardo, direi anch’io trattarsi di un diavolo in bici, ma non posso che rispondere che no, impossibile.
Sento però il dovere di integrare quanto qui scritto ieri da me. Pensai subito ad un’ opera di Arcabas, autore credente e conosciuto negli ambienti parrocchiali, ove spesso si trovano riproduzioni di sue opere, che non poche volte ho visto riproporre anche durante le liturgie, in chiesa.
Ieri sera, mi giunge il messaggio disorientato di una nostra cara lettrice e mia amica, con la quale ebbi modo di recente proprio di parlare di questo Autore. Riporto:
Solo l’immagine mi ha messo subito angoscia oltre a dover dare un significato all’evento cui si riferisce. … L’autore della pittura è Arcabas? … Come già ti ho detto, i suoi dipinti mi mettono ansia, quei chiari e scuri, visi un po’ cupi, quasi fantasmi. Proprio non riesco a trovare del bello. Questo è il mio sentimento personale.
Dispiaciuto, mi decido a ricercare l’immagine. In poco, vi risalgo e scopro trattarsi proprio di Arcabas. La scoperta mi rattrista. Infatti, riconosco che Arcabas, nonostante la perdita della forma, cosa assai grave per l’arte che, pur non dovendo riprodurre necessariamente le forme terrene, deve ritrarre le forme ideali, seppe sviluppare un senso del mistero e dell’incanto attraverso il colore e la luce, cosa di non poco conto in un’epoca in cui sono in oblio i presupposti culturali e religiosi per l’arte sacra.
Tuttavia, questa variopinta “biciclettata” stenta a farsi riconoscere quale immagine di una “spiritualità della bicicletta”. Sì, perché qualcuno l’ha paragonata a questa (Spiritualità della bicicletta –QUI) confrontando il dipinto con una poesia della Serva di Dio francese Madeleine Delbrêl (1904-1964). L’intento è lodevole: sempre più avvicinare Dio all’uomo, al suo quotidiano. Ma quando si parla di arte sacra c’è da chiedersi se valga identificare il feriale con la quotidianità. Credo che dovremmo mantenere distinte le due categorie.
Forse, la Diocesi Ambrosiana avrebbe scelto più adeguatamente proponendo un’altra opera di Arcabas, più vicina al mistero del sacerdozio che non è solo ferialità e quotidianità. Mi riferisco a un pannello del ciclo I pellegrini di Emmaus, 1993-1994, dove Arcabas immortala questo evento tramandatoci da Luca: Quando fu a tavola con loro, prese il pane, pronunciò la preghiera di benedizione, lo spezzò e lo diede loro (24,30):
Purtroppo, l’Angelo di Arcabas, scambiato per un angosciante Demònio, forse a causa dei capelli rosso fuoco, che avrebbero voluto essere, rosso Spirito, ma restarono forse rosso demonio, trasmette al credente solo disagio. Se così fosse, quell’opera non è adatta non solo alla liturgia, ma nemmeno ad una efficace comunicazione per la Giornata del Seminario, che dovrebbe infiammare d’ardore per i Sacri Misteri che il sacerdote è chiamato a celebrare.
Alla scala del brutto non pare esserci più limite. Ma dall’architettura alle arti figurative, dalla musica alla liturgia, la bruttezza è la cifra dei modernisti, che, pur di impressionare e attirare l’occhio con la sua concupiscenza carnale, non possono non cadere nella superbia della vita (cf 1 Gv 2,16).
Confesso che mi è sempre più faticoso commentare talune assurdità ecclesiali, tali da indicare il degrado dello spirito. Eppure, questa è una doverosa missione da accogliere con amore perché i pensieri del loro cuore siano svelati (Lc 2, 34-35).
Un Vescovo Anglicano ci stupisce ed entusiasma
Ma dalla rete rimbalza ai miei occhi la confortante notizia della conversione di un importante vescovo anglicano in pensione, Michael Nazir-Ali della diocesi di Rochester, in Inghilterra, che in passato fu sul punto di essere nominato arcivescovo di Canterbury, e che è stato ricevuto nella Chiesa cattolica nella festa di San Michele (29 settembre 2021). Molti cattolici ne sono rimasti entusiasti. Altri però hanno accolto negativamente la conversione di Nazir-Ali o hanno mostrato perplessità.
Chi è rimasto male? I sostenitori di quell’ecumenismo irenico, che non bada alla salvezza delle anime, ma al consenso tra le chiese, che è altra cosa. Per loro si tratta di un colpo all’ecumenismo e che sia sbagliato convertirsi. Uomini di Chiesa e fedeli sembrano caduti nell’indifferentismo religioso, che non fu l’inteso del documento conciliare Unitatis redintegratio (Decreto sull’ecumenismo del 21 novembre 1964).
Altri cattolici sono rimasti sinceramente perplessi di fronte alla notizia della conversione, tanto che in rete hanno risposto a questa notizia con commenti del tipo: “Come ci si può convertire a una Chiesa che non cerca conversioni e non sembra credere in sé stessa?”. La Chiesa è in declino e la sua reputazione è a brandelli. Perché mai qualcuno dovrebbe volersi convertire?
Cari fratelli scettici e delusi, se il Signore chiama a salvezza, lo fa attraverso i suoi strumenti straordinari, ma anche attraverso quelli ordinari e questi sono nella Chiesa: Una, Santa, Cattolica, Apostolica, Romana, nonostante i sacerdoti poverelli di questo mondo, diceva con amore San Francesco d’Assisi (dal Testamento, 6-10) e anche attraverso di essi.
Ben venuto a chi vuole credere alla Verità che sussiste tutta intera nella Chiesa Cattolica.