di Anicio Severino.
Credono la Chiesa, senza girarci troppo attorno. Pregano forte affinché la Chiesa pensi alla salvezza dell’uomo, piuttosto che a quella dell’ambiente. La natura che circonda tutti noi si chiamerebbe Creato, non dovrebbe occupare il posto più alto della piramide delle priorità pastorali e dovrebbe essere materia di studio dei climatologi, non degli ecclesiastici, ma pazienza. Loro lo segnalano lo stesso, nonostante l’andazzo. Al centro dell’universo Dio ha posto l’uomo.
Il resto è panteismo. Verità di fede: impossibili da smentire, in quanto assoluti del logico raziocinio. I mezzi sono quelli che sono, ossia le ginocchia che si piegano durante le invocazioni, i rosari stretti tra le mani, le indicazioni di preghiera contenute sui fatti a mano, le croci in legno e la fede scolpita nel petto: niente di tradizionalista, tutto di tradizionale. Ma la speranza dei cinquecento, quelli che si sono presentati in largo Giovanni XXIII nella giornata di ieri, non conosce confini. Anzi sì, alcun li ha presenti: sono i confini dei tanto stigmatizzati Stati nazionali. Quelli che l’intellighenzia vorrebbe far sparire dalle cartine geografiche. E’ sufficiente leggere quello che ci ha lasciato in eredità San Giovanni Paolo II, i suoi testi, per apprendere un concetto basico: lo sradicamento dalla patria, checché ne dicano certe alte sfere ecclesiastiche, non comporta nulla di buono. Conduce dritto al cittadino del mondo, dunque al cittadino del nihil, del nulla annichilito. E allora non deve sembrare uno scandalo che venga invocata la protezione della Madonna: la patria deve essere “custodita”.
E se non lo fa Lei chi lo fa? Inutile girarci intorno, dicevamo. L’essere umano si innesta così nella dottrina, che prescrive il da farsi pure in termini di appartenenza: non è peccato sentirsi parte di una comunità nazionale. Essere cattolici e conservatori neppure lo è. Il Papa polacco, poi Santo, si è impegnato tanto per la salvezza della sua nazione. “Nazione” sì, come “Italia”, che non sarà troppo cool come espressione, ma che è sinonimo di liberalità. Come quella di chi ha rinunciato a un fine settimana di spensieratezza pur di pregare dinanzi la Basilica di San Pietro, macinando chilometri da tutto il Belpaese pur di esserci. Pregare per la Chiesa, che è già salva per antonomasia, ma che ha bisogno di ritrovare la retta via, affermano con convinzione. Libertà di scendere in piazza in difesa di un mondo considerato antico, ma che è tanto attuale quanto indispensabile.
Greta Thunberg non né la madre né una madre della Chiesa cattolica, aggiungono. Non deve diventare neppure una diaconessa ideologica. Non è una teologa, non conosce l’esegesi, non può dire ai cattolici cos’è giusto fare e cosa no. Quali dettami impartire e su quali evitare di insistere: non spetta alla giovane attivista svedese stilare le intenzioni. Inseguire Greta Thunberg o chi per lei è la costola, l’ennesima, di una politicizzazione che va ricusata. Perché questi devono essere i tempi della ricerca del sacro e del recupero della dimensione spirituale, non quelli della staffetta con la liquidità relativista. Ne abbiamo tutti bisogno. Basta stare al mondo per percepirlo. E lo ripetono, a mani giunte, questi quattrocento soldati semplici del cattolicesimo, che combattono contro la reificazione della dottrina. Martin Lutero è scismatico: un’altra verità, un’altra constatazione senza possibilità di appello.
Può Martin Lutero restare saldo in cattedra? No, va esonerato, annotano. Se volessero fare proselitismo, i quattrocento accetterebbero tutto quello che passa il convento. Se fossero “clericalisti”, cercherebbero sponde all’interno dei sacri palazzi, non tra le preghiere della corona. Emma Bonino non è una dei grandi dell’Italia contemporanea, converrete. A meno che non siate fautori di una “cultura dello scarto”, che seleziona aprioristicamente chi ha diritto alla vita e chi forse. Trattasi di uno dei punti sollevati nel manifesto che anticipava l’iniziativa. L’influenza nefasta degli Stati Uniti trumpiani? In largo Giovanni XXIII, la persona geograficamente più vicina agli States viene dal litorale toscano. La semplicità non si declina mediante complottismi. Al massimo prega. Cinquecento sono quelli che sono riusciti ad esserci. Tanti altri hanno partecipato a distanza col cuore acceso di speranza. Si rivedranno, ne siamo certi. Le ginocchia di chi si è prostrato in preghiera fanno fatica a rialzarsi: vorrebbero restare lì, piantate sul terreno, in difesa della Verità e non come un baobab.
Fonte: l’Occidentale