Articolo redatto da Constance Prazel – Delegata generale di Liberté politique, organo francese di informazione online – 12 luglio 2019
Vincent Lambert è morto. È deceduto lunedì 11 luglio alle 8.24. Qualcuno lo ha considerato come una vittima dell’accanimento terapeutico, ma sarebbe più giusto parlare di accanimento mediatico. Si è voluta la sua morte per dare un esempio, pe «far cambiare le mentalità», per «far progredire le nuove linee», e per altre formule di cui si serve regolarmente la cultura di morte per poterci imporre la sua marcia inesorabile verso l’annientamento di ogni rispetto per la vita e per la dignità umana.
Bisogna insistere su questa terribile realtà: c’è stato un progetto sistematico, cosciente e costante, per arrivare alla sua morte. La sua morte non è il frutto di uno sfortunato processo, un incidente, una vita spezzata, un’impotenza della medicina a poterlo salvare. In Francia oggi ci sono più di 1500 cerebrolesi in una situazione simile a quella di Vincent, ma è lui che è stato «scelto» per servire l’agit-prop dei partigiani della morte misericordiosa, dolce nome che i nazional-socialisti davano all’eutanasia. C’è sempre bisogno di «casi speciali» per far avanzare la causa, come successe nel caso alla sfortunata Jean Rose, pseudonimo di Norma McCovery, il cui nome è inseparabilmente legato all’emendamento Roe v. Wade, che permise di aprire la breccia del diritto all’aborto negli Stati Uniti. Ma, affinché il «caso» funzionasse (anche in Francia), era necessaria la complicità del sistema politico e legale che se ne servì, lo indirizzò e lo amplificò. E anche nel caso di Vincent Lambert la sinistra dello Stato macroniano a giocato perfettamente la sua partita.
Ricordiamoci che alla fine di maggio, quando per la prima volta era all’ordine del giorno la sospensione dell’alimentazione e dell’idratazione per Vincent Lambert, il presidente Emmanuel Macron interpretava il ruolo di Ponzio Pilato dichiarando: «come presidente della Repubblica non ho il potere di contrastare una decisione che spetta al giudizio dei medici e che è conforme alle nostre leggi». Il Comitato dell’ONU per i Diritti delle Persone handicappate ordina però la ripresa dell’alimentazione e idratazione per conservare in vita il paziente. Questa ingiunzione di obbedienza è quindi rivolta allo Stato francese, ma Emmanuel Macron se ne lava le mani: lui è al di sopra dell’ONU, e non si ritiene legato alla più alta delle istituzioni internazionali. (Guarda caso: qualche volta anche L’ONU si mette al servizio della vita! Ndt). Ma Agnès Buzyn, la sua ministra per la solidarietà e la sanità ci spiega con calma che la Francia non è tenuta a rispettare quella richiesta, e che non ritiene di smentire quanto già deciso. Poi, alla fine, qualche giorno più tardi, il suo governo, sempre nella persona di Agnèz Buzyn, sceglie di ricorrere al parere della cassazione per esigere nuovamente la morte di Vincent Lambert. Si rimane stupefatti guardando tanto impegno da parte dei poteri pubblici, quando sarebbe stato sufficiente che Vincent fosse accolto in una struttura privata specializzata, in modo che potesse essere accudito dai suoi cari nel silenzio e nel raccoglimento! Un passo decisivo sta per essere perciò compiuto con l’implicazione delle strutture dello Stato, per un delitto.
I media dominanti sono (purtroppo) amici di riferimento (della politica) «nelle ore più buie della nostra storia». Ma, alla fine, dove sono adesso queste ore più buie della nostra storia? Dove sono, quando l’Assemblea nazionale supera il 5% dei suffragi, o quando lo Stato assassino, in buona coscienza, scarta coloro che non corrispondono alla norma, coloro che costano un po’ troppo alla società, coloro che decidono chi ha o non ha diritto di vivere? Gli eredi del III Reich non sono dove si crede che siano. (Sono in mezzo a noi! Ndt).
Fonte: http://www.libertepolitique.com/Actualite/Editorial/Vincent-Lambert-un-meurtre-officiel
Traduzione di Claudio Forti