Editoriale redatto da François Billot de Lochner per Liberté politique – 5 luglio 2019
È ufficiale: Christine Lagarde sarà a capo della Banca Centrale Europea per succedere a Mario Draghi. Due terzi dei francesi applaudono a questa nomina che viene – si dice – a dare ancora una volta un riconoscimento a livello internazionale alla competenza dei nostri funzionari e dignitari. Ciò significa che due francesi su tre hanno la memoria corta.
Qualche commentatore ha cercato di temperare l’entusiasmo generale ricordando che lei non è «né una esperta in politica monetaria, né una specialista di mercati finanziari», come ha osservato La Tribune. È il meno che si possa dire.
Fino ad ora sono stati scelti solo degli attempati governatori di banche centrali. I risultati non sono stati per forza sempre felici, ma tutti avevano tratto profitto dalla loro professione. Per quanto riguarda l’esperienza, oltre al FMI, la Signora Lagarde dovrebbe soprattutto rinviarci ai nostri ricordi recenti per quella che è stata la sua esperienza come Ministro delle Finanze all’epoca di Nicolas Sarkozy, dal 2007 al 2011.
Un piccolo passo indietro si impone. Nel 2012 due giornalisti, Marianne Delattre e Emmanuel Levy, hanno pubblicato un saggio devastante. Un quinquennio a 500 miliardi, per ricordare che sotto la benevolente guida della Lagarde e di Sarkozy la Francia aveva battuto il record di indebitamento mai raggiunto fino allora. Durante quel periodo il debito francese è aumentato da 630 miliardi di euro a 1.150 miliardi, e poi a 1.170 miliardi di euro. Fu presa come comoda spiegazione l’effetto della crisi scoppiata nel 2008, ma era una spiegazione largamente insufficiente. Gli esperti hanno mostrato che la crisi del 2008, abbassando gli incassi e aumentando le spese, avrebbe aumentato il debito di 109 miliardi di euro. Ma il resto, per la civettuola assomma a 520 miliardi, che rimanevano interamente sotto la responsabilità di Sarkozy e del suo brillante ministro. Questo triste bilancio non doveva impedire alla Signora Lagard, dopo la sua nomina al FMI di New York, di fustigare con un certo cipiglio l’indebitamento della Francia e la irresponsabile gestione finanziaria dei suoi dirigenti. Non c’è che dire.
Ma le alte onorificenze per la Lagarde non si fermano qui. Se la sua competenza economico-finanziaria lascia a desiderare, noi non siamo meglio serviti sul piano dei simboli, dell’antropologia e della visione politica. La Signora Lagarde è anche colei attraverso cui la finanza islamica si è installata in Francia, e ha acquisito diritto di cittadinanza, in una concezione totalmente deviata del liberalismo, cara a una parte della destra di governo. Il 3 novembre 2009 lei presiedeva a una grande conferenza a Berçi, il cui tema era: «La finanza islamica: quale opportunità per le imprese francesi?». Al suo fianco lo Sceicco Abdullah Bin Bayyah, vicepresidente dell’Unione internazionale dei savi musulmani, ha iniziato il suo intervento con una preghiera in arabo. Se l’avesse fatta in latino ci saremmo potuti attendere una denuncia di ingerenza integralista e religiosa nell’ambito pubblico. Giunta al FMI, Christine Lagarde reiterava le sue dichiarazioni in favore di una Francia ispirata dalla sharia, come «fattore di stabilità». (sic).
Ecco dunque il personaggio al quale l’Unione Europea sta affidando il pesante incarico di vegliare sulle politiche monetarie. C’è motivo per essere abbastanza inquieti, quando né le competenze e nemmeno il programma politico sono in sintonia.
François Billot de Lochner
Fonte: http://www.libertepolitique.com/Actualite/Editorial/Au-secours-Lagarde-revient
Traduzione di Claudio Forti