Il piccolo Alfie: ovvero quando “medici e “giuristi” si ritengono padroni assoluti della vita altrui e hanno la temerarietà di emettere sentenze di morte inappellabili

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di Franco Visintainer medico-chirurgo
 
 La recente vicenda di Alfie Evans e della sua famiglia ha svelato un aspetto quanto mai sinistro delle nostre colte società dell’occidente: un mondo il nostro, dove una giurisprudenza completamente svuotata di contenuti etici si è fatta complice di una medicina, che ha voltato le spalle al suo compito originale: quello  di farsi carico e proteggere ogni vita dal concepimento alla morte naturale.  
Voglio dire da medico, oltre che da cittadino, che tutto questo si configura come un vero tradimento degli stessi principi di Ippocrate, che poneva come imprescindibile il “primum non nocere“.

 Egli mai avrebbe cinicamente confuso un dato preciso come l’accanimento terapeutico con tutt’altro, vale a dire il sostegno vitale di base, cioè assistenza respiratoria, nutrizione e idratazione, cioè quanto è dovuto a ogni paziente per sopravvivere. Questo si dovrebbe chiamare accudimento,altro che accanimento! Chiunque ha un minimo di esperienza di cura dei malati lo può da solo constatare. 
Per inciso, la Gran Bretagna fa ancora parte del mondo civile? 
Alfie, in assenza di  una diagnosi definita, è stato misericordiosamente assassinato, con un’operazione che ha visto l’abbandono di ogni sostegno vitale oltre che terapeutico, lasciandolo tra l’altro privo di nutrizione per oltre 62 ore. Sono stati calpestati in tutti i modi i diritti di paternità e maternità dei due genitori, oltre che i canoni elementari della Medicina. Non si può che provare angoscia e vergogna. 
In tanto buio però non mancano alcune luci: parlo del valore immenso di due eroici  anche se giovanissimi genitori, pur sottoposti a una pressione enorme. E parlo,stavolta con orgoglio, di come il nostro Paese e due nostri Ospedali d’eccellenza si sono  comportati, cioè con coraggio e con generosità ammirevoli. Parlo di tantissimi che con umiltà e in silenzio si sono raccolti in preghiera affidando all’Onnipotente questa piccola indomita vita .
Che questa tristissima vicenda possa aprirci gli occhi e il cuore. Non vorremmo mai veder ripetersi per qualcuno dei nostri cari un verdetto di morte analogo, emesso “pietosamente” in spregio all’universale  principio che ogni persona ha una vita  il cui valore è immenso e irripetibile, per quanto essa  appaia piccola e fragile.
 
 
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Autore: Libertà e Persona

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