” “Mosè stese la sua mano sopra il mare e il Signore sospinse il mare con un forte vento dell’est tutta la notte e mise a secco il mare”. Andò proprio così, come narra la Bibbia nel Libro dell’Esodo (14: 21). Se fu il Signore a separare le acque permettendo la fuga degli ebrei dall’Egitto, o si trattò semplicemente di Madre Natura, resta da stabilire. Ma certo è che un forte vento avrebbe potuto effettivamente creare per qualche tempo un corridoio in mezzo al mare per il popolo eletto. Dopodiché, caduto il vento, le onde si sarebbero richiuse, e così si spiega perché l’esercito inviato dal Faraone fu sommerso e dovette rinunciare all’inseguimento”: comincia così un articolo apparso su Repubblica, nella pagina dedicata alla scienza, del 23 settembre 2010, descrivendo i risultati di uno studio basato su 14 simulazioni al computer, condotto dallo Us National Centre for Atmosphere Research e dall’università del Colorado.
Nello studio si afferma “che un vento con una velocità di 100 chilometri orari, che spirasse per almeno dodici ore, avrebbe potuto creare un ponte di terra lungo 5 chilometri e largo 3 per all’incirca quattro ore“.
Sono passati 7 anni esatti e qualche mese fa l’uragano Irma ha mostrato davvero, ben più di ogni simulazione al computer, che l’apertura dell’oceano è possibile. L’11 settembre 2017 La stampa titolava: “Uragano Irma, l’oceano si ritira e i lamantini rimangono spiaggiati. Corsa per salvarli“. L’articolo cominciava così: “Stanno facendo il giro del mondo le immagini surreali dell’oceano che si è ritirato di fronte alle coste della Florida. La forza dell’uragano Irma e la sua bassa pressione risucchia al centro dell’uragano tutta l’acqua. Dove prima c’erano le onde, ora c’è una distesa di sabbia, vegetazione e fango”. Askanews dello stesso giorno mostrava un video del fenomeno, così commentato: “L’oceano si ritira e lascia il posto ad alghe e fango, stanno facendo il giro del mondo le immagini surreali della eccezionale bassa marea sulle coste della Florida dovuta al passaggio di Irma. La forza dell’uragano e la bassa pressione hanno risucchiato al centro dell’uragano tutta l’acqua provocando l’insolito fenomeno, che solitamente si ha con l’arrivo di uno tsunami“.
Ma torniamo alle vicende bibliche: il Mar Rosso si apre e il popolo ebraico riesce a fuggire e a salvarsi. La storia è sempre stata presentata come un miracolo, finchè nel Settecento illustri miscredenti come Voltaire hanno messo in dubbio l’intera vicenda, ridicolizzandola.
E oggi, dopo i recenti fatti? Lo scettico, che magari ha dubitato sino a poco fa del fatto storico in sè, potrebbero dire: “sì, sarà pure avvenuto, come un intero popolo racconta, ma per una semplice legge di natura; basta la scienza a spiegare tutto”.
Il credente potrebbe replicare: “per prima cosa abbiamo visto che il fatto può essere perfettamente storico, e questo non è poco; in secondo luogo, rimango dell’idea che l’apertura dell’Oceano nel momento preciso in cui gli Ebrei fuggivano e gli egiziani inseguivano, non sia casuale; per concludere, dire che la scienza basta a spiegare tutto è un po’ semplicistico, visto che la scienza umana scopre e comprende, in minima parte, le leggi della natura, ma non le inventa e non le crea: da dove allora quelle leggi di natura chiamate in causa per spiegare ogni cosa, quasi non richiedessero, esse stesse, una spiegazione?”.
Detto questo, è opportuno soffermarci brevemente sul concetto di miracolo.
Andrebbero ricordate, preliminarmente, alcune cose.
La prima: il miracolo è sempre stato considerato un segno, quasi un suggerimento più forte del solito, dato da Dio, ma senza forzare la libertà umana. Per questo di fronte ai miracoli c’è sempre chi crede e chi continua a non credere. L’ “ambiguità” presente in molti miracoli rispetta la libertà dell’uomo, lo mette in gioco, non all’angolo.
La seconda cosa da ricordare: nella tradizione biblica prima e cristiana poi, il miracolo esiste proprio perchè esistono le leggi naturali. Sarebbe agevole dimostrare, alla luce della storia, della filosofia e della teologia, che il popolo ebraico, lo stesso che vide il Mar Rosso che si apriva, era l’unico popolo tra quelli antichi a condannare con forza magia, astrologia, superstizione… proprio perchè concepiva la natura come creata da Dio e sottomessa a Lui e alle sue leggi, non al capriccio di divinità naturali ed elementali. In altre parole, mentre persino i Greci credevano al forcone del dio Poseidone, che arrabbiandosi generava tempeste e maremoti, gli Ebrei non professavano nessuna fede in divinità marine autrici, secondo il loro capriccioso e cangiante volere, di prodigi. Per questo, anche nella teologia cattolica, come scriveva già sant’Agostino, nel IV secolo, “il corso ordinario della natura presa nel suo insieme ha le sue determinate leggi naturali“ (La Genesi alla lettera, IX, 17, 32).
Fatte queste due premesse, rimane da vedere come si possa conciliare il Mar Rosso aperto dai venti al momento giusto (ma in un modo scientificamente comprensibile), con il concetto di miracolo: per farlo, lascio la parola a Stanley L. Jaki, sacerdote, fisico e teologo cattolico ungherese, morto nel 2009: “Essendo il creatore tanto dell’ordine naturale che di quello soprannaturale, Dio nel compiere un miracolo, terrà in considerazione, per quanto possibile, l’ordine naturale. Quindi, sebbene un miracolo, in linea di principio, spezzi il flusso naturale degli eventi, non sarà per questo una presa in giro della natura. Il principio teologico cristiano secondo cui la grazia non intende distruggere la natura, ma perfezionarla, regola anche i miracoli. Ecco perchè tutti i più grandi miracoli biblici, specie i ‘grandi atti’ di Dio nell’Antico Testamento, o i suoi interventi su vasta scala nella natura, sono sempre stati altrettanti potenziamenti (sottilmente miracolosi, certo) di forze naturali o condizioni già presenti”.
In nessuno di questi “grandi atti”, come in tutti i “piccoli atti”, conclude Jaki, Dio non ha lasciato “la sua forma sulla sabbia, o sulla roccia, e neppure sulle acque. Per tutti vale l’osservazione nel Salmo 77 riguardo alla traversata del mar Rosso: sebbene nessuno vedesse le impronte dei piedi del Signore, Egli stesso passava con loro” (S. Jaki, Bibbia e scienza, Fede & Cultura, Verona, 2015).
Per aprofondire: http://www.dominusproduction.com/editoria/item/gli-scienziati-davanti-al-mistero-del-cosmoe-dell-uomo-jpg.html