Accolta dai difensori di Begoglio come un autogol, la “correctio filialis”, promossa da 40 firmatari (professori accademici, teologi, esperti e sacerdoti) sta vedendo, invece, aumentare adesioni di giorno in giorno. I commenti a caldo della “contraerea bergogliana” avevano bollato la correzione con un “molto rumore per nulla”, alludendo alla (secondo loro!) poca notorietà (!) dei professori e dei teologi e al numero esiguo di firme. Va detto che i promotori hanno limitato l’accesso alla sottoscrizione solo a figure che rappresentassero un certo livello teologico e accademico. Non va sottovalutato anche il fatto che i firmatari rappresentano anche altri che però non hanno la necessaria libertà di parlare.
Indirizzata al Papa l’11 agosto del 2017 e resa pubblica il 24 settembre scorso, nella lettera, composta di 25 pagine, si dichiara che il papa, mediante la sua Esortazione Apostolica “Amoris laetitia” e mediante altre parole, atti e omissioni ad essa collegate, ha sostenuto 7 posizioni eretiche, riguardanti il matrimonio, la vita morale e la recezione dei sacramenti, e ha causato la diffusione di queste opinioni eretiche nella Chiesa Cattolica. Nonostante, dunque, i noti “pompieri” abbiano cercato di smorzare l’impatto della correctio ridimensionandola con toni derisori al limite del sopportabile, questa ha visto quintuplicare nel giro di pochi giorni le firme di adesione.
A tutt’oggi i firmatari sono arrivati a 216, più di cinque volte tanto, e annoverano tra gli ultimi arrivati la prestigiosa firma del matematico, fisico e teologo italiano Don Alberto Strumia, che a Il Giornale ha dichiarato: “ho ritenuto doveroso farlo, pur non avendo mai immaginato prima di ora che si sarebbe dovuti arrivare ad una decisione così estrema e dolorosa. Osare di indirizzare una correzione dottrinale al Papa lo si può e lo si deve fare solo quando è in pericolo la verità della fede e quindi la salvezza degli appartenenti al popolo di Dio”. Ragioni che si presentano sulla stessa linea del teologo mons. Antonio Livi che ha bene riassunto i suoi motivi dell’adesione in una lettera pubblicata su La Nuova Bussola Quotidiana (http://www.lanuovabq.it/it/correzione-al-papa-la-verita-che-i-lettori-meritano) .
Parallelamente alla correzione di teologi ed esperti è partita un’altra adesione fatta di semplici fedeli, promossa circa una settimana fa e già arrivata a 12.276 firme. Anche qui vale al pena di ricordare che, nonostante il popolo dei fedeli sia di gran lunga più numeroso, tanti sono i firmatari che non hanno “libertà” di firmare, come tante sono le persone che per motivi vari vivono una situazione nella quale non possono essere al corrente delle profonde implicazioni teologiche, dottrinali e pastorali nuove emerse dopo la pubblicazione di Amoris Letitia. Dopo i “dubia” ora anche la “correzione filiale” sembra un fuoco non destinato a spegnersi così presto come vorrebbero alcuni. Certo, per usare le parole di Don Alberto Strumia, “il realismo dinanzi agli accadimenti non mi fa illudere che la correzione verrà presa seriamente in considerazione, dal momento che neppure i dubia sollevati da quattro Cardinali hanno ricevuto finora risposta, ma se siamo in tanti a sollecitare il chiarimento c’è una maggiore possibilità anche a causa della visibilità pubblica favorita dalla mediaticità dei nostri giorni. Sono in molti, nella Chiesa, a sentirsi soffocati da un clima negativo nel quale l’abuso del potere viene non di rado a sostituire l’autorevolezza”.