Sta destando molto scalpore il libretto di Josè Mario Bergoglio, Imparare ad imparare. Riflessioni sui temi dell’educazione, con prefazione del ministro Valeria Fedeli.
I motivi sono molteplici e riguardano, anzitutto, la sempre crescente commistione tra Chiesa e politica.
Siamo stati abituati ad una Chiesa che, all’epoca di Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, interveniva molto di rado nelle questioni nazionali, attentissima a non apparire schierata con un partito o un’area politica. Certamente la Chiesa non rinunciava a dire la sua sulle questioni essenziali, i cosidetti principi non negoziabili e la dottrina sociale della Chiesa, ma sempre evitando che il suo scendere in campo fosse equivocabile e fazioso. All’epoca del Family day del 2007, per fare un esempio noto, la Chiesa italiana si trovò in disaccordo con un governo guidato da cattolici come Romano Prodi e Rosi Bindi sul tema dei Dico, cioè della famiglia. L’allora presidente della Cei, cardinal Camillo Ruini, propose alla guida del Family day due persone di estrazione diversa, Eugenia Roccella, di centro destra e Savino Pezzotta, sindacalista e uomo di centro sinistra, con il mandato, ad entrambi, di mettere al centro solo e soltanto la singola questione di una legge sulla famiglia. E così fu.
Ma con l’elezione di Bergoglio è cambiato tutto: il nuovo pontefice si è subito schierato a sinistra, rendendo pubblici i suoi rapporti con Eugenio Scalfari, Emma Bonino, Marco Pannella, Andrea Orlando… sino all’incontro privato, recentemente con il premier Gentiloni sulla questione immigrazione. Alla segreteria della Cei ha imposto monsignor Nunzio Galantino, di cui non si possono non ricordare le principali frequentazioni politiche, tutte al femminile: Maria Elena Boschi, Monica Cirinnà, Laura Boldrini ed Emma Bonino. Di qui il silenzio assoluto della gerarchia cattolica in occasione della legge Cirinnà, delle proposte di legge di marca PD su gender nelle scuole, testamento biologico ed eutanasia, liberalizzazione delle droghe, e i continui interventi, invece, in appoggio al governo, sul tema dell’immigrazione.
Il libretto di cui si diceva, dunque, desta scalpore, ma solo in chi non si sia accorto di quanto sta avvenendo ormai, appunto, da 5 anni a questa parte. Valeria Fedeli rappresenta per il mondo del Family day la sorella gemella di Monica Cirinnà: stessa provenienza ideologica, stessa concezione della famiglia, con, in più, un impegno costante per l’introduzione del gender nelle scuole.
E allora come mai un libro di un papa, con la prefazione di una personalità di partito, così avversa alla dottrina della Chiesa su vita e famiglia? Perchè Bergoglio non ne vuole più sapere dei principi non negoziabili, e non ritiene affatto che la difesa della famiglia sia una priorità; perchè il patto con Repubblica e con i grandi giornali, come la Stampa, attraverso il giornalista Andrea Tornielli, è ormai un patto d’acciaio; perchè il ministro Fedeli, nel giugno scorso, ha fatto un grosso piacere a Bergoglio firmando un accordo con le controverse Scholas Occurrentes, a lui vicine…
Ma non è tutto qui. Alcuni hanno notato che la casa editrice che ha editato il libretto è la Marcianum press, nata nel 2005 sui iniziativa del cardinal Angelo Scola e quindi oggi nelle mani del patriarca di Venezia, Francesco Moraglia.
“Ma Lei si ricorda chi è Francesco Moraglia?”, confida un prelato romano interrogato sulla stranezza? Rispondo che per chi segue un po’ le vicende ecclesiastiche, Moraglia è un nome noto. Sì perchè si tratta dell’ultima nomina di Benedetto XVI, che lo spostà dalla diocesi di La Spezia a quella di Venezia, dietro suggerimento e segnalazione del cardinali Giacomo Biffi, il predecessore di Carlo Caffarra a Bologna. Giacomo Biffi, per intenderci, è stato uno dei grandi elettori di Benedetto XVI, ed è colui che ha sempre messo in guardia la Chiesa dall’immigrazione islamica, dall’ecumensimo relativista, rilanciando in innumerevoli occasioni il famoso testo di Vladimir Sergeevic Solovev “I tre dialoghi e il racconto dell’Anticristo”.
L’Anticristo, spiegava Biffi rifacendosi allo scrittore russo, sarà “l’emblema della religiosità confusa ed ambigua del tempo che oggi stiamo vivendo”, e imporrà un cristianesimo delle “aperture“, del “dialogo“, senza più Cristo; e non sarà un uomo all’apparenza cattivo, ma anzi, un filantropo, ecologista, pacifista ed ecumenista.
Ebbene, tornando al libretto e al suo editore, come è possibile che il patriarca di Venezia, biffiano e ratzingeriano sino a ieri, promuova oggi un libretto in cui stanno insieme il diavolo e l’acqua santa?
I maligni – che non mancano sia nella diocesi di La Spezia, da cui Moraglia proviene, e che ricordano la sua vicinanza ai pro family e ai pro life, ai sostenitori della messa in latino, a monsignor Mario Oliveri, ai Frati Francescani dell’Immacolata, rasi al suolo dalla misericordia di Francesco, ma neppure a Venezia-, fanno notare che il patriarca è senza porpora: non è stato nominato cardinale, da Bergoglio, nonostante la sue sede sia per consuetudine antica sede di cardinali, spesso saliti poi sino al soglio pontificio. Così, secondo i resoconti di molti, il patriarca si starebbe smarcando sempre più dal suo passato; fa di tutto per far dimenticare a chi deve la sua nomina e per presentarsi come un accanito bergogliano. A costo di scatenare, in chi lo conosce, una domanda: possibile che faccia tutto ciò per ricevere la porpora?.
La notazione non è peregrina, anche perchè al libretto citato, uscito nelle librerie il 28 settembre, si possono aggiungere i numerosi interventi di Moraglia pro immigrazione (tutti databili dall’epoca di Bergoglio), e il suo annuncio fragoroso, di soli venti giorni fa: “Francesco verrà a Venezia“. I bene informati dicono che Moraglia abbia fatto di tutto per portare Bergoglio nella sua città (non si sa mai che la frequentazione assidua porti la porpora?), portando avanti la trattativa in assoluta riservatezza, anche rispetto ai confratelli, in qualità di presidente della Conferenza episcopale Triveneto. Tuttavia non è detto che, se è vero che Moraglia spira alla porpora, la sua strategia sia vincente. Francesco infatti ascolta pasdaran come Bruno Forte, Antonio Spadaro, Monsignor Dario Edoardo Viganò che certamente ricevono da lui ampli poteri, ma non il titolo vescovile o la porpora. Forse Moraglia farebbe bene a rassegnarsi, e a smettere di pensare alla carriera, che deve tutta ad un mondo che ormai, nella Chiesa, sembra azzerato….
FONTE: La verità, 30 settembre 2017
Postilla: il libro di Bergoglio prefato dalla principale sostenitrice del gender nella scuola italiana non è evidentemente un caso, ma si sposa perfettamente con l’assoluto disinteresse di Bergoglio per i due Family day (neppure un saluto o un cenno), con il silenzio sui progetti di legge e sulla Cirinnà, e con altre sue inziative anomale, come la lettera di plauso alla principale autrice di testi gender http://www.huffingtonpost.it/2015/08/28/pardi-lettera-papa_n_8053218.html