È Stoccolma la prima capitale europea dove si impone la sharia
La polizia svedese ha chiesto aiuto per 62 zone della città che non riesce a controllare, perché in esse si applica la legge islamica.
di George Chaya – 28 giugno 2017
La popolazione musulmana è ormai dominante in numerosi quartieri si Stoccolma, nei quali è applicata la sharia. La Svezia sta per essere destabilizzata dall’immigrazione di rifugiati musulmani. La polizia chiede aiuto, ma è solo questione di tempo perché il paese abbia bisogno di un intervento dei militari,
in modo che sia evitata una catastrofe umanitaria.
Una relazione del governo svedese, pubblicata dal giornale Sharq al-Awsat, informa che il numero di aree di Stoccolma, denominate “zone di alta pericolosità”, a causa della applicazione aperta della sharia, nel primo semestre del 2017 è arrivata a 62, dalle 55 censite nel dicembre 2016. L’aumento non interessa solo il numero dei cittadini islamici, ma anche la grandezza delle aree geografiche.
Dan Elisson , commissario della Polizia Nazionale Svedese, parlando recentemente alla televisione, ha chiesto collaborazione. “Aiutateci”, ha detto, rendendo noto il fatto che ormai le forze della polizia non sono in grado di entrare in quelle aree per difendere la legge svedese. Per questo motivo chiede l’appoggio di tutti i poteri dello Stato.
Un esperto nell’investigazione sui paesi destabilizzati, vincitore nel 2011 dell’Ordine di Svezia della Medaglia dei Serafini, Johan Patrick Engallau, che ha collaborato con organismi sopranazionali come le Nazioni Unite e varie ONG europee, in materia di immigrazione e rifugiati, ha denunciato – attraverso la Carta della Commissione di Sicurezza Migratoria dell’Unione Europea -, la gravità della situazione della Svezia. “Temo che possiamo essere alla fine della Svezia come società organizzata, decente e egualitaria, come l’abbiamo conosciuta fino ad ora. Non mi sorprenderei se si scatenasse un conflitto, una possibile guerra civile. “Purtroppo in alcuni luoghi del paese la guerra civile è probabilmente cominciata, anche se si ha l’impressione che ancora il governo non se ne sia reso conto”, dice Engellau.
Il canale televisivo 10 News ha recentemente comunicato che la Svezia ha perduto grandi aree per mano di gruppi religiosi armati, definiti come milizie islamiche. Il capo della polizia di Stoccolma, Lars Alversjo, ha dichiarato che “si sono raggiunti livelli di violenza precedentemente mai visti nel paese, e in varie zone di Stoccolma ormai fuori del controllo dello Stato”. Osservando anche come “il sistema giuridico, colonna principale di ogni sistema democratico, in Svezia stia crollando.
Magnus Ranstorp, professore e investigatore sul terrorismo e la radicalizzazione islamica, membro del Collegio Nazionale della Difesa Svedese, ha dichiarato in televisione che “nelle zone più pericolose della capitale, gruppi radicalizzati appartenenti alla comunità islamica, hanno preso il potere nelle strade e stanno introducendo la loro legge. In quelle aree il senso della giustizia e della pace si vede minacciato dal fatto che si ha l’impressione che il potere della polizia si sta sgretolando, e tutto ciò è cominciato all’inizio di quest’anno. Stoccolma e tutta la Svezia si trovano in una situazione disperante”, conclude Ranstorp.
Il Servizio Svedese di Sicurezza (Sakerhetspolisen), ha reso noto che nel paese si stanno “infiltrando centinaia di islamici che condividono l’ideologia dello Stato Islamico (ISIS nella sua sigla inglese)”, e in molti luoghi i funzionari pubblici richiedono la scorta della polizia durante gli spostamenti dai loro uffici. Il servizio di sicurezza ha comunicato che “lo scorso anno almeno 15.042 donne svedesi hanno subito violenza sessuale in zone della capitale riconosciute dalle autorità come grandi aree sottoposte alla sharia (legge islamica)”.
Le parole che le autorità svedesi e i mezzi di comunicazione utilizzano per “le zone proibite ai non musulmani”, l’accesso alle quali è sconsigliato ai cittadini è Utenforskap, che significa “aree proibite”. In quelle aree la legge svedese è stata rimpiazzata con un miscuglio di leggi di varie bande di immigrati e da un codice islamico conosciuto come sharia. Le bande armate musulmane e l’islamismo radicale sta sgretolando la democrazia svedese, ha sostenuto in un comunicato il Servizio di Sicurezza Nazionale.
L’unico motivo per cui in Stoccolma – la capitale di un paese un tempo pacifico e sicuro – non si è ancora prodotto un conflitto armato su larga scala, probabilmente è dovuto al fatto che la l’alleanza socialdemocratica-ecologista che governa ora in Svezia, finge di ignorare la gravità della situazione, e non mette perciò in atto nessuna reale resistenza contro l’islamismo, afferma ancora Magnus Ranstorp.
Anche se il Governo Svedese dice di voler affrontare queste bande islamiche, la Svezia non avrebbe la forza necessaria per capovolgere la situazione. La sua sicurezza e le sue forze di polizia sono diminuite. Il 70% degli agenti di polizia del paese stanno considerando l’idea di lasciare il loro incarico, il che è un chiaro segno di quanto siano demotivate. In questo paese, tradizionalmente pacifista, i militari sono ridotti quasi a nulla, inoltre non vi è sufficiente denaro per risolvere la situazione, dice ancora Engellau, che aggiunge: “Sembra che il Governo non si renda conto diaver perduto il controllo della situazione. C’è un punto oltre il quale non è possibile ottenere uno sviluppo della situazione”. E conclude dicendo: “Non so se la Svezia è giunta a a questo punto a causa delle immigrazioni incontrollate, ma ho il timore di essere di fronte a un momento di tragico sgretolamento. Il momento è talmente grave che, anche se prendessimo delle chiare e forti azioni, come la chiusura ad ogni migrazione e alla politica del multiculturalismo, non so se saremmo in tempo a salvare la Svezia”.
Quello che è certo è che la élite politica svedese è molto lontana dal mettere in atto azioni decisive, dato che non ha nemmeno cominciato a parlare apertamente di questi problemi. Comunque il paese necessiterà presto di un aiuto internazionale. La richiesta di aiuto da parte capo della polizia, Dan Eliasson si è rivolta solamente al potere politico interno alla Svezia, anche se si avvicina il tempo in cui la comunità internazionale dovrà intervenire, se vuole evitare una catastrofe sociale, civile e umanitaria, conclude Engellau.
(Povera Europa! Non solo la Grecia quindi, ma anche l’ex “paradiso” svedese. “Povera Europa – sembra dirci ancora San Giovanni Paolo II, che ne hai fatto del tuo battesimo?”. Ndt)
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