Parafrasando la nota frase erroneamente attribuita a Galilei possiamo affermare che “qualcosa si muove”. Dopo la polemica in merito ai “dubia” posti da quattro cardinali su alcuni punti cruciali di “Amoris Lateitia”, in un’intervista al “Timone”, il card. Müller risponde quale Prefetto della Congregazione della Dottrina della Fede, dando ragione a quanti chiedevano a gran voce quale fosse l’interpretazione autentica del documento pontificio. D’altronde quello della giusta interpretazione della Scrittura e dei documenti è compito primario della Chiesa Cattolica, laddove si presentino punti dubbi, zone d’ombra, passi di non facile comprensione. E vista la divisione in seno alla Chiesa nata dopo l’uscita dell’enciclica, a chiusura del doppio Sinodo sulla famiglia, le parole del card. Müller appaiono più che necessarie.
Ma occorre dare anche a “Cesare quello che è di Cesare”. Da tempo ormai il mondo laico, con alcuni suoi esponenti autorevoli, chiede maggiore chiarezza nel Magistero della Chiesa, a fronte di parole, posizioni e insegnamenti di Papa Francesco che oggettivamente hanno generato in molti confusione e perplessità. Tra le voci critiche si schiera da circa tre anni il giornalista e scrittore Antonio Socci il quale, con argomenti validi ma con modi non sempre condivisi dal popolo cattolico, ha chiesto e chiede al Pontefice chiarimenti sulle sue parole, sui suoi gesti, ma soprattutto sul rapporto di continuità con la Tradizione viva della Chiesa.
Va detto che Socci, con il passare del tempo e “tenendo la linea”, ha visto convergere sulle sue posizioni anche gran parte di quel mondo laico che, inizialmente schierato in difesa del papa senza se e senza ma lo aveva attaccato aspramente. Anche il vaticanista dell’Espresso, Sandro Magister e della Stampa, Marco Tosatti, insieme al portale La Nuova Bussola Quotidiana e alla rivista Il Timone, hanno influito nel tenere aperte alcune questioni che certi “gendarmi del papato” volevano nascondere sotto il tappeto.
D’altronde non è la prima volta che succede nella storia, ovvero che proprio dal mondo laico arrivi la spinta verso un rinnovamento della Chiesa. In questo caso il mondo culturale laico sembra aver fatto da apripista (pagando spesso di persona!) nella richiesta di quel doveroso chiarimento che i pastori della Chiesa sono tenuti a dare.
I “dubia” sollevati dai quattro cardinali, le importanti interviste di Caffarra e Müller confermano che parte di queste polemiche non sono state vane: che non si può interpretare in maniera ambigua un elemento così centrale della fede, quale quello riguardante la ricezione dei Sacramenti! “La Amoris Latetitia – sostiene Müller – va interpretata alla luce di tutta la dottrina della Chiesa”. Per il Prefetto è dovere della Chiesa aiutare le persone che vivono una situazione non in sintonia con i principi morali e sacramentali della Chiesa, ma ciò deve essere fatto senza sconti e soprattutto senza giustificarne la posizione. “Il compito di sacerdoti e vescovi – rimarca il cardinale tedesco nell’intervista – non è quello di creare confusione, ma quello di fare chiarezza”. In sintesi, si all’aiuto alle coppie “irregolari” ma senza Comunione Sacramentale, perché rinnegherebbe gli insegnamenti vincolanti di Giovanni Paolo II della “Familiaris Consortio” e dell’enciclica “Veritatis Splendor”. Sulla scia, dunque, del Vaticano II i laici sembrano aver risposto a quella chiamata di aiuto verso i pastori, che grazie a anche loro “possono giudicare con più chiarezza e opportunità sia in cose spirituali che temporali; e così tutta la Chiesa, forte di tutti i suoi membri, compie con maggiore efficacia la sua missione per la vita del mondo” (Lumen Gentium, 37).