La storia della settimana – da Actuall di HazteOir – Giornale spagnolo di informazione online – 24 dicembre 2016
Buon giorno, amico!
In questo tempo natalizio esce in Spagna il film “Silenzio” di Martin Scorsese, che parla della persecuzione dei Gesuiti in Giappone nel XVII secolo. Una storia terribile, nella quale non mancano le apostasie, e che prende il titolo dal romanzo con lo stesso titolo, scritta da Susaku Endu, un giapponese convertito al cristianesimo.
Il film e il romanzo si ispirano a fatti reali. I signori feudali del Giappone volevano distruggere il seme cristiano, seminato 100 anni prima da San Francesco Saverio, e fecondato da Paolo Miki e dai suoi amici autoctoni, martirizzati assieme a lui. A quel tempo i gesuiti erano i primi evangelizzatori. Molti a quel tempo erano di fronte a un grave dilemma: o apostati dalla fede o uccidiamo i tuoi parrocchiani.
Non è facile essere cristiano quando hai una sciabola di Samurai sopra la tua testa, o quando devi nasconderti per praticare la tua fede. Succedeva anche nell’antica Roma, così come nel Giappone descritto sullo schermo da Scorsese. E succede anche nel nostro XXI secolo in Siria, Iraq, Egitto, Nigeria, sotto la costante minaccia dello jihadismo.
Non si parla invece della gigantesca catacomba dove 12 milioni di cattolici cercano di rimanere fedeli a Cristo in mezzo alla ferrea dittatura cinese. I fedeli clandestini di Shanghai ci ricordano i cristiani nascosti nel Giappone del XVII secolo. Anch’essi hanno vescovi e sacerdoti incarcerati e torturati o sottomessi a una fortissima pressione perché aderiscano all’Associazione Patriottica, che è una falsa Chiesa Cattolica, controllata dal Partito Comunista. Anche tra di loro ci sono dei martiri, dei quali però, nessuno parla. E ci sono anche fedeli che devono camminare per ore per poter giungere alla casa in cui si celebra la messa clandestina, a cui possono accedere solo con un contrassegno, in modo che le autorità non mettano in carcere i responsabili.
Non parliamo per sentito dire, ma come testimoni dei fatti. Ve lo raccontiamo attraverso il reportage della nostra Cristina Lanzarote, che ha vissuto per alcuni mesi a Shanghai, conoscendo di prima mano diverse storie appassionanti, come quella di Padre Feng, di 84 anni, che è stato per 15 anni fra le grate delle carceri maoiste e che ora celebra tutti i giorni una messa clandestina.
Ti consigliamo vivamente la lettura del romanzo di Susaku Endo, “Silenzio”, dura però allo stesso tempo bellissima, che ci fa pensare. Non si tratta di un passatempo banale, ma che riesce a catturare l’attenzione del lettore, tanto che quando giunge all’ultima pagina, egli non è più lo stesso di quando era all’inizio.
Ti raccomando anche il reportage testimonianza di Cristina Lanzarote per capire come molti cristiani celebrano questo tempo di Natale in situazioni difficili, in “Betlemme” clandestine e in luoghi tanto umili e apparentemente insignificanti come un Presepio.
Buon Natale e Felice Anno Nuovo assieme ai tuoi familiari, caro lettore di Actuall!
Alfonso Basallo e la redazione di Actuall
Essere cristiani sotto le grinfie del dragone comunista. Così sono le messe clandestine in Cina.
Quasi nessuno parla dei 12 milioni di cattolici che si trascinano nelle carceri e della loro morte per aver testimoniato la loro fede. Vivono nella gigantesca catacomba, che è la Cina. Una reporter di Actuall ci racconta come sono le messe clandestine a Shanghai, la città in cui ha vissuto alcuni mesi.
Di Cristina Lanzarote
Ho vissuto a Shanghai, la cosiddetta perla dell’Oriente, una città colossale di 18milioni di abitanti, in cui il cittadino è come un granellino di sabbia in mezzo al deserto, che cammina come un automa trovandosi davanti a una tribuna che cambia a una velocità vertiginosa.
In Cina Dio non esiste. Lì milioni di anime vagano cercando un senso per la loro vita. E se esiste? Questo non importa, perché il solo cercarlo è in pratica un delitto.
(Riprendo la mia traduzione il 28 dicembre, giorno in cui la Chiesa ricorda i Santi Innocenti: i bimbi di Betlemme fatti uccidere da Erode nella speranza di eliminare il Messia, il futuro Re di Israele, per lui scomodo concorrente. Da qui si vede come fin dall’inizio della vita di Gesù si avveri la profezia di Giovanni: “Le tenebre – rappresentate dai, ricchi dai potenti, da coloro che credono di essere intelligenti, dai dominatori di questo mondo – non riescono a vedere e accogliere questa splendida Luce”. Per questo uccidono, emarginano e torturano gli umili, che hanno – secondo loro – il torto di accoglierla come verità che dà un senso alla loro vita. Anche nel nostro Occidente, che si crede più intelligente, c’è una nuova “strage degli innocenti” nei milioni di bambini uccisi ancor nel seno delle loro madri, col permesso delle leggi degli stati. Anche la Cina paga ora lo scotto dell’imposizione del figlio unico, che ha causato la morte di milioni di piccoli concepiti e un enorme divario tra i maschi e le femmine, che sono molto meno. Ndt).
Non ho provato su di me la persecuzione vicina, o meglio, non ho sentito l’oppressione della persecuzione, ma ho saputo che cosa vuol dire sentirsi come un delinquente per il semplice fatto di voler esser libero. Sono cattolica, e la facilità e libertà con cui posso assistere alla messa era per me qualcosa di naturale. Per questo la mia esperienza a Shanghai è stata una avventura. Se volevo seguire Dio, dovevo farlo in forma clandestina.
In Cina il diritto all’espressione religiosa non è dell’individuo, ma appartiene allo Stato, e questo diritto è concesso solamente a coloro che sono registrati nella Chiesa Patriottica dei Cattolici Cinesi, quale strumento del Partito Comunista per gestire il controllo della Chiesa Cattolica. L’appartenenza ad essa è volontaria, però in pratica chi non la accetta è considerato un cittadino illegale.
Nella città di Shanghai viene celebrata ufficialmente ogni giorno, alle 7 del mattino, una sola messa cattolica, e un’altra in inglese ogni domenica alle 12 nella cattedrale, e tutto ciò in una città con 18milioni di abitanti.
Se qualcuno suona il campanello di Isabel, lei apre la porta sconfortata, mentre finge di augurare educatamente la buona sera, chiedendovi di che cosa avete bisogno. Coloro che partecipano a questa messa sanno che il segnale di riconoscimento consiste nel battere col pugno sulla porta, invece di suonare il campanello.
Isabel necessita di varie referenze prima di ammettere i fedeli alla celebrazione. In seguito ci avverte di entrare e uscire rapidamente, al fine di non destare sospetti o creare disturbi ai vicini, i quali non riescono a capire come mai ogni giorno si raduni li così tanta gente straniera.
La coppia che accoglie per la messa clandestina ha sempre il the pronto per i fedeli. Si accede alla parte superiore salendo una scala che permette di sentire lo scalpiccio dei passi. “Non vogliamo rimetterle a nuovo perché ci danno la fantastica possibilità di sentire che qualcuno sta salendo.
In quel luogo si trova la cappella clandestina, che non è altro che una stanza della casa in cui la coppia di sposi ha posto un tavolo di legno coperto da una tovaglia bianca che Isabel inamida settimanalmente. Una dozzina di sgabelli sono disposti attorno all’altare improvvisato. Ci sono giorni in cui la metà di essi è vuoto, mentre in altri è necessario aggiungere altre sedie. Molti cattolici europei e latinoamericani, che sono di passaggio a Shanghai, si rifugiano in questo umile focolare strapieno di immagini religiose, per partecipare alla Santa Messa. Per Padre Feng, 84 anni, che è stato prigioniero per 15 anni nelle carceri maoiste: “Essere perseguitato per Cristo è fonte di vera gioia”.
Pilar è una taiwanese con ascendenti spagnole, però vive a Shanghai da anni, perché il marito lavora lì. È cattolica, però non va a messa perché ha paura. A differenza dei turisti, che passano nella capitale brevi periodi di tempo, lei deve vivere li ancora per molto tempo. Per questo teme che il Governo la scopra e la deporti. “Sono unita a voi nella preghiera e nella Comunione dei Santi, però non me la sento di assistere alla messa clandestina, perché se mi beccano possono cacciarmi dal paese”, dice, con un lamento.
Il resto sono una decina di cittadini cinesi tra i 70 e gli 80 anni che, ben consci delle conseguenze, preferiscono essere condannati per seguire Cristo che vivere per nulla.
Padre Feng è colui che celebra la messa di ogni giorno. Ha 84anni, fa fatica a camminare e ha un udito ridotto, ma la sua vita “è Cristo”, ci dice con orgoglio. È stato imprigionato per 15 anni per aver diffuso la fede, ma lui non ha paura.
Un’altra fedele è Joana, argentina che si è stabilita a Shanghai, la quale è convinta che “il Governo cinese sa dove sono i cristiani fedeli a Roma, ma non vuole por fine alla nostra attività. Lo fa perché vuole che le due chiese esistano, sia quella della Associazione Patriottica che quella fedele a Roma, e che litighino fra di loro, così che nessuna delle due prevalga sull’altra, tanto da rimanere entrambe deboli.
Vescovi, sacerdoti e religiosi sono stati esiliati, condannati ai lavori forzati, fucilati e assassinati in modo inumano. Un esempio di questa divisione è il vescovo di Shanghai, Taddeus Ma Daquin, che è stato posto agli arresti domiciliari negli ultimi 4 anni per aver lasciato l’Associazione Patriottica, volendo continuare ad essere fedele ai dettami di Roma.
Il giorno dopo la sua ordinazione ha affermato che non poteva “lavorare con una organizzazione che sfida regolarmente la Santa Sede ordinando i propri sacerdoti e vescovi senza il permesso del Papa. È inoltre accusata per essere circondata dalla corruzione. Da quel giorno non ha più celebrato alcuna messa, e la polizia cinese è rimasta giorno e notte davanti alla porta della sua abitazione per evitare che uscisse e diffondesse la fede. (Altre fonti cattoliche ci dicono che invece i rapporti con la Santa sede e con Papa Francesco sono buoni. Ndt).
Finalmente, nel giugno di quest’anno, in una strana circostanza, ha ritrattato pubblicamente la sua decisione di abbandonare la “chiesa di Stato cinese”, esprimendo il desiderio di tornare a far parte della Associazione Patriottica.
Questa è la realtà di una chiesa perseguitata e costretta a nascondersi nelle catacombe per poter sopravvivere. Il 26 dicembre si celebra la festa di Santo Stefano, primo martire della Chiesa cattolica e uno dei primi discepoli di Gesù che fu lapidato a Gerusalemme. Per questo con la testimonianza dei cristiani perseguitati in Cina, ricordiamo tutti coloro che con tanto coraggio non si rassegnano, non tacciono e non si vendono.
Victor Hugo diceva che: “Dio è l’evidenza invisibile”. Così, nel vuoto e nella disumanizzazione del regime cinese, l’evidenza è irrefutabile. “Sopprimete Dio e si avrà la notte nell’anima dell’uomo”. (Anche nel nostro Occidente si avverte sempre più opprimente questo vuoto creato dalle moderne ideologie nichiliste. Mi auguro che non venga riempito dall’islam, ma da un ritorno a quel Dio che ci guarda con occhi di bimbo dai nostri presepi, ma ancor più dalla sua presenza reale in coloro che, come Lui, danno la vita perché l’Amore trionfi sull’odio e la Vita sulla morte. Ndt).
Traduzione di Claudio Forti