A Catania una madre muore, dopo aver dato alla luce due gemelli di 5 mesi senza vita.
La stampa di regime si scatena, perchè bisogna identificare un colpevole: il medico obiettore!
Cioè, un medico che si rifiuta di praticare aborti, diventa colpevole per la morte di una donna e per due aborti spontanei.
Chi si rifiuta di praticare omicidi, deve essere accusato di omicidio!
Quale menzogna più grande? E perchè? Per coprire la verità.
La povera mamma aveva praticato, lo si dice en passant, come se non significasse nulla, la fecondazione artificiale (Fiv).
Questo cosa significa? Lo dicono tutti gli studi: la fecondazione artificiale determina complicanze per la madre, sottoposta a trattamenti invasivi che possono essere persino letali.
E i bambini? Con la Fiv hanno un più alto tasso di morbilità, di precocità e di mortalità perinatale e neonatale.
Ciò significa che la morte di questa mamma e dei suoi due bambini ha, molto probabilmente, una causa ben precisa: le pratiche di Fiv. Ma questo non si può e non si deve dire! Occorre alzare una cortina fumogena e accusare un povero medico che non c’entra nulla, ma ha una colpa: non pratica aborti!
-Qui l’articolo del Corriere, che ristabilisce, parzialmente, la verità:
Parla di «una falsità madornale« il professore Paolo Scollo, presidente della società italiana di ginecologia e primario del reparto del Cannizzaro dove è morta Valeria Milluzzo con i due gemellini di cinque mesi. Contesta la ricostruzione dei parenti: «È falso che un dottore del reparto si sia rifiutato di fare partorire la signora perché obiettore di coscienza. È accaduto esattamente il contrario. Il primo feto è stato espulso spontaneamente. Per il secondo, aggravandosi lo stato della paziente, il dottore ha indotto la manovra di espulsione».
Ma è vero che il dottore è un obiettore di coscienza?
«È vero che nel mio reparto siamo tutti obiettori di coscienza. Questo riguarda però le richieste di aborto, non il lavoro di tutti i giorni sulle pazienti…»
Il marito e l’avvocato Salvatore Catania Milluzzo sostengono che il medico obiettore di coscienza avrebbe assunto per ore questa posizione: non intervengo, non faccio espellere il feto perché batte il cuore, perché è vivo…
“È questa la madornale falsità: il medico è intervenuto e ha indotto la seconda espulsione di un feto che nel frattempo era morto».
Sarebbe cambiato qualcosa se fosse stato presente un medico non obiettore di coscienza?
«Assolutamente no. Siamo parlando di feti di 19 settimane. Esserini debolissimi. Un parto in questi casi è considerato un aborto. La nostra Carta di Firenze sostituita dalla Carta di Roma indica come limite di vita le 22 settimane. Significa che le percentuali di sopravvivenza, senza parlare della qualità, sono al di sotto dell’uno per cento. In sintesi: la signora non è morta per l’obiezione di coscienza».
Per che cosa è morta la paziente?
«Per la sepsi, per una coagulazione travasale disseminata, per una complicanza dell’infezione».
Dovuta a quale causa?
«Questo non lo sappiamo».
L’autopsia lo dirà?
«Si potrà capire dai dati biochimici dell’autopsia. È quello che dovranno esaminare i periti del tribunale, se riusciranno a scoprirlo».
È rigida la posizione della famiglia su una responsabilità interna al reparto
«Mi sembra più la posizione dell’avvocato che della famiglia. Poi, dopo il dolore estremo dei familiari che va rispettato e compreso, si va sempre alla caccia di un colpevole. E nella non conoscenza dei dati obiettivi è comprensibile che si possa dire di tutto. Anche cose non vere, come capita all’avvocato che sta andando su tutte le tv».