Una pagina di storia poco conosciuta è quella del rapporto di Lutero con gli ebrei. La polemica dell’ex monaco agostiniano verso gli ebrei raggiunge vette di una violenza inaudita (che verranno richiamate anche al processo di Norimberga, in quanto il nazista Julius Streicher dirà che il dottor Martin Lutero “oggi, sarebbe sicuramente al mio posto sul banco degli accusati”) soprattutto, ma non solo, in uno scritto del 1543 intitolato Degli ebrei e delle loro menzogne.
In esse Lutero afferma che “In primo luogo bisogna dare fuoco alle loro sinagoghe o scuole; e ciò che non vuole bruciare deve essere ricoperto di terra e sepolto, in modo che nessuno possa mai più vederne un sasso o un resto“; poi che “bisogna allo stesso modo distruggere e smantellare anche le loro case, perché essi vi praticano le stesse cose che fanno nelle loro sinagoghe. Perciò li si metta sotto una tettoia o una stalla, come gli zingari“; poi che “bisogna portare via a loro tutti i libri di preghiere e i testi talmudici nei quali vengono insegnate siffatte idolatrie, menzogne, maledizioni e bestemmie“….
Di seguito due pagine dal IV capitolo.
Anche in questa visione, Lutero si distacca dal “suo” Agostino, spesso chiamato a proprio sostegno, ma ingiustamente. Agostino, infatti, quanto al rapporto con gli ebrei “aveva ripreso l’interpretazione paolina del Salmo 58, 15: convertentur ad vesperam: gli ebrei erano destinati a convertirsi per ultimi, alla fine dei tempi, in fine mundi. In tal modo «dall’attesa apocalittica della conversione finale e dal significato provvidenziale attribuito alla presenza ebraica era derivata per gli ebrei la garanzia di un libero esercizio della loro religione» (vedi:http://www.30giorni.it/articoli_id_2656_l1.htm )