Ieri in Francia, vicino Rouen, è stato sgozzato un anziano parroco mentre celebrava la Santa Messa, altri fedeli sono stati feriti ed io, più che sicuro d’essere in buona compagnia, mi chiedo questo: fino a quando? Fino a quando dovremo, come europei, non solo assistere a quest’orrore, ma pure accettare il penoso ridimensionamento mediatico della responsabilità dei suoi autori (ieri liquidati come «squilibrati» in automatico, già a ridosso del massacro)? Perché, burattinai dell’informazione, insistete con questa censura? Dite un po’, vi pagano per essere islamofili? Avete così paura della realtà da non poterla raccontare? Oppure volete abituarci al sangue?
E anche voi, politici, fino a quando vi renderete quotidianamente complici di un’immigrazione che è ormai invasione? Sia chiaro: non si sostiene semplicisticamente il legame diretto tra immigrazione e terrorismo islamico. Infatti non tutti gli immigrati sono musulmani (per esempio, gli stranieri residenti in Italia sono più di religione ortodossa che islamica: 1,6 milioni contro 1,4), eppure due elementi caratterizzano in modo netto l’intera sequela europea di eventi terroristici: la fede islamista accompagnata, quasi sempre, da origini straniere. Una combinazione micidiale ma non imprevedibile.
Era difatti il 30 settembre di sedici anni fa quando un eminente uomo di Chiesa, il card. Giacomo Biffi (1928–2015), profeta ben prima delle Fallaci, degli Houellebecq e dei Salvini, dichiarò apertamente che i governi europei avrebbero dovuto «privilegiare l’ingresso degli immigrati cattolici» non già per limitare l’integrazione degli stranieri, ma proprio per facilitarla ospitando prima coloro che meglio si sarebbero potuti meglio integrare. Biffi fu trattato come un vecchio pazzo ed ora eccola, la stupefacente saggezza degli altri, sparpagliata fra le vittime di Nizza e Monaco, tra Parigi e la Normandia, tutte o quasi sterminate da gente europea per modo di dire. Fino a quando, allora?
E fino a quando, adesso che un sacerdote è stato ucciso in odium fidei da mano islamica – spettacolo raccapricciante, cui l’Europa non assisteva da circa tre secoli –, noi cattolici continueremo a negare la realtà? A raccontarci quanto è bella l’accoglienza? A non riconoscere che una società secolarizzata e nichilista è demograficamente, culturalmente e politicamente spacciata? A sorvolare sul fatto che la vera malattia mentale è quella chi vede assassini squilibrati ovunque, pur di non parlare di jihad, islamismo e terrore programmato? Fino a quando, insomma, oltre al danno ci toccherà la beffa di non poterne neppure parlare, pena l’ira di quelli che blaterano di Cristo come di un profugo da accogliere e non come di un Re da servire?
La verità è che non so, come non lo sa nessuno, quando questo assurdo show finirà e, soprattutto, quando cesserà il tormentone dei terrorismi islamici a loro insaputa. La verità, ripresa dallo Neue Osnabruecker Zeitung, è che dei circa 5.000 jihadisti rientrati dai campi di combattimento di Siria e Iraq, tra 1.500 e 1.800 sono tornati in Europa. La verità, insomma, è che il peggio è appena iniziato, che il nemico non solo è fra noi, ma pure bello addestrato, motivato e pronto ad entrare in azione. Intanto la lungimirante Europa, da brava, tiene d’occhio i nazionalismi, il Parlamento italiano si misura col tema della cannabis legale e spopola Pokémon GO. Inutile dunque interrogarsi su una svolta perché, come minimo, sarà tra un bel po’.