Tra le tante pagine della letteratura di Guareschi ce n’è una che mi ha sempre colpito. Lo ha fatto perché scritta (come succede spesso a personaggi che la storia trasformerà in profeti) in tempi non sospetti. La prima edizione dei racconti di Don Camillo risale addirittura al 1948, e proprio in una di queste storie il prete di campagna, di grande ardore religioso ma anche di mano pesante, è infuriato con il sindaco comunista Peppone per via di uno sciopero che avrebbe mandato al macero tutto il raccolto dei campi. Dopo vari rimbrotti del curato sulla carestia mondiale e sul fatto che, mandando in rovina la roba dei campi alla fine si creperebbe tutti di fame (anche fischiettando l’Internazionale!), alle parole del sindaco “tanto, prima o dopo si deve crepare”, don Camillo se ne scappa in chiesa furioso come un bue. Si rivolge allora al Cristo della Croce invocando un nuovo diluvio contro questi uomini che sembrano aver perso il lume della ragione.
La risposta del Cristo è sorprendente: «”Non ti crucciare, don Camillo” sussurrò il Cristo. “Lo so che il vedere uomini che lasciano deperire la grazia di Dio è per te peccato mortale perché sai che io sono sceso da cavallo per raccogliere una briciola di pane. Ma bisogna perdonarli perché non lo fanno per offendere Dio. Essi cercano affannosamente la giustizia in terra perché non hanno più fede nella giustizia divina, e ricercano affannosamente i beni della terra perché non hanno fede nella ricompensa divina. E perciò credono soltanto a quello che si tocca e si vede, e le macchine volanti sono per essi gli angeli infernali di questo inferno terrestre che essi tentano invano di far diventare Paradiso. È la troppa cultura che porta all’ignoranza, perché se la cultura non è sorretta dalla fede, a un certo punto l’uomo vede soltanto la matematica delle cose. E l’armonia di questa matematica diventa il suo Dio, e dimentica che è Dio che ha creato questa matematica e questa armonia. Ma il tuo Dio non è fatto di numeri, don Camillo, e nel cielo del tuo Paradiso volano gli angeli del bene. Il progresso fa diventare sempre più piccolo il mondo per gli uomini: un giorno, quando le macchine correranno a cento miglia al minuto, il mondo sembrerà agli uomini microscopico, e allora l’uomo si troverà come un passero sul pomolo di un altissimo pennone e si affaccerà sull’infinito, e nell’infinito ritroverà Dio e la fede nella vera vita. E odierà le macchine che hanno ridotto il mondo a una manciata di numeri e le distruggerà con le sue stesse mani. Ma ci vorrà del tempo ancora, don Camillo. Quindi rassicurati: la tua bicicletta e il tuo motorino non corrono per ora nessun pericolo.”
Il Cristo sorrise, e don Camillo lo ringraziò di averlo messo al mondo».