Su questo portale avevamo affrontato, alla vigilia del Sinodo straordinario sulla famiglia, il rischio della chiesa Cattolica di incorrere in un nuovo scisma. Era stato lo stesso Müller nel settembre scorso, parlando a Ratisbona dell’imminente Sinodo, a gettare l’allarme sul pericolo di separazione fra dottrina e prassi religiosa, e lo aveva fatto richiamando enfaticamente una tragica pagina della storia della Chiesa, che in Germania è particolarmente sentita: lo scisma protestante ad opera di Lutero del 1517. Gli elementi, in verità già a settembre, erano tutti presenti perché si sollevasse più di una perplessità sui lavori del Sinodo.
Nel concistoro del febbraio 2014, una relazione del card. Kasper aveva aperto, ufficiosamente, i lavori del Sinodo, introducendo elementi di discontinuità con i magisteri precedenti in merito all’indissolubilità del matrimonio. La scelta di far relazionare Kasper era però stata presa dallo stesso papa Francesco che, in maniera del tutto insolita per un pontefice, aveva elogiato pubblicamente il prelato tedesco già nel 2013 in occasione del suo primo angelus, definendolo «un teologo in gamba, un buon teologo». Nella Relatio uscita a metà dei lavori sinodali emerge un’apertura ai matrimoni gay e alla comunione ai divorziati risposati, subito smentita (caso alquanto insolito) da diversi vescovi, in quanto non rispecchierebbe la volontà della maggioranza. In effetti gli articoli che riguardano le due scottanti questioni non raggiungono i due terzi dei “placet” nelle votazioni finali e, secondo il regolamento, non sarebbero dovute comparire nel documento finale. Ma per volontà dello stesso Pontefice gli articoli rimangono e su di essi si discuterà nelle diocesi per un anno fino al nuovo Sinodo straordinario nel 2015.
Intanto da conferenze episcopali molto influenti arrivano tentativi di forzare la mano verso il rinnovamento
della Chiesa. Dalla Germania il card. Marx (uno degli otto cardinali scelti da Papa Francesco per aiutarlo nel difficile compito di riorganizzare la Curia Vaticana) si lascia andare ad affermazioni sconcertanti ma intrise di una sicumera su ciò che sarebbe poi avvenuto. «Non siamo una filiale di Roma…Il Sinodo non può prescrivere nel dettaglio ciò che dobbiamo fare in Germania». Così il card. Marx. In effetti, con un documento firmato 24 giugno 2014, la conferenza episcopale tedesca aveva già approvato di fatto l’assoluzione e la comunione ai divorziati risposati, e dove si auspicava la benedizione in chiesa delle seconde nozze civili, la comunione eucaristica anche ai coniugi non cattolici, e il riconoscimento della bontà dei rapporti omosessuali e delle unioni tra persone dello stesso sesso. Un bel salto in avanti visti i tempi! Durante il Sinodo straordinario le cose non cambiano, e il fronte dei “novatori” tiene banco su tv e giornali monopolizzando praticamente tutta l’informazione. Il documento che esce dopo settimane intense di lavori è sostanzialmente aperto e in certi punti vago e sembra accontentare tutti i fronti. L’ultima parola resta al Papa. L’esortazione, come annunciato, esce in primavera ed è subito scontro sull’interpretazione da dare a certi passaggi. Il fatto è di per sé insolito, poiché i documenti del magistero papale, di norma, dovrebbero dissolvere le nebbie e non crearne. Tant’è che il passaggio che tutti attendono sulla possibilità della Comunione ai divorziati risposati sembra mancare direttamente, se non essere presente almeno in filigrana in una nota a piè di pagina. Ad aumentare i dubbi se qualcosa sia cambiato o meno, ovvero se ci siano nuove possibilità concrete, che non esistevano prima della pubblicazione dell’esortazione, su aperture e possibilità per accedere alla Comunione, il Papa di ritorno dal viaggio all’isola di Lesbo risponde affermativamente rimandando alla presentazione che dell’esortazione ha fatto il card. Schönborn nella conferenza stampa l’8 aprile.
Un interprete certamente illustre è il professor Robert Spaemann, l’ottantanovenne professore emerito di filosofia all’università di Monaco, il quale in un’intervista alla Catholic News Agency, ha tuonato contro il pericolo scisma che l’esortazione papale porta con se. In particolare Spaemann si sofferma sull’articolo 305 (e sulla nota 351) nella quale è presente, per lui, un allontanamento dal magistero di Giovanni Paolo II, che in merito alla questione aveva espresso con autorità e fermezza il pensiero della Chiesa. Secondo Spaemann, nella nota 351, si afferma che i fedeli “entro una situazione oggettiva di peccato” possono essere ammessi ai sacramenti “a causa dei fattori attenuanti” contraddicendo il punto 84 della “Familiaris consortio” . «Giovanni Paolo II – sostiene Spaemann – dichiara la sessualità umana “simbolo reale della donazione di tutta la persona” e, più precisamente, “un’unione non temporanea o ad esperimento”. Nell’articolo 84 afferma, dunque, in tutta chiarezza che i divorziati risposati, se desiderano accedere alla comunione, devono rinunciare agli atti sessuali. Un cambiamento nella prassi dell’amministrazione dei sacramenti non sarebbe quindi “uno sviluppo” della “Familiaris consortio”, come ritiene il cardinal Kasper, ma una rottura con il suo insegnamento essenziale, sul piano antropologico e teologico, riguardo al matrimonio e alla sessualità umana». Per Spaemann la Chiesa non ha il potere di “disporre in anticipo della misericordia di Dio” mediante l’amministrazione dei sacramenti, valutando positivamente delle relazioni sessuali in cui però non è avvenuta una “conversione antecedente”. «Stando ai passaggi corrispondenti di “Amoris laetitia”- prosegue Spaemann – in presenza di non meglio definite “circostanze attenuanti”, possono essere ammessi alla assoluzione dei peccati e alla comunione non solo i divorziati risposati, ma tutti coloro che vivono in qualsivoglia “situazione irregolare”, senza che debbano sforzarsi di abbandonare la loro condotta sessuale, e, dunque, senza piena confessione e senza conversione». Ed è qui che il giudizio del professore tedesco si fa duro: «Il caos è stato eretto a principio con un tratto di penna. Il papa avrebbe dovuto sapere che con un tale passo spacca la Chiesa e la porta verso uno scisma. Questo scisma non risiederebbe alla periferia, ma nel cuore stesso della Chiesa. Che Dio ce ne scampi».
Nonostante il giudizio impietoso di Spaemann confidiamo che il Santo Padre possa il prima possibile porre un argine alle contradditorie interpretazioni del suo documento che stanno generando in molti fedeli smarrimento e confusione.