Se è lecito e doveroso rispettare le sensibilità di tutti, anche di quelli che non vogliono più crocefissi nei luoghi pubblici, così vanno rispettati tutti quelli che non intendono celebrare matrimoni omosessuali. È questa la posizione che è emersa dalla conferenza stampa indetta dall’associazione ProVita Onlus lo scorso 31 marzo alla Camera dei Deputati.
Gli organizzatori hanno tenuto a sottolineare come “dopo l’approvazione al Senato del disegno di legge sulle unioni civili tra persone dello stesso sesso, un ostacolo sembra sorgere in sede di esame alla Camera dei deputati: quello dei numerosi sindaci e altri funzionari, in tutta Italia,
che chiedono l’obiezione di coscienza in merito alla celebrazione delle unioni gay, in quanto contraria alle loro profonde convinzioni morali e religiose”.
Durante le vacanza pasquali oltre cento sindaci hanno aderito all’iniziativa che, sicuramente, crescerà nelle prossime settimane. Presenti anche il presidente del Comitato promotore del Family day, Massimo Gandolfini e il deputo di Forza Italia, Fabrizio Di Stefano. «Certe sensibilità in Italia godono di rispetto altre molto meno», ha ricordato l’onorevole Di Stefano, «ma credo che sia giusto rispettarle tutte e, in questa fattispecie, vogliamo difendere quello che tra l’atro è sentimento più diffuso tra italiani come hanno dimostrato i due grandi Family day contro il ddl Cirinnà».
Per Gandolfini l’Italia rappresenta un “faro di civiltà” per l’intera Europa, lungi dall’essere il fanalino di coda e ha ribadito come nel nostro Paese la maggior parte degli italiani sia favorevole al solo e vero matrimonio, quello tra un uomo e una donna. «La legge sulle unioni civili – ha dichiarato Gandolfini – rischia di passare senza mai essere stata dibattuta nonostante ancora esistano due rami del Parlamento, cosa avverrà nel momento in cui legifererà una sola Camera che, grazie alla nuova legge elettorale, sarà composta da una maggioranza bulgara? Anche negli Usa il potere ha più contro-bilanciamenti».
Il portavoce di ProVita Onlus, dott. Alessandro Fiore, ha quindi spiegato – come già nel corso dell’audizione di qualche settimana fa – che una delle innumerevoli criticità rilevate nel testo del disegno di legge Cirinnà, in esame a Montecitorio, è la mancanza di qualsiasi riferimento a una clausola di salvaguardia del diritto di libertà di pensiero, opinione e di professione religiosa (artt. 21 e 19 Cost.) per i Sindaci e gli altri funzionari coinvolti nella celebrazione delle cd. “unioni civili” tra persone dello stesso sesso. Un diritto, quello all’obiezione di coscienza, che è senz’altro ricompreso tra i diritti inviolabili dell’uomo riconosciuti dalla Repubblica (art.2 Cost.). La battaglia è appena iniziata e il popolo della famiglia è pronto a fare pressione sul Presidente della Repubblica e, se la legge sarà anche promulgata, vi sarà un ricorso alla Corte Costituzionale.