Quanto sarebbe accaduto ieri, lo svelava il Corriere della Sera, sempre di ieri. Riportando il commento del neo-ministro Enrico Costa, nominato, insieme ad una folta pattuglia NCD, proprio in vista dell’approvazione del ddl Cirinnà, e spacciato come ministro della famiglia “cattolico”, giusto in vista del Family day. Affermava Costa, con buona dose di sincerità, che la legge “emendata” si può vedere in due modi: sia come la vede Renzi (cambia quasi nulla rispetto a prima), sia come la vende Alfano, il capo
del suo partito. Viva la chiarezza.
Il banchiere fiorentino Denis Verdini, già uomo-tuttofare di Berlusconi, vecchio ammiratore del concittadino Renzi, promotore del patto del Nazareno, scissionista per venire in aiuto a Renzi in difficoltà, dichirava che i 5stelle, non votando il super canguro, «non sanno in che guaio si sono cacciati. La lobby gay è fortissima e gliela farà pagare cara».
La sera del voto, l’esultanza del premier “cattolico” Matteo Renzi, promotore del divorzio breve, di una nuova politica di apertura alle droghe, della depenalizzazione dell’aborto clandestino, già terribilmente depenalizzato… : “Ha vinto l’amore...”.
Chi ha ragione? Verdini, per il quale non si poteva non fa vincere la potentissima lobby gay, o Renzi? Sta di fatto che il loro legame è antico, ed oggi è più forte che mai. Uno è più cinico, e non lo ha mai nascosto; l’altro, fa il “poeta”, ma, quanto a cinismo, è forse più scafato del “vecchio” maestro.