Ddl Cirinnà: la misteriosa strategia della Cei di Galantino

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Che la Cei in merito alla questione del ddl Cirinnà manifesti più di un’incertezza è un fatto. Come lo è quello di non riuscire a trovare la giusta sintonia con il popolo cattolico (il suo popolo!) accorso in massa da tutta Italia per dire no alle “unioni civili” lo scorso 30 gennaio al Circo Massimo.

Serpeggia nei palazzi della Circonvallazione Aureliana un certo fastidio per le pressioni provenienti dal basso. Ne è segno il giornale dei vescovi italiani, Avvenire, che ogni giorno prova,

tra un editoriale e l’altro, a mediare tra la piazza del Family Day e il Governo Renzi. Dalla piazza però gli organizzatori fanno sapere che la loro posizione è netta, chiara e condivisa: stralcio del ddl Cirinnà, senza se e senza ma!

Lo scorso sette febbraio ha suscitato più di una perplessità, inoltre, l’ennesima dichiarazione (questa volta ufficiale) proprio del Consiglio Episcopale Permanente della Cei in merito alla Giornata Nazionale per la vita. Per i vescovi italiani “la famiglia è costituita da un uomo e una donna con un legame stabile, è vitale se continua a far nascere e a generare”.

Assente qualsiasi riferimento alla dimensione matrimoniale. Si sa, a pensar male si fa peccato, ma il concetto di “legame stabile” non presuppone necessariamente un matrimonio, tanto meno un matrimonio religioso. Che si stia sdoganando la convivenza “more uxorio”? Chissà se certi pastori temano realmente, a furia di mediare continuamente al ribasso con la mondanità, di risvegliarsi un giorno senza un gregge da pascolare!

Tornano care allora le parole di un santo del nostro tempo, Giovanni XXIII, che nell’enciclica “Mater et magistra” così si esprimeva sulla famiglia: «Dobbiamo proclamare solennemente che la vita umana va trasmessa attraverso la famiglia, fondata sul matrimonio uno e indissolubile, elevato, per i cristiani, alla dignità di sacramento. La trasmissione della vita umana è affidata dalla natura a un atto personale e cosciente e, come tale, soggetto alle sapientissime leggi di Dio: leggi inviolabili e immutabili che vanno riconosciute e osservate. Perciò non si possono usare mezzi e seguire metodi che possono essere leciti nella trasmissione della vita delle piante e degli animali. La vita umana è sacra: fin dal suo affiorare impegna direttamente l’azione creatrice di Dio. Violando le sue leggi, si offende la sua divina maestà, si degrada se stessi e l’umanità e si svigorisce altresì la stessa comunità di cui si è membri».

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