Le radici nichiliste del terrorismo

 

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Il terrorismo è un fenomeno soprattutto, per quanto riguarda l’Occidente, moderno. Come i totalitarismi, come il nichilismo. Uno dei primi a descriverlo è Dostoevskij, nel suo I demoni. I demoni sono, per l’autore russo, l’incarnazione del principio: “Se Dio non esiste, tutto è permesso“. I primi terroristi sono i “demoni” anarco-socialisti: facevano attentati per uccidere, non solo i nemici, ma chiunque fosse il malcapitato. Tra loro Michail Aleksandrovic Bakunin e il suo allievo Necaev.

Scriveva Glucksmann Andre’ sul Corriere della Sera del 15 dicembre 2004:

Credo sia questa la filosofia del terrorismo: il nichilismo. Che cos’ è il nichilismo? Sintetizzando al massimo, si può dire che con il nichilismo tutto è permesso. Abbiamo il diritto, ci prendiamo il diritto di uccidere dei civili, di uccidere dei bambini, di uccidere dei passanti, di uccidere chiunque. Tutto è permesso. È questo il motto, il leitmotiv del nichilismo. Questo ci insegna molto. Dire che l’ essenza del terrorismo è il nichilismo

significa che non si può ricondurre il terrorismo a un fanatismo religioso. Equivale a dire che è qualcosa che va al di là, che travalica una guerra di religione. Quando ci ostiniamo a sostenere che non attacchiamo l’ Islam, bensì l’ islamismo, due sono le implicazioni. Che il terrorismo, da un lato, è qualcosa di più esteso e, d’ altro lato, che è qualcosa di più circoscritto. È qualcosa di più esteso in quanto fra terroristi religiosi, terroristi atei, terroristi cinici, terroristi gangster, vi sono fenomeni di alleanza…

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Il terrorismo nasce dunque con una matrice atea, e prosegue sulla stessa linea: dal Terrore di Robespierre, passando per quello degli anarchici russi di fine Ottocento, per arrivare al terrore rosso del Novecento. E’ Lev Trotsky, padre dell’Armata Rossa, a scrivere Terrorismo e comunismo nel 1918 (il comunismo si costruisce “col ferro e col sangue“), ereditando la tradizione dei demoni di Dostoevskij e dei giacobini francesi (i cui “valori” qualcuno vorrebbe contrapporre al terrirismo, non si sa come); sulla stessa linea i terroristi rossi degli anni Sessanta e Settanta nell’Europa libera (https://it.wikipedia.org/wiki/Terrorismo_rosso)

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Oggi il terrorismo è di matrice islamica. Ma bisognerebbe capire se l’Islam è una religione, come la intendiamo noi, o non piuttosto, una religione politica; se gli islamisti di oggi uccidono anzitutto in nome di Allah, o anzitutto in nome del loro odio e vuoto nichilista.

Ricordando, in ogni modo, che l’Islam contiene in sè germi di violenza, che appartengono ad ogni uomo; e ad ogni religione, tranne quella di Cristo.

Oggi come ieri i cristiani vengono uccisi come il loro maestro: non si conosce un solo cristiano terrorista, nei paesi islamici, in cui i cristiani vengono perseguitati e avrebbero motivo di vendetta. Il che dovrebbe far pensare…

Per concludere un pensiero del filosofo Segio Givone, che completa il ragionamento di Glucksmann: «Non soltanto credo che il terrorismo odierno di matrice antioccidentale sia sostanzialmente una forma di nichilismo, ma sono anche convinto che il nichilismo, così com’è venuto configurandosi nella nostra società, abbia un’anima terroristica e sia fonte di terrorismo. Consideriamo questi due diversi aspetti del problema, pur così intrecciati. Primo punto: il terrorismo islamico. Da imputare, io credo, al nichilismo prima ancora che al fondamentalismo religioso. I terroristi non uccidono in nome del Dio in cui dicono di credere, ma in nome del Dio in cui non credono più, in nome del Dio di cui disperano. C’è una radice di assoluta disperazione nel terrorismo, e perciò il terrorismo ha a che fare con il nichilismo ben più che con la religione (infatti il nichilismo è un fenomeno di consumazione e di tramonto della fede religiosa). Secondo punto: il nichilismo occidentale. Il vuoto di senso o se si preferisce il senso di disorientamento e smarrimento nel quale versiamo è per il terrorismo una specie di magnete, una cupa attrazione, un bersaglio da colpire e da annientare. Con ciò non intendo giustificare il terrorismo. Voglio però dire che fra il nostro stile di vita (uno stile di vita “non negoziabile”, ha detto il presidente degli Stati Uniti) e la miseria e la disperazione degli esclusi da questo stile di vita c’è una relazione di causa ed effetto. Chiudere gli occhi di fronte a questa relazione significa non vedere che il terrorismo è non solo cosa degli altri, ma anche cosa nostra» (Avvenire, 23/6/2006)

 

 

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Autore: Libertà e Persona

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