di Matteo Carletti
È stato evocato, in un recente discorso tenuto a Ratisbona, proprio dal card. Gerhard Müller, Prefetto della Congregazione per la Fede. Muller ha voluto mettere in guarda, soprattutto in vista del Sinodo sulla famiglia (che il 4 ottobre ha iniziato ufficialmente i lavori) denunciando il pericolo di separazione fra dottrina e prassi religiosa. Lo ha fatto richiamando enfaticamente una tragica pagina della storia della Chiesa, che in Germania è particolarmente sentita: lo scisma protestante ad opera di Lutero del 1517. Ma Gerhard Müller non è il primo a mettere l’accento sul rischio di una separazione all’interno della Chiesa attuale. Di fatto diversi sostengono che di fatto la realtà della Chiesa si presenti già separata. Da una parte i “novatori” capeggiati da Kasper e Marx e dell’altra i difensori della Tradizione della Chiesa con in testa il card. Sarah, il card. Burke e lo stesso Müller. Se questa logica del “bipolarismo” di matrice post conciliare abbia ancora un senso lo vedremo
durante i lavori del Sinodo. Sta di fatto che le posizioni dei cardinali appena citati sono profondamente diverse circa ciò che la Chiesa deve o dovrebbe fare in merito all’accoglienza delle famiglie “non regolari” e dell’accesso alla Comunione per i divorziati risposati. Le parole del card. Marx, Presidente della Conferenza Episcopale Tedesca e uno degli otto cardinali scelti da Papa Francesco per aiutarlo nel difficile compito di riorganizzare la Curia Vaticana, recentemente aveva tuonato contro Roma e il Vaticano affermando che “non siamo una filiale di Roma…Il Sinodo non può prescrivere nel dettaglio ciò che dobbiamo fare in Germania”, lasciando intendere in maniera chiara che, qualsiasi cosa esca dal Sinodo, la Germania deciderà in autonomia, almeno per quanto concerne la pastorale. Per sigillare la decisione la Conferenza Episcopale Tedesca ha pure prodotto un documento, approvato il 24 giugno 2014, dal quale emerge che in Germania già si da l’assoluzione sacramentale e la comunione eucaristica ai divorziati risposati. Sandro Magister, dal suo blog, in riferimento a tale documento così sintetizza: “I vescovi tedeschi non solo approvano che si diano l’assoluzione e la comunione ai divorziati risposati, ma anche auspicano che si benedicano in chiesa le seconde nozze civili, che si dia la comunione eucaristica anche ai coniugi non cattolici, che si riconosca la bontà dei rapporti omosessuali e delle unioni tra persone dello stesso sesso”.
Non è la prima volta che la Chiesa si trova a fronteggiare deviazioni dalla dottrina così evidenti. Purtroppo esse hanno prodotto gravi strappi e lacerazioni di cui ancora oggi si sentono gli effetti. Va pure detto, però, che i tentativi di arginare i pericoli che derivano dalle varie eresie nel corso della storia hanno, a loro volta generato, un rinnovamento e una spinta a riaffermare la Verità di sempre e a riformare la Chiesa secondo la Tradizione. Già nei primi secoli la deriva ariana rischiava di alterare radicalmente la dottrina circa la Santissima Trinità. Occorsero ben due concili, Nicea (325) e Costantinopoli (381) per porre un segno definitivo a tale eresia e dai quali venne elaborata la professione di fede del Credo. Non si parlò di scisma e di fatto non lo è stato. Ma se pensiamo al numero di cristiani che erano stati sedotti dalle false idee del prete Ario, si può immaginare come, di fatto, molti fedeli appartenessero, in fondo, ad un’altra chiesa. Intesi, invece come veri e propri scismi, sono stati quello d’Oriente, che ha investito le chiese ortodosse e quello d’Occidente generato dalle idee del monaco agostiniano Lutero. Anche in questi celebri casi, la Chiesa, pur uscendo divisa e non priva di conseguenze drammatiche, ha saputo trovare anche nella sofferenza la forza di reagire in nome della Verità. E lo ha fatto sulla base degli insegnamenti dottrinali provenienti da tutta la Tradizione. La mente corre subito a quello straordinario evento che è stato il Concilio di Trento. Non solo vennero riaffermati tutti i dogmi che la tempesta luterana aveva messo in discussione (si pensi solo al significato dei sette Sacramenti o dell’Eucarestia fino alla riaffermazione della necessità del sacerdozio), ma il principio (cattolico) secondo cui la Rivelazione di Dio, ovvero la verità della fede, non provenga solo dalla Bibbia ma da tutte quelle dottrine definite dai Padri della Chiesa e dai grandi Dottori della Scolastica medievale ed accettate dai Papi. Dai lavori dei padri conciliari Papa Pio V ricavò anche la prima vera forma organizzata di insegnamenti della Chiesa, il Catechismo della Religione Cattolica.
Recentemente è il Santo Pontefice Pio X a scontrarsi con quella che lui definisce “la sintesi di tutte le eresie” ovvero il Modernismo. E lo fa dall’alto della sua autorità dedicando un’enciclica, La Pascendi, per evidenziare come questo attacco da esterno quale era si fosse trasformato in un insidioso pericolo interno alla stessa chiesa. “I lor consigli [dei modernisti] di distruzione non li agitano costoro al di fuori della Chiesa, ma dentro di essa; ond’è che il pericolo si appiatta quasi nelle vene stesse e nelle viscere di lei, con rovina tanto più certa, quanto essi la conoscono più addentro”. È evidente che San Pio X mettesse in guardia da una pericolosa eresia che avrebbe potuto generare nei decenni a venire un ennesimo scisma. L’8 settembre 1977, pochi mesi prima di morire, Paolo VI affida le sue parole al filosofo amico Jean Guitton. E lo fa sulla base di quello che settant’anni prima aveva affermato il papa della Pascendi. “Ciò che mi colpisce, quando considero il mondo cattolico, è che all’interno del cattolicesimo sembra talvolta predominare un pensiero di tipo non cattolico, e può avvenire che questo pensiero non cattolico all’interno del cattolicesimo diventi domani il più forte. Ma esso non rappresenterà mai il pensiero della Chiesa. Bisogna che sussista un piccolo gregge, per quanto piccolo esso sia“. Affermare che esista “un pensiero non cattolico all’interno del cattolicesimo” è, di fatto, già ammettere il rischio concreto di uno scisma. Oggi sembra che la profezia di Paolo VI sia giunta al suo epilogo. Il Sinodo sulla famiglia ha, in concreto, fatto emergere queste posizioni diametralmente opposte e l’esistenza, supportata da tante Conferenze Episcopali, di un pensiero alieno alla Tradizione della fede cattolica. Sia chiaro, non si sta facendo il tifo per affinché avvenga uno scisma. Non si vuole certo invocare una nuova divisione. Ma non si può neanche più far finta di niente. Siamo, probabilmente all’epilogo, di una battaglia che dura da più di cento anni. Quello che sarà il futuro lo affidiamo, in definitiva, solo a Cristo, che è capo e guida della Chiesa.
Nonostante le nostre cadute Egli ci sostiene e sostenendo noi sorregge tutta la Chiesa. Nell’ultima e dolorosa udienza tenuta da Benedetto XVI, egli ha voluto ricordare che “su quella barca c’è il Signore e ho sempre saputo che la barca della Chiesa non è mia, non è nostra, ma è sua. E il Signore non la lascia affondare; è Lui che la conduce […] Dio guida la sua Chiesa, la sorregge sempre anche e soprattutto nei momenti difficili. Non perdiamo mai questa visione di fede, che è l’unica vera visione del cammino della Chiesa e del mondo. Nel nostro cuore, nel cuore di ciascuno di voi, ci sia sempre la gioiosa certezza che il Signore ci è accanto, non ci abbandona, ci è vicino e ci avvolge con il suo amore”.