L’inizio dei lavori sinodali, come si sa, è oramai alle porte e il Corriere della Sera, testata simbolo dell’informazione libera e notoriamente in mano a poveri orfanelli, sgancia il suo siluro: una lunga intervista – si legge anche sul portale internet del giornale – a «monsignor Krzysztof Charamsa, teologo, ufficiale della Congregazione per la Dottrina della Fede e segretario aggiunto della Commissione Teologica Internazionale vaticana» che «ha deciso di fare coming out pubblicamente in un’intervista esclusiva pubblicata sul Corriere».
Ma tu guarda: proprio ora, casualmente, il monsignore ha pensato bene di vuotare il sacco rivolgendosi alla prima redazione che gli è capitata a tiro: questo vogliono farci credere, stimando estinto il nostro spirito critico, gli amici del Corriere. Invece una simile bomba, che guarda caso – vicenda costellata di coincidenze, questa – esplode dopo che l’altro ieri, sempre il Corriere, pubblicava una lunga intervista al cardinale Kasper nella quale, guarda caso, il teologo riformista asseriva che omosessuali si nasce, fa pensare ad una regia.
Certo, in realtà sono diversi giorni che il quotidiano milanese – che da tempo, insieme a Repubblica, mira insistentemente ad accreditarsi come il nuovo Osservatore Romano – si occupa del Sinodo, dando voce anche a cardinali, si pensi a Scola, lontani dalle posizioni di Kasper e dalle dichiarazioni esplosive di oggi. Tuttavia è interessante notare come nei giorni immediatamente prossimi al Sinodo le interviste che hanno trovato spazio siano tutte di tenore simile, vale a dire progressiste o addirittura, come oggi, per il riconoscimento delle unioni gay.
Il tutto, ancora, a poche ore da una singolare smentita della Sala stampa vaticana dell’appoggio di Papa Francesco a Kim Davis, segretaria del Kentucky arrestata perché rifiutatasi di rilasciare certificati di matrimonio a coppie omosessuali che il Santo Padre avrebbe incontrato – a quanto pare – per augurarle buona giornata o discutere del tempo. Che dire, pensando a tutte queste coincidenze? Vengono in mente due frasi. La prima è di Papa Francesco: «In Vaticano esiste una potente lobby gay» (IlFattoQuotidiano.it, 11.6.2013). La seconda è di Giulio Andreotti (1919-2013): «A pensar male si fa peccato, ma spesso s’indovina».
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