Riflessioni sulla storia e sull’attualità di un movimento
Dopo il grande successo del Family day, si possono fare alcune osservazioni sui movimenti ecclesiali. I neocatecumenali appaiono in grande forma: compatti, numerosi, attivi, godono non solo del fatto che il loro fondatore è ancora in vita, ma anche di una specifica formazione, soprattutto nel campo della famiglia, che risulta oggi centrale, sia per quanto riguarda il dibattito ecclesiale (vedi Sinodo), che per quello politico.
I Focolarini, più difficili da comprendere per il passo molto soft con cui si muovono abitudinariamente, mantengono la loro tradizionale connotazione iper-moderata, sebbene il loro legame con la politica, dopo la stagione prodiana, sia meno forte, e permetta, forse, maggiore libertà. Pur non aderendo al Family day, un po’ come nella loro tradizione, sono qua e là impegnati sulla tematica del gender e della famiglia, in modo disomogeneo e dunque difficilmente afferrabile.
La riflessione più interessante, sperando che sia corrispondente a verità, può essere fatta sul movimento tradizionalmente più “appariscente” perché maggiormente presente
nel dibattito pubblico, per le sue attività e per gli attacchi che subisce: Comunione e Liberazione.
Prendendo le mosse non tanto dalle assenze, ma dalle presenze.
Al Family day hanno aderito personalità storiche del movimento, come mons. Negri, Antonio Socci, Luigi Amicone, don Gabriele Mangiarotti, Roberto Formigoni, Maurizio Lupi, Mario Mauro…
Si nota subito un primo fatto: tra Cl di oggi e quella di ieri c’è una forte cesura. Sia riguardo alle persone che la guidano e la rappresentano, sia riguardo ai modi e alla sostanza dell’impegno ciellino.
Partiamo dalle persone: sembrano scomparse figure carismatiche e per anni e anni centrali del movimento come Giancarlo Cesana; ai margini, ma molto critiche verso l’attuale dirigenza, personalità anch’esse storicamente di primo piano, come Negri e Socci; attento a non destare polemiche, ma senza dubbio su posizioni assai diverse da quelle ufficiali, il fondatore della Fraternità san Carlo, Mons. Massimo Camisasca, intervenuto persino a elogiare le Sentinelle in piedi, molto avversate e criticate dall’ala più filo Carròn del movimento; attivo e presente nel campo politico, ma emarginato senza indugi da Cl, dopo le questioni giudiziarie, Roberto Formigoni, per decenni leader politico di riferimento; attivissimo, ma evitando scrupolosamente polemiche ad intra, con grande intelligenza, Luigi Amicone, che era presente sul palco del Family day…
Più originale la posizione di Maurizio Lupi: solo pochi mesi fa, quando era ministro, in occasione del Family act (novembre 2014), organizzato dall’ala più filo-family del suo partito, contro il gender e il matrimonio gay, Lupi brillò per la sua assenza, in perfetta linea con la sua scrupolosa attenzione di ministro renziano, attento a non finire mai nel mirino per questioni ideali.
La sua presenza al Family day di ieri, sia detto chiaramente, suscita quindi forti perplessità, e più che una sua divergenza rispetto alla linea Carròn, può apparire come la mossa di un politico che deve reinventarsi e ridarsi una fisionomia; sempre attento, però, a sfumarla il giusto perché non diventi davvero significativa (nessuna dichiarazione un po’ forte ed impegnativa, insomma, da parte sua).
Quanto alla sostanza e ai modi dell’impegno ciellino, è impossibile non vedere la differenza tra oggi e l’epoca in cui a guidare il movimento vi era don Luigi Giussani. Del resto Giussani era un professore di scuola: stare in prima linea era la sua caratteristica. Doveva rendere ragione, ogni giorno, ai giovani del suo tempo, della fede, e di una fede calata nella storia. Soprattutto in un’epoca, quale gli anni Sessanta, Settanta ecc., in cui la storia procedeva velocissima e la Chiesa si trovava sfidata sotto ogni aspetto: teologico, filosofico, morale…
Cl nasce nell’impegno politico nel senso più lato e nobile del termine. Qui la sua forza. Mentre il mondo avanzava le sue ricette, metteva in soffitta o in cantina il messaggio cristiano, considerandolo scaduto, inattuale, vecchio, Giussani fece il possibile per mostrare che l’incontro con Cristo non va rinchiuso in sagrestia, ma riesce a vivificare la vita quotidiana, il qui ed ora, senza esaurirsi in esso.
Cl è stata per anni, grazie alla forza e al fascino di Giussani, l’unico movimento capace di unire pensiero ed azione.
Pensiero: Cl è stata quasi l’unica forza cattolica presente nelle università, capace di rilanciare una cultura cattolica, in campo musicale, artistico, poetico, scientifico… Vengono in mente i classici dello spirito cristiano, la collana di cd musicali curata da Giussani stesso, il meeting di Rimini, il settimanale il Sabato, il mensile 30 Giorni, la collaborazione con Russia Cristiana… Per anni Cl, unico tra i movimenti ecclesiali, ha avuto una presenza significativa in campo medico e bioetico (Medicina & persona) e in campo scientifico (le mostre del meeting e tante altre attività). Molti ricordano quanto sia stato essenziale il contributo proprio di medici di Cl nella campagna referendaria del 2005 e in generale nella nascita di Scienza & Vita.
Azione: fedele allo spirito di don Giussani, alla sua “caritativa”, i ciellini hanno sempre voluto impegnarsi in opere di carità, nell’educazione (attraverso la costruzione di scuole e tanto altro), in politica, in campo economico…
Pensiero e azione hanno reso Cl un movimento attraente, e, come è inevitabile, anche combattuto.
Il potere accetta i cristiani che fanno carità, e assistono il prossimo; non tollera quelli che vanno oltre. Certamente, se una fede in sacrestia appassisce piano piano e diventa ininfluente, una fede attiva, partecipe, impegnata, può portare anche a degli incidenti di percorso. I cattolici non sono impermeabili al fascino del potere; non sono privi di peccato originale.
Il coinvolgimento di Cl in politica ha portato frutti importantissimi, testimoniati ancora oggi dal primato lombardo in numerosi campi, ma anche corruzione, compromessi… Che sono sempre stati amplificati e utilizzati da una certa stampa, per gettare discredito su tutta Cl, e in generale sull’impegno cattolico.
Qui, con la caduta di Formigoni, e con la fine della guida di don Giussani, si situa, a parere di chi scrive, la mutazione genetica di CL. Assai visibile, per es. nelle lettere di don Carròn al quotidiano Repubblica: quasi fosse necessario che il successore di don Giussani dovesse chiedere scusa per il tradimento degli ideali cristiani da parte di alcuni uomini di Cl, al più anticristiano dei quotidiani italiani! Alla più forte agenzia del pensiero unico nichilista del nostro paese.
Mutazione genetica, si aggiunga, che si poteva intravedere già diversi anni fa, osservando i cambiamenti avvenuti al Meeting, sempre più passarella di politici, a guida CDO, e sempre meno luogo sì di dibattito politico-parlamentare, ma anche di dibattito politico in senso più ampio e di espressione di una cultura controcorrente e alternativa.
Ma solo chi è interno al movimento, potrà spiegare meglio agli esterni come noi, perché Giorgio Vittadini, che della CDO è stato l’anima per tanti anni, sia oggi accanto a Carròn nel disimpegno e nel tenersi lontani dalla testimonianza di piazza e dalla battaglia sul gender.
Se proprio un passo indietro occorreva farlo, dopo alcuni scandali, forse il primo gesto di purificazione andava fatto a partire dalla politica vera e propria e dall’impegno in campo economico. Sganciare in parte Cl come movimento, dalla politica partitica e da certi interessi, avrebbe potuto anche essere auspicabile, senza per questo suonare la ritirata su tutta la linea (non sporcarsi le mani, perché non si fa nulla, è troppo poco).
Ma il disimpegno dinnanzi a una manifestazione di popolo, a difesa della famiglia, contro quasi tutta la politica, i media, e i poteri mondani, non solo non è segno di coraggio (anzi!), non solo è contro la storia di impegno di Cl, ma non ha nulla a che vedere con una auspicabile purificazione interna.
Sembra, piuttosto, un messaggio di resa. Forse mons. Negri, parlando del tintinnio dei 30 denari, in una intervista a La Nuova Bussola quotidiana, che da un ciellino è diretta, voleva dire proprio questo.
C’è quasi da aspettarci, da parte di Vittadini o Carròn, una lettera a Repubblica: “Visto che siamo diventati bravi? Un tempo eravamo tra i primi ad impegnarci, oggi non disturbiamo più”.
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