Due coniugi ci scrivono per rendere la loro testimonianza di apertura alla vita.
«Quando ti sei sposato, Dio ha deciso quanti figli ti deve dare!». Con questa frase, Padre Pio era solito ammonire e rimproverare i suoi figli spirituali in materia di regolamentazione delle nascite. La “sua” era una vera e propria famiglia numerosa che vedeva nel matrimonio un difficile ma proficuo strumento di santificazione; ogni rifiuto volontario a collaborare alla creazione di Dio, implicava un passo in più verso la dannazione. Ecco la testimonianza di una sua figlia spirituale, Maria Ravagni Malaguti: “Sposata, mi ritenevo ben preparata in coscienza sui doveri del matrimonio cristiano. Nel ’51 la prima bambina, con parto difficile, ma superato bene. Nel ’53 la seconda con blocco renale, e complicazioni per cui il medico prescrive: «Niente figli, perché un terzo figlio può costare la vita». Si viene col marito a San Giovanni Rotondo da Padre Pio, che mentre mi passa accanto mi pone la mano sulla testa. «Padre – gli dico – Padre, ho due bambine, i medici mi dicono che se ne avrò un terzo morirò. Io non voglio peccare, ma non voglio morire». Padre Pio risponde: «Prendete tutti quelli che il Signore vi manda». Il Signore mi donò infine cinque figli”.
Le sue parole sono in pieno accordo con la dottrina della Chiesa, da sempre e per sempre immutabile. Dal passo biblico di Genesi 1,28 – «Siate fecondi e moltiplicatevi» – all’esortazione apostolica di Giovanni Paolo II Familiaris Consortio (1981), il richiamo è sempre lo stesso: unione indissolubile fra uomo e donna, in vista della prole. Parlare al passato, in questo caso, non ha senso perché la testimonianza delle numerose famiglie sorte dalla direzione spirituale del santo di Pietrelcina è viva e, appunto, vegeta ancora ai giorni nostri! Tuttora, nel mondo, coppie di sposi si sentono discepole di tali insegnamenti, consapevoli di remare controcorrente, in una società ormai secolarizzata e laicizzata. Anche all’interno della stessa Chiesa regnano arbitrio e confusione in materia di morale coniugale… eppure i documenti dei pontefici e gli esempi dei santi parlano da sé. Cosa dire di una Santa Gianna Beretta Molla, morta per le conseguenze del suo quarto parto, lei che pregava ogni giorno il Signore per ottenere il dono della maternità? Dei coniugi, già beati, Beltrame Quattrocchi? Dei coniugi Manelli, servi di Dio?
Le famiglie numerose sono sempre state segno di una Chiesa destinata all’eternità anche terrena: «Guarda in cielo e conta le stelle, se riesci a contarle: tale sarà la tua discendenza» (Gn 15,15). Forti, e decisamente attuali, le parole di Sant’Agostino: «Pertanto, l’unione dell’uomo e della donna fatta con l’intenzione di generare è il bene naturale del matrimonio. Ma di questo bene fa un cattivo uso colui che se ne serve come le bestie, con l’intenzione cioè rivolta al piacere libidinoso, anziché alla volontà di procreare» (Le nozze e la concupiscenza). I genitori cristiani devono pensare a generare figli di Dio, cittadini destinati al Paradiso, senza se e senza ma: «i genitori cristiani intendano inoltre che sono destinati non solo a propagare e conservare in terra il genere umano; anzi non solo a educare comunque dei cultori del vero Dio, ma a dare prole alla chiesa di Cristo, a procreare concittadini dei santi e familiari di Dio (cf. Ef 2,19), perché́ il popolo dedicato al culto del nostro Dio e Salvatore cresca ogni giorno più̀» (Pio XI, Casti Connubii). Tutto unicamente secondo la volontà di Dio. Questo è il concetto di paternità responsabile: coraggiosamente accogliere tutti i “doni” che Dio vuol donare. All’apertura illimitata alla vita, non mancherà certo mai l’aiuto sollecito della Provvidenza e chi vi scrive lo sperimenta ogni giorno. «A questo livello si vive la vera e propria santità, con un esercizio eroico dei doveri inerenti alla missione matrimoniale […] Se io credo che il Signore della vita è Dio, che Lui è mio padre, che un figlio nasce sulla terra per volontà di Dio, che ha una missione da compiere e un destino di vita eterno, non avrò difficoltà ad essere aperto alla vita: può Dio, che è mio Padre, volere il mio male? Può farmi nascere un figlio senza aiutarmi a provvedere a lui?» (don Leonardo M. Pompei, Sacramentum Magnum).
Se oggi camminare verso la santità coniugale significa essere come i conigli, beh, noi, e tanti altri, siamo dei fieri conigli cristiani, pronti ad accogliere con responsabilità e piena coscienza tutti i figli che il Signore vorrà ancora donarci.
Una famiglia come tante