Un esordio a tinte plumbee quello di Roberto Marchesini, che debutta nella narrativa con un poliziesco ambientato nella grigia e gelata Milano di fine anni Settanta (gli anni della strategia della tensione, degli anni di piombo, del terrorismo politico): Nebbia di piombo (Edizioni Gondolin, 12 €) parte dal ritrovamento del cadavere di un giudice, proprio davanti alla sua porta di casa. L’omicidio è chiaramente opera di un professionista (ovviamente senza volto e senza nome, che ha bloccato la strada con un’automobile e ha fatto
fuoco mirando direttamente al cuore) e tutto sembra collegare il delitto all’escalation di violenza di quegli anni, soprattutto alla luce delle simpatie di sinistra del magistrato. L’indagine è affidata al Maresciallo Antonio Pavan dell’immaginario Nucleo Operativo della Compagnia di Milano Cagnola, chiamato a scoprire la verità tra infiltrati, depistaggi e poteri oscuri (chi è il Grande Vecchio che comanda da dietro le quinte?), ma soprattutto a confrontarsi con una realtà apparentemente priva di senso e valori di riferimento (quello evocato è un vero e proprio spaccato di sordidezza esistenziale). Con uno stile asciutto e senza fronzoli, Marchesini rievoca lo smarrimento delle certezze di quegli anni attraverso i turbamenti del suo protagonista, un carabiniere tutto d’un pezzo che non riesce a capire il marasma politico-sociale nel quale si trova a vivere e, ancora di più, che ci sia qualcuno, all’interno dell’Arma, che non si fa bastare le certezze assicurate dalla divisa e può invece nutrire comprensione e simpatia per dei giovani contestatori. I personaggi sono credibili e ben delineati, e le dinamiche tra di loro sono convincenti, soprattutto all’interno del Nucleo Operativo dei Carabinieri, con le sue macchiette in stile commedia all’italiana. Un bel giallo che sa creare un clima coinvolgente e fa capire un po’ di più la nostra storia e la situazione odierna.
Roberto Marchesini, Nebbia di piombo, edizioni Gondolin, pagine 144 € 12,00