Da Bologna con amore: fermatevi

Oggi, sabato 15 marzo, sul quotidiano il Foglio è uscita una lunga e ricca intervista al Card. Carlo Caffarra, Arcivescovo di Bologna e primo preside del Pontificio Istituto Giovanni Paolo II per studi sul matrimonio e la famiglia. Il tema, ovviamente, è quello del dibattito sulla pastorale famigliare. Libertà e Persona pubblica due risposte che sono parte dell’intervista concessa dal Cardinale al Foglio.

Il Card. Muller ha detto che è deprecabile che i cattolici non conoscano la dottrina della chiesa e che questa mancanza non può giustificare l’esperienza di adeguare l’insegnamento cattolico allo spirito del tempo. Manca una pastorale familiare?

“E’ mancata. E’ una gravissima responsabilità di noi pastori ridurre tutto ai corsi prematrimoniali. E l’educazione all’affettività degli adolescenti, dei giovani? Quale pastore d’anime parla ancora di castità? Un silenzio pressochè totale, da anni, per quanto mi risulta. Guardiamo all’accompagnamento delle giovani coppie: chiediamoci se abbiamo annunciato veramente il Vangelo del matrimonio, se l’abbiamo annunciato come ha chiesto Gesù. E poi perchè non ci domandiamo perchè i giovani non si sposano più? Non è sempre per ragioni economiche come solitamente si dice. Parlo dell’occidente. Se si fa un confronto tra i giovani che si sposavano fino a trent’anni fa e oggi le difficoltà non erano minori rispetto ad oggi. Ma quelli costruivano un progetto, avevano una speranza. Oggi hanno paura e il futuro fa paura; ma se c’è una scelta che esige speranza nel futuro, è la scelta di sposarsi. (…)

Uno degli assunti più citati da chi auspica un’apertura della Chiesa alle persone che vivono cosiddette irregolari è che la fede è una ma i modi di applicarla alle circostanze particolari devono essere adeguati ai tempi, come la chiesa ha sempre fatto. Lei che ne pensa?

La Chiesa può limitarsi ad andare là dove la portano i processi storici come fossero derive naturali? Consiste in questo annunciare il Vangelo? Io non lo credo, perchè altrimenti mi chiedo come si faccia a salvare l’uomo.

Le racconto un episodio. Una sposa ancora giovane ha detto che vive nella castità, ma fa una fatica terribile. Perchè, dice, “non sono una suora, ma una sposa normale”. Ma mi ha detto che non potrebbe vivere senza eucaristia. E quindi anche il peso della castità diventa leggero, perchè pensa all’eucaristia.

Un altro caso. Una signora con quattro figli è stata abbandonata dal marito dopo più di venti anni di matrimonio. La signora mi dice che in quel momento ha capito che doveva amare il marito nella croce, “Gesù ha fatto con me”. Perchè non si parla di queste meraviglie della grazia di Dio? Queste due donne non si sono adeguate ai tempi? Certo che non si sono adeguate ai tempi. Resto, le assicuro, molto male nel prendere atto del silenzio, in queste settimane di discussione, sulla grandezza di spose e sposi che, abbandonati, restano fedeli.

Ha ragione il professor Grygiel quando scrive che a Gesù non interessa molto cosa pensa la gente di lui. Interessa cosa pensano i suoi apostoli. Quanti parroci e vescovi potrebbero testimoniare episodi di fedeltà eroica. Dopo un paio di anni che ero qui a Bologna, ho voluto incontrare i divorziati risposati. Erano più di trecento coppie. Siamo stati assieme un’intera domenica pomeriggio. Alla fine, più di uno m’ha detto di aver capito che la Chiesa è veramente madre quando impedisce di ricevere l’eucaristia, comprendono quanto sia grande il matrimonio cristiano, e bello il Vangelo del matrimonio”.

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Autore: Libertà e Persona

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