Pubblichiamo un dossier sull’affare dei Francescani per fare chiarezza su ciò che sta accadendo.
Premessa: Non siamo di quelli che negano che in una famiglia religiosa possano esistere dei problemi. Neppure neghiamo che questi problemi possano toccare i Francescani dell’Immacolata. Siamo ben lontani dalla visione manichea e dalle letture superficiali della realtà. I Francescani dell’immacolata hanno avuto per anni tante difficoltà, e sono stati spesso relegati ai margini della Chiesa sin dalla loro fondazione. L’impronta tradizionale, la chiarezza della dottrina, la scelta di una povertà forte ecc. non erano certo ciò che piaceva a certi ambienti ecclesiastici.
Con Benedetto XVI molte cose sono cambiate e la congregazione ha cominciato ad essere sempre più apprezzata. Vescovi e cardinali si sono accorti dei Frati, e anche il loro contributo teologico ha trovato tanti estimatori (di qui l’accesso di padre Stefano e padre Lanzetta all’Osservatore Romano…). Proprio negli anni di Benedetto sono successe molte cose: una rilettura del Concilio che, senza negarlo, ne mettesse in luce alcuni limiti (cosa fatta più volte da Benedetto XVI stesso), e il Motu proprio del 2007 che liberalizzava la messa in latino. Padre Manelli e molti frati hanno seguito con entusiasmo queste “novità”, e certamente questo può aver creato delle difficoltà: in una grande famiglia non tutti vanno alla stessa velocità; non tutti hanno la stessa sensibilità; non sempre i superiori, anche ottimi, azzeccano ogni scelta e ascoltano i giusti consigli; non sempre sono sufficientemente prudenti e non frettolosi… Ci possono essere stati passi affrettati, qualche scivolata, qualche errore di alcuni superiori, di alcuni frati… cose, diciamo così, che succedono nelle migliori famiglie. Cose cui si può cercar di porre rimedio in vari modi.
Un piccolo gruppo di ribelli (5 per la precisione coolro che hanno fatto ricorso alla Congregazione dei religiosi), è andata allo scontro con il fondatore e con il Consiglio generale. Avevano dei motivi? Si può immaginare di sì. Anche Lutero aveva dei motivi. Avrebbe potuto proporre una riforma della Chiesa perché fosse più fedele a sé stessa; invece preferì “rifare tutto”, disfare tutto, cambiare tutto… e fece solo del male. Distrusse e basta.
E’ opinione di alcuni di noi che la ribellione abbia trovato una sponda astuta, doppiogiochista, in un frate, padre Alfonso Bruno, abile nel presentarsi come mediatore presso alcuni (quelli più vicini al fondatore), come ribelle, invece, presso i ribelli. Questo frate aveva ruoli di prestigio, amicizie, frequentazioni, che gli hanno permesso di rendere l’accusa forte, convincente, presso Roma; ma lo hanno anche portato a scegliere la via dello scontro duro, prima sotterraneo, poi sempre più evidente.
Padre Bruno, prima di venire nominato segretario generale, ha giocato più partite, in svariati campi. Questa è stata, a nostro avviso, la colpa maggiore. Aveva anche, talora, delle ragioni? Può senz’altro essere. Non molte, però, crediamo. Ma aveva anche avuto già da tempo vari scontri interni, sulla politica, su certi modi di intendere il rapporto con il mondo… mai era stato, per questo, “fatto fuori”.
Quello che di tutta la vicenda stupisce è la marea di calunnie e di doppi giochi, che non sono affatto giustificati, come qualcuno vorrebbe, dagli eccessi di parte avversa. Su certi blog “tradizionalisti” sono comparse analisi “filo-Manelliane” dei fatti errate, o eccessive, o addirittura nocive? Alcune sì. Ma questo non toglie nulla alla gravità del comportamento assunto dai ribelli (cioè da frati, chè i commenti degli esterni contano quello che contano…).
Qualcuno ha spinto troppo sulla messa in latino, senza però mai negare il bi-ritualismo? Può darsi, ma ciò non giustifica l’aver fatto passare sui media l’idea che lo scontro vertesse su una imposizione “esclusiva” –mai avvenuta- ai frati, del Vetus Ordo. Non giustifica l’aver utilizzato un famoso sito di vaticanisti come cassa di risonanza per imporre sempre la propria visione. Vi erano problemi interni? Sì, ma padre Bruno ha volutamente falsificato i dati dell’indagine vaticana, ingigantendo oltre misura tali problemi, pur di accreditare la svolta, incentrata sul suo nuovo ruolo.
Lui che contro i metodi e le conclusioni di quella indagine aveva firmato una lettera molto chiara…
C’erano visioni differenti su altre questioni (pro vita ecc)? Sì, ma padre Bruno ha sempre cercato di portare la Congregazione dalla sua con la furbizia, con la calunnia e la maldicenza, sfruttando le sue relazioni curiali e mediatiche. Anche contro l’intero Consiglio.
Si possono risolvere dei problemi interni, pur reali, in questo modo? No
Di seguito una ricostruzione dei fatti.
1) Buona parte dello scontro si è giocato sul far credere che la questione stesse tutta, dicesi tutta, sulla imposizione della messa latina a tutti i frati. Lo hanno fatto prima i ribelli, generando reazioni, di parte avversa, anche scomposte (ma talora anche ineccepibili sul piano, per esempio, canonico).
A tal riguardo può servire questo articolo: “Il frate mediatico”
La questione Francescani dell’Immacolata tiene ancora banco. Analizzerò, a riguardo, soltanto gli articoli su Vatican Insider, sito peraltro lodevole per apertura e molteplicità di vedute offerte. Il primo compare il 30/7/2013. L’intervistato è padre Alfonso Bruno, responsabile della comunicazione della congregazione. Egli afferma tra l’altro che “in un sondaggio condotto durante la visita apostolica la stragrande maggioranza dei membri dell’ordine si erano detti non d’accordo con la celebrazione esclusivamente della messa antica”. E’ evidente quello che si vuole lasciar intendere: l’esistenza di un qualche tentativo di imporre l’uso, “esclusivamente”, del rito antico, cosa che, lo vedremo, non è. Il 2 agosto, sempre su Vatican Insider, si legge che “il fondatore e superiore generale, padre Stefano Manelli, aveva imposto a tutte le comunità dei Francescani dell’Immacolata l’uso esclusivo della forma straordinaria della liturgia, cioè il rito antico”. Stessa calunnia; stessa fonte?
All’ articolo rispondono i Frati in una lettera a Vatican Insider del 3 agosto, nella quale si legge: “È nostro dovere rispondere che in realtà, P. Stefano non solo non ha mai imposto a tutte le Comunità F.I. l’uso – tanto meno l’uso esclusivo – del Vetus Ordo, ma non vuole nemmeno che ne diventi l’uso esclusivo, e lui stesso ne ha dato l’esempio celebrando ovunque secondo l’uno o l’altro Ordo”. Chi conosce i Frati sa bene dove stia la verità: bi-ritualisti, celebrano per lo più secondo il nuovo rito.
Il 3 agosto Tornielli, torna sulla questione e svela “la verità”: “Il problema all’interno dei Francescani dell’Immacolata è che i superiori avevano di fatto esteso l’uso dell’antico rito con una circolare interna, senza una discussione messa ai voti nel capitolo generale”. Falso. Tanto più che Tornielli cita a suo sostegno il Motu proprio, il quale dice chiaramente che la decisione dell’adozione del Vetus ordo spetta ai Superiori maggiori (cioè proprio a padre Manelli) e non al capitolo generale! La battaglia mediatica continua.
Il 6 agosto Tornielli ospita padre Apollonio, Procuratore Generale dei Francescani dell’Immacolata, unico portavoce ufficiale della congregazione (ciononostante, mai sino ad ora interpellato), il quale chiarisce l’intento del fondatore: “promuovere il Vetus Ordo all’interno dell’Istituto, accanto al Novus Ordo, secondo quanto stabilisce il Motu proprio Summorum Pontificum e l’Istruzione Universae Ecclesiae”. Non serve. Tornielli ritorna sull’argomento l’8 agosto e mette in dubbio varie affermazioni di padre Apollonio, snocciolando dati e fatti che non gli possono derivare che da un’unica fonte: quello stesso padre Bruno che qualche giorno prima, in Brasile, si è fatto fotografare, proprio con Tornielli, ed ha subito postato, su facebook, il segno della proficua amicizia. L’accusa di Bruno è chiara: i 5 ribelli hanno ragione, perché padre Manelli ha cercato di imporre a tutti la posizione “tradizionalista” (termine con il quale si bollano e si condannano anche posizioni molto diverse, con notevole qualunquismo). All’articolo i frati rispondono su Immacolata.com: “I Frati FI non sono nati in area tradizionalista e non sono finiti in area tradizionalista. Sono nati in area tradizionale e ci sono rimasti fino ad oggi…Non è vero che i cinque frati che sono all’origine della contestazione che ha portato al commissariamento dell’Istituto siano stati puniti. I Frati che hanno chiesto il commissariamento sono una netta minoranza rispetto alla totalità dell’Istituto”.
A questo punto, il 5 di settembre, la novità: mentre Padre Manelli, il fondatore, ha scelto, da subito, giustamente, la via dell’obbedienza alla Chiesa, e del nascondimento, il Bruno, dopo intensa campagna mediatica, diventa segretario generale. Padre Apollonio? Spedito in Portogallo…
Finita? No. Tornielli ospiterà altre due volte padre Bruno: la prima invitandolo tra il resto a smentire le accuse da me formulate sulla Nuova Bussola. Chi legga accusa e smentita, capirà facilmente dove sta la verità (tanto più che Bruno finalmente ammette l’ ostilità, prima negata, verso un evento, la marcia per la vita, benedetta da vescovi, cardinali, da papa Francesco e da una partecipazione di sigle la più pluralista possibile). Poi, il 24 settembre, T. presentata i dati della indagine sui Francescani, e, adottando una lettura semplicistica e molto imprecisa (come sommare, per esempio, i frati che, per vari motivi, chiedono un commissariamento, con quelli che chiedono un Capitolo Generale Straordinario?), commenta un documento compromettente per padre Bruno, pubblicato in rete: il ricorso alla Congregazione per gli Istituti di Vita Religiosa, contro il “modo con cui erano state condotte la visita apostolica e il questionario”, firmato dall’intero Consiglio, Bruno compreso!
Senza accorgersi del cattivo servizio al suo informatore, il vaticanista scrive: “Subito dopo averla firmata su sollecitazione dei superiori, padre Alfonso Bruno aveva infatti fatto sapere immediatamente alla Santa Sede di non condividerla”. Oibò, che strano frate: all’interno uno, in Vaticano un altro… Il cardinale Braz de Aviz pensa davvero che, con i suoi doppi giochi, sia l’uomo giusto per la riconciliazione? (Il Foglio, 26 settembre 2013)
2) La vicenda dei dati, passati da padre Bruno a Tornielli (il quale con leggerezza si è fidato della interpretazione, “interessata”, degli stessi). L’analisi di Lorenzo Bertocchi: https://www.libertaepersona.org/wordpress/2013/09/in-verita-in-verita-vi-dico-la-verita-sul-commissariamento-dei-francescani-dellimmacolata
Una postilla: all’indomani del commissariamento padre Bruno dichiarò che “più dell’80 % dei frati apprezza l’intervento della Chiesa”, cioè il commissariamento; vedi Catholic News Agency, 30 luglio. Poi negò di averlo detto; infine il 24 settembre ha pubblicato sul sito ufficiale dei Frati, di cui è ora il “padrone” il dato manipolato in cui sembrerebbe che oltre il 70 % dei frati siano per il commissariamento o quasi. C’è coerenza e costanza nel modo di agire falsificando la realtà.
3) La questione Marcia per la Vita: testimonianza http://www.lanuovabq.it/it/articoli-chi-divide-i-francescani-dellimmacolata-7259.htm
Alle accuse circostanziate (di calunnia e di doppio gioco), la risposta di padre Bruno, a Tornielli. Anzitutto il titolo e il sottotitolo, menzogneri e calunniosi:
«I Francescani dell’Immacolata sotto attacco di lobby esterne» di Andrea Tornielli da Vatican Insider del 18.09.2013 Intervista con il nuovo segretario generale padre Alfonso Bruno, accusato di «tradimento» da alcuni gruppi tradizionalisti.
Questa la risposta di padre Bruno:
“Mi insospettisce la comune accusa di “Corrispondenza Romana” di Roberto De Mattei e la testimonianza di Francesco Agnoli, mai incontrato personalmente, dove si parla di una mia presunta dissociazione alla cosiddetta “Marcia per la Vita” organizzata da due anni, dalle stesse persone. La critica o l’accettazione di tale evento non è pertinente alla situazione del commissariamento dell’Istituto o alla valutazione della mia moralità o ancora della mia fedeltà al fondatore. In tale marcia, tuttavia, avevo effettivamente rilevato il difetto di essere nata sotto il segno di una volontà di contestazione verso di chi già lavorava per la vita. Ognuno ha il diritto di esprimersi con libertà. In virtù di questo principio, si sbagliavano e si sbagliano queste persone se temono che scoraggi l’organizzazione di pullman di frati, suore e laici a noi legati, per marciare su Roma. Il successo o l’insuccesso di questi eventi, significativi ma non esaustivi alla difesa della vita e alla lotta contro l’aborto, dipende dal buon giudizio di ognuno”. (http://vaticaninsider.lastampa.it/inchieste-ed-interviste/dettaglio-articolo/articolo/francescani-dellimmacolata-27941//pag/1/).
Si nota: padre Bruno non risponde a nessuna delle accuse precise (di aver calunniato presso i fedeli e padre Manelli i promotori della marcia, di aver fatto il doppio gioco…). Ammette finalmente la sua opposizione ad una marcia che ha visto il plauso e la partecipazione di vescovi, cardinali, l’elogio di papa Francesco… la partecipazione di sigle di ogni tipo e di dirigenti nazionali e locali del Movimento per la Vita…
Però, nell’ambiguità falsificatoria che gli è propria, prima parla di “presunta dissociazione”, sempre fin qui negata, poi, contraddicendosi, ammette, minimizzandola, la sua ostilità: “avevo effettivamente rilevato il difetto …” . Per il resto tenta solo di confondere ancora una volta le acque, mettendo insieme le accuse di Agnoli (membro del Comitato Marcia) con quelle di de Mattei (presidente CR), su altri temi ed altri argomenti.
Ma non è finita. Chiede Tornielli: “Alcuni siti e blog hanno polemizzato con le domande contenute su quel questionario”… Risponde padre Bruno:
“Le domande sono state lette dal Visitatore apostolico all’allora Procuratore generale, padre Alessandro Apollonio. Oltre alla sua tacita approvazione, è stato lo stesso confratello padre Apollonio che suggerì al Visitatore l’inserimento di quattro domande a scelta multipla sulle eventuali risoluzioni che i frati prospettavano; l’ultima di essere era proprio il commissariamento. Il questionario è stato promulgato e distribuito senza nessuna contestazione o riserva. Il provvedimento di commissariamento è dovuto scattare in seguito ai risultati del questionario stesso. Solo a partire da quel momento la sua formulazione è stata oggetto di contestazione e critiche. Posso immaginare che se non ci fosse stata la Sede Apostolica vacante, già a fine febbraio o inizio marzo, saremmo incorsi nel provvedimento in atto. Vorrei infine aggiungere che ogni indagine è una ricerca della verità a cui non si può applicare il metodo maggioritario; conta l’aderenza della narrazione alla verità, anche se un solo soggetto denunciasse un abuso. Credo tuttavia in un’alta percentuale di frati che hanno manifestato disagi e, per il mio ruolo istituzionale, ho saputo recentemente di relazioni scritte e testimonianze comprovate e incrociate di religiosi, religiose, prelati e laici legati ai nostri ambienti”.
Attenzione: si dice che “l’ultima di esse (domande del questionario, ndr) era proprio il commissariamento”: perché padre Bruno non ha pubblicato e fatto pubblicare da Tornielli (che è stato ingannato?) la risposta chiara a questa chiara domanda? Perché ha sempre accorpato (http://www.immacolata.com/index. php/it/35-apostolato/fi-news/239-presentazione-dati-visita-apostolica ) la richiesta di un Consiglio generale straordinario (che esprimerebbe la volontà e la fiducia dei frati di risolversi i problemi in casa propria) con la richiesta di commissariamento (che esprime invece una critica ben più radicale e una chiamata all’esterno)?
Si rinoti infine la frase: “Solo a partire da quel momento la sua formulazione è stata oggetto di contestazione e critiche”. Padre Bruno finge di non aver mai condiviso tali critiche. E’ il 18 agosto.
La stessa sera del 18 il sito Fides et forma smentirà padre Bruno pubblicando la lettera (http://fidesetforma.blogspot.it/2013/09/lobby-tradizionalista-o-ipocrisia-degli.html ) già vista in cui la “contestazione e le critiche” sono firmate dal Bruno stesso!
Agli articoli e al dossier padre Bruno ha risposto sulla sua pagina Facebook. Ecco l’incipit del buon frate, piena di argomentazioni e dati (anzi, no, i dati non interessano più):
“Si moltiplicano, sui siti tradizionalisti, gli attacchi alla nuova dirigenza dei Francescani dell’Immacolata. Alcuni personaggi dimostrano di possedere la stessa caratteristica di certi piccoli esseri maligni che ci hanno fatto conoscere i cartoni animati del genere “horror”, dati incautamente in pasto ai bambini insieme con le patatine, le merendine ed il “pop corn”: cibi questi, che danneggiano il corpo delle giovani generazioni come i “catoons” esibiti sullo schermo danneggiano il loro spirito.Se un simile nutrimento fisico e spirituale viene elargito ai piccoli a causa del colpevole disinteresse dei genitori, è invece imputabile al masochismo degli adulti l’attenzione prestata a certi giornalisti, con il loro contorno di “blogger”; i quali poi sono dei giornalisti mancati, cui la fatidica “rete” offre l’occasione per vendicarsi delle loro frustrazioni professionali”. Non ci sarebbe nulla di male, se costoro non accentuassero gli istinti, le tendenze e gli “animal spirits” più degeneri: e come vi sono dei professionisti dell’informazione che si dilettano con lo “sbattere il mostro in prima pagina”, rovinando l’innocente padre di famiglia di turno per soddisfare il cannibalismo dei lettori, così i loro emuli elettronici “sbattono il mostro in rete”. Questa volta, il capro espiatorio prescelto dal branco non è un padre di famiglia, ma un Padre nell’accezione ecclesiastica del termine, vale a dire un religioso che vive la propria vocazione dedicandosi precisamente ai mezzi di comunicazione sociali, avendo assunto come modello di perfezione spirituale Padre Massimiliano Kolbe: si tratta di Padre Alfonso Bruno F.I.
Auguriamo al religioso italiano di non fare la stessa fine del suo confratello e collega polacco, ma lo “zeit geist” che si respira induce a temere una diffusione dell’odio simile a quello che animava i carnefici nazisti.
Dedichiamoci ora a passare in rassegna i vari esemplari della fauna dei detrattori di Padre Bruno, che si gettano sul malcapitato religioso come i cani da presa di una muta fanno sui grossi capi di selvaggina.
In prima fila, fa spicco per il suo acume (si fa per dire) tale Lorenzo Bertocchi, che si presenta quale studioso di Scienze Agrarie: disciplina per definizione non certo arida, ma dal momento che “la terra è troppo bassa” e costringe dunque il coltivatore a chinarsi – come solgono giustificarsi quanti abbandonano la zappa e il badile per dedicarsi al lavoro intellettuale – ecco l’insigne agrarista scegliere il suo “violon d’Ingres” ed invadere il terreno (è il caso di dirlo) delle scienze religiose. Le quali costituiscono un campo (è di nuovo il caso di dirlo) vastissimo, dalle varie branche della Teologia alla Patristica, dall’Esegesi Biblica al Diritto Canonico, dalla Missionologia alla Musica Sacra, e via dicendo.
Il Bertocchi, però, da autentico Leonardo da Vinci quale si sente – un tempo si usava il termine più burlesco di “tuttologo” – si getta sul caso dei Francescani dell’Immacolata per sottoporlo al suo spietato acume di studioso. E lo fa partendo dal Diritto Canonico, cui egli applica però le categorie del Diritto Pubblico.
L’Istituto cui egli dedica la propria attenzione è stato commissariato dalla Santa Sede, ma – eccepisce il Bertocchi – “la gran parte dei Frati non ha voluto il commissariamento”.
Sembra di udire le vittime di un colpo di Stato: “Avevamo vinto le elezioni, ma un dittatore ha usurpato il potere”. L’asserzione del Bertocchi si riferisce al fatto che il Visitatore Apostolico, la cui indagine è stata alla base del successivo commissariamento, ha svolto una indagine conoscitiva tra i religiosi”.
Dopo una serie di insulti inutili, cattivi, sciocchi, la frasina rivelatrice:
“Qui non entriamo nel merito dei risultati, che i nostri lettori possono trovare in dettaglio sul sito degli stessi Francescani dell’Immacolata..”: fantastico! Tutta la battaglia era incentrata sui numeri. Tutto l’articolo di Bertocchi è una risposta elegante, senza cattiveria alcuna, alla falsificazione dei numeri. Padre Bruno, che sotto l’etichetta di tradizionalisti mette capre, cavoli e quant’altro, spiega: “non entriamo nel merito dei numeri…”!
E no, ora i numeri non contano più… Va bene, abbiamo capito… Ma l’uomo ha coraggio: riguardo allla lettera da lui firmata come ricorso, dopo essere stato beccato, scrive: “E’ invece accaduto che Padre Alfonso Bruno, dopo avere più attentamente valutato l’atto impugnato, è giunto alla conclusione che esso fosse legittimo: il che non scalfisce minimamente i diritti degli altri ricorrenti, contro i quali Padre Bruno non ha esercitato la minima pressione”.
Cioé: padre Bruno, prima firma, poi valuta (mentre dovrebbe essere il contrario); dopo di che spiega che lui non ha impedito a tutto il resto del consiglio di firmare. Capito? Non lo ha impedito. E come avrebbe potuto farlo?
Riprende nella sua foga sconclusionata e irrazionale: “Uscito ingloriosamente di scena il Bertocchi, subissato dai fischi e dai lanci di ortaggi degli spettatori….”. Iniziano gli insulti, ma nessuna risposta, agli altri…
Veramente elegante e raffinato, il frate… Per il resto, vi rimandiamo al testo integrale, perché fa capire molte cose: https://www.facebook.com/fratifrancescani.dellimmacolata.3?hc_location=timeline