Civiltà “resettata”

Al Gay pride di Palermo la ministra Idem e la Presidente Boldrini hanno dato il loro contributo di donne moderne. “Oggi parliamo di diritti – ha detto la Presidente – qui non vedo nè carnevalate, nè pagliacciate”.

Intanto Ignazio Marino, pur non andando al Roma pride, fa sapere: “sono con voi” e parla di “diritti non negoziabili”, giusto per fare il verso ai famosi “principi” di ratzingeriana memoria. A questo punto si potrebbe discutere sulla differenza che c’è tra “principio” e “diritto”, ma farlo, purtroppo, sarebbe come mettersi a pettinare le bambole, direbbe Bersani. Sì perché ormai, dopo la proposta di legge Galan (Pdl) sulle unioni per persone dello stesso sesso, la questione è archiviata. La destra non sa più cosa fa la sinistra e viceversa, sono tutti sulla stessa gaia barca e l’unico giaguaro che è stato smacchiato è quello del diritto naturale.

Secondo il ministro Idem l’Italia deve “approntare nuovi strumenti legislativi, ispirandosi alle buone prassi di altre nazioni”. In fondo basta affacciarsi al di là dalle Alpi per avere suggerimenti, peccato ci si dimentichi del fatto che sono sei mesi che in Francia continua un’ininterrotta protesta contro la legge Toubira per le unioni di persone dello stesso sesso.

Di fronte a questo panorama aspettiamoci presto che i nostri figli a scuola si trovino una bella settimana di iniziative – convegni, seminari, assemblee e riflessioni – per combattere la discriminazione contro giovani lesbiche, gay, bisex e trans (lgtb). Sarebbe interessante capire cosa si racconterà ai bambini, ma sono proprio queste le intenzioni manifestate dal ministro Idem a Palermo. D’altra parte basta guardarsi in giro per capire che nel Bel Paese dobbiamo aggiornarci ed educare i nostri figli a vivere il loro orientamento sessuale in piena libertà.

In Canada non si parla più di genitore naturale, ma di genitore legale, nel Massachussets non ci sono più moglie e marito, ma “parte A” e “parte B”, in Spagna “progenitore A” e progenitore B”, in Francia hanno appena tolto dal codice civile le parole “padre” e “madre”. Tutto ciò, in ultima battuta, per cancellare il significato di “maschio” e “femmina”, il vero obiettivo di tanta fantasia legislativa.

Fino ad ora qualcuno ribatteva che comunque c’era sempre bisogno di uno spermatozoo e un ovulo per poter procreare, sebbene con traffico di sperma e uteri in affitto, ma adesso qualche benpensante ha avanzato anche la possibilità tecnica di procreare a partire dalle potenzialità delle cellule staminali adulte. Il dott. Lawrence Alexander, sul quotidiano francese Le Monde, ha detto: “è già possibile fare un piccolo topo con due padri, il passaggio alla razza umana di queste tecniche è solo questione di tempo”. Concettualmente siamo già alla fabbrica di essere umani.

Da un lato si fabbricano, mentre dall’altro, nel caso in cui il prodotto non funzionasse al meglio, si propone l’eutanasia per bambini. In Olanda, infatti, è stata recentemente proposta dall’associazione dei medici, per bambini malformati o malati terminali. Della serie: come morire con il permesso dei genitori.

L’inganno più grande che il nostro tempo sta vivendo è quello che inietta nel corpo sociale dosi massicce di pietismo a buon mercato, una droga potente e seducente. Per le coppie dello stesso sesso si dice: “Si amano dategli dei bambini”; per i malati terminali: “Soffrono, fateli smettere”.

Nel primo caso suggerirei di guardare il corpo e riflettere sul fatto che i bambini per essere fatti hanno bisogno di un maschio e una femmina. L’amore romantico non basta, neanche per educare, dicono molte ricerche scientifiche. Nel caso dell’eutanasia, invece, bisognerebbe aver il coraggio di guardare oltre il corpo per interrogarsi su chi è un essere umano. Questi sembrano pensieri troppo antiquati, demodé, eppure, sono quelli che fino ad ora hanno contribuito a costruire la nostra civiltà. C’è ancora qualcuno disposto a difenderli? (La Voce di Romagna, 17/06/2013)

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