Il giochino di Prodi

di Giuliano Guzzo

«Non vorrei che si creasse un problema di emigrazione di massa, ma le posso solo dire che nella cosiddetta corsa per il Quirinale non ci si iscrive e non ci si deve nemmeno pensare», dice Romano Prodi ai microfoni di Servizio Pubblico dopo le pesanti critiche baresi del Cav alla sua candidatura quirinalizia. Una dichiarazione, ancora una volta, che letta con attenzione sa più di conferma che di smentita. Infatti l’atteggiamento Prodi, interessatissimo al Colle, è il seguente: io non sono interessato come nessuno dovrebbe esserlo. Tradotto: non ci si autocandida, guai, ma se proprio me lo chiedessero… Intanto in questi giorni, guarda caso, soggiorna non nell’amata Bologna bensì nella Capitale, dov’è stato pure immortalato a fare jogging.

Il punto è che sono già tanti, tantissimi – Bersani, Grillo, Vendola, Monti – coloro che lo sosterrebbero. Il Pd vuole il professore perché con lui da un lato avrebbe la possibilità di un (ennesimo) incarico esplorativo e d’altro lato, in caso di elezioni, e quindi di vittoria del centrodestra, almeno il Quirinale sarebbe al sicuro, come una roccaforte democratica e inespugnabile con la quale anche un votatissimo Berlusconi dovrebbe far i conti. Grillo e Vendola, al di là di note simpatie, si augurano che Prodi che la faccia per un’altra ragione: rivendicare la paternità della sua candidatura, così da tenere caldi i rispettivi elettorati. Monti invece lo sosterrebbe, oltre che per via di un’antica amicizia, come forma di riconoscenza per la regia che l’ex premier ebbe nella genesi del suo Governo nell’estate del 2011[1].

La cosa interessante e che non tutti sanno è che Prodi è stato così astuto, nei mesi passati, da tenersi buono pure Matteo Renzi (anche lui, oggi, suo supporter), che riceveva nella sua Bologna perfino durante le primarie del centrosinistra, esattamente come faceva con Pier Luigi Bersani. E pure la sua ultima smentita ricordata in apertura, unitamente a quelle del passato – «non è cosa», rispose in politichese all’uscita con cui Vendola, mesi fa, provò a candidarlo per il Quirinale – , conferma, abbiamo visto, una linea politica molto astuta, apparentemente distratta ma invece lucidissima. Per questo, come mesi or sono anche oggi temiamo che Prodi sia il favorito numero uno per il Colle. Se non ce la farà evidentemente vorrà dire che ci siamo sbagliati. Ma sarà uno di quegli errori per i quali, confessiamo, non ci sentiremo addolorati. Tutt’altro.

(fonte: giulianoguzzo.wordpress.com)

[1] http://giulianoguzzo.wordpress.com/2012/07/06/quando-e-nato-davvero-il-governo-monti/

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Autore: Libertà e Persona

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