di Paolo Deotto
Uno dei ritornelli frequenti nell’iperuranio frequentato dai salottieri chic e dai fedeli lettori di Repubblica è quello che dice: “Ora ci vuole una donna al Quirinale?”. Perché? Mah, non si sa. Come è noto, i Depositari della Verità, allocati nelle auree (in senso proprio) sfere, non hanno bisogno di spiegare ciò che dicono, appunto perché sono Depositari della Verità. Magari un plebeo potrebbe obiettare che l’importante sarebbe che le cariche dello Stato venissero ricoperte da persone serie e competenti, che si possono trovare sia tra gli uomini, sia tra le donne. La democrazia però non è il governo del popolo, bensì il governo degli illuminati che dispensano al popolo ciò che Loro, e solo Loro, sanno che va bene. Ergo, ora ci vuole una donna al Quirinale. Punto e basta.
OK. Passiamo al secondo punto. Chi è questa donna, così affidabile, seria, imparziale, esperta da poter ricoprire la carica di Presidente della Repubblica. Ma che domanda! Emma Bonino, è chiaro, no? Il plebeo non può che chinare il capo, tanto più che l’informazione cosiddetta libera (forse libera dall’impegno di dire la verità) gli spiega che la Bonino è una specie di Wonder Woman. Consideriamo inoltre che il plebeo comunque non può interferire in alcun modo sull’elezione del Presidente o Presidentessa della Repubblica, perché, con una curiosa piroetta logica, il Capo dello Stato, lo dice la costituzione, “rappresenta l’unità nazionale”, ma il popolo, ovvero la massa dei plebei (senza i quali non esisterebbe la nazione), è rigorosamente esclusa dal voto, che spetta al Parlamento a camere riunite, col surplus dei rappresentati regionali. Insomma, “Cosa loro”.
Bonino Wonder woman. Chi ne vuole conferma, vada a farsi un giro sul sito della personaggia, http://www.emmabonino.it/ ; potrà leggere una biografia lunga tre pagine, dalla quale si deduce che se il mondo è stato in piedi negli ultimi decenni, ciò è accaduto solo grazie a Emma Bonino.
Già. Però a questo punto, il plebeo, che non è necessariamente scemo, inizia a chiedersi: ma una persona che soffre di un narcisismo così scatenato, sarà del tutto a posto con la testolina? Si sa, una domanda tira l’altra. E allora, tra noi plebei, cerchiamo di capire meglio chi sia la signora Emma Bonino, classe 1948.
La signora esordisce nella vita pubblica con la fondazione, assieme ad altre/i complici, del CISA (Centro Italiano Sterilizzazione Aborto). In sostanza si tratta di un posto dove si praticano aborti, ossia si ammazzano bimbi nel grembo materno. Tanto famosa quanto ripugnante è la foto, che qui di seguito riportiamo, della Bonino che pratica un aborto con l’ausilio di una pompa da bicicletta.
Questa orrenda fotografia, che mostra Emma Bonino, ancor giovane, mentre esegue un aborto con l’ausilio di una pompa per bicicletta, non ha bisogno di commenti. Se sarà eletta al Quirinale, questa foto verrà posta nella parte centrale bianca del Tricolore?
Da subito la Bonino si palesa come una paladina dei “diritti”, in quella speciale accezione per cui diviene “diritto” ogni desiderio, anche il più malsano. Nella stessa ottica la parola “libertà” sta a indicare la libertà di fare tutto ciò che si vuole, ovvero la libertà di perdere quei limiti e quella ragionevolezza che, insieme all’anima immortale, fanno dell’uomo un essere superiore alle bestie.
Peraltro il motivo conduttore di questa “lotta” per libertà e diritti è la morte. La signora Bonino non si risparmia. Chi vuole uccidere il proprio figlio deve essere libera di farlo, perbacco! Ma perché dovrebbe avere dei limiti chi vuole drogarsi? Lottiamo quindi anche per difendere il sacro diritto del tossicomane; è molto più difficile adoperarsi per salvarlo dal suo vizio, fatalmente mortale. Invece, mentre il clima culturale è sempre più stralunato, si può contrabbandare per “lotta per la libertà” un atteggiamento sciagurato che è, a ben guardare, come quello di chi, vedendo un aspirante suicida, anziché cercare di salvarlo, gli dia un aiuto a gettarsi dal ponte o a premere il grilletto della pistola.
Il galoppo pro-morte non conosce sosta. Dal momento in cui si disprezza la vita, è più che ovvio che anche un diabolico inganno come la cosiddetta “eutanasia” divenga un diritto. L’eutanasia poi è anche un ottima scappatoia per quanti, anziché avere il coraggio e l’amore per farsi carico di un parente o di un amico sofferente, cercare di confortarlo, di stargli vicino, se ne vogliono liberare.
Il partito radicale, la “rosa nel pugno”, la “lista Bonino”, non sono che le diverse sigle sotto cui questa signora ha sparso li suo messaggio da incubo. La morte l’affascina e l’accompagna. E infatti, dov’è che si genera la vita, dove può prosperare l’amore e la crescita armoniosa dei giovani? In famiglia, è ovvio. Non a caso la signora Bonino ha un altro settore di “lotta” (mamma mia, quanto lotta!): lo sfascio della famiglia, per ottenere il quale un passaggio obbligato è l’affermazione dei “diritti” degli omosessuali. Però, poiché nessuno ha mai negato agli omosessuali i diritti che hanno tutti gli altri cittadini italiani, anche qui interviene lo stralunamento del linguaggio, la fondamentale truffa nell’uso delle parole. Divengono “diritti” le cose più assurde, prima fra tutte il “matrimonio” tra omosessuali. Quando si perde la ragione, perché si perde il contatto con la realtà (l’ideologia e l’abbandono di Dio portano alla pazzia), tutto può accadere. Così accade che si parli di cose assurde, e per queste cose assurde si rompano le scatole a mezzo mondo, ben sapendo, come già insegnavano grandi maestri di marketing come Lenin e Goebbels, che ogni bugia, ripetuta mille volte diventa una verità. Parlare di “diritto” al matrimonio tra omosessuali è come parlare di “diritto” per un cieco di iscriversi al Tiro a Segno o di “diritto” di un sordomuto ad essere ammesso alla Scuola di Canto del Teatro alla Scala.
Tutte queste faccende sarebbero solo innocue fesserie, folclore di chi non ha di meglio da fare, se non fossero il pane quotidiano che ci viene somministrato da anni, con la violenza tipica dei radicali, gruppetto di esagitati che non hanno mai raccolto più di un pugno di voti, ma che traggono la loro forza dalla convinzione di essere nel “giusto e vero” e da disponibilità economiche eccezionali.
Col paravento delle loro “attività umanitarie”, mentre lanciano campagne contro la fame nell’Africa, i radicali, Pannella e Bonino in testa, fanno da decenni un lavoro incessante di corruzione degli animi, ricorrendo senza scrupolo ad ogni mezzo. Ai tempi in cui infuriava la campagna per l’approvazione della legge sull’aborto, la famigerata 194, uno degli argomenti era quello di evitare che le donne morissero per gli aborti clandestini (quelli fatti con pompa da bicicletta andavano invece bene, erano igienici e democratici). Beh, in tale campagna si diffusero cifre tali per cui per anni sarebbero morte, in conseguenza di aborto clandestino, donne in numero ben superiore al totale delle donne in età feconda.
Ci sarebbe ancora tanto da raccontare su Emma Bonino, compresa la sua mai smentita partecipazione a quella grande mafia internazionale che risponde al nome di gruppo Bilderberg. Potremmo parlare della sua invidiabile posizione economica (pensioni da parlamentare europea e nazionale), in un’Italia che sta finendo alla fame. Potremmo parlare della sua partecipazione a quella formidabile macchina mangiasoldi che è il partito radicale, che non rappresentando quasi nessuno, riesce però ogni anno, anche con l’escamotage dei finanziamenti a “Radio Radicale”, a rastrellare svariati milioni di euro di danaro pubblico.
Ma questa non è che la prima puntata. L’argomento è interessante e merita ulteriori pagine, che saranno scritte anche, per il sollievo dei lettori, da colleghi più bravi di me.
L’argomento è interessante e importante perché dobbiamo fare il possibile e l’impossibile perché sia ben nota e conosciuta questa losca figura, e qualcuno magari provi un po’ di vergogna nel proporla come Presidente di un Paese civile e di grande tradizione come l’Italia. Se una Bonino dovesse rappresentare “l’unità nazionale”, ossia tutti noi, sarebbe giocoforza trovarsi di fronte al dilemma: o rinunciare alla cittadinanza o, meglio, eliminare la presidentessa. Parliamo di eliminazione in senso politico, a scanso di equivoci…
Intanto pensiamo che per tutti sia di grande utilità leggere due libri, entrambi scritti da Danilo Quinto, un uomo che ha dimostrato di possedere gli attributi, così fuori moda nella nuova era degli efebi sognanti, e dopo anni e anni di militanza nel partito radicale, di cui era tesoriere, è riuscito a liberarsi dall’abbraccio mortale di Pannella.
Il primo libro, ormai arcinoto, si intitola “Da servo di Pannella a figlio libero di Dio. Attraverso la più formidabile macchina mangiasoldi della partitocrazia italiana per arrivare a Cristo”. In questo libro si spiega il modus operandi dei radicali, sotto la guida illuminata di Pannella, e la loro voracità, e tante altre cose ancora, molto istruttive.
Ma ora Danilo Quinto ha terminato un altro libro, che sarà in vendita tra pochi giorni. Si intitola “Emma Bonino. Dagli aborti al Quirinale? Come si diventa un’icona laica della modernità e del potere”.
Entrambi i libro sono editi da Fede & Cultura, Verona.
Come vedete, si tratta di uno strumento utilissimo per conoscere meglio la personaggia che diversi incoscienti, per i più diversi motivi, da destra come da sinistra, sarebbero pronti a votare per la carica di Presidente della Repubblica.
Anche la plebe, alla quale noi tutti “non iniziati” apparteniamo, però ha diritto di rompersi le scatole, perché a tutto c’è un limite, e nessuno può imporre, come simbolo della Nazione, chi da sempre ha lavorato e lavora per distruggere ciò che di buono e santo c’è tuttora nel popolo italiano, che ha costruito la sua grandezza sulla Tradizione e che ora sguazza, suo malgrado, nella fogna del relativismo e del nichilismo.
Ci risentiamo presto, e non perdiamo la speranza di essere rappresentati al Quirinale da una persona civile. Potrebbe anche accadere. Di certo non accadrà se cederemo alla pigrizia e al fatalismo.