(pubblicato su “La Voce di Romagna” del 5/2/2013)
Sabato 2 febbraio, dopo una vera e propria maratona legislativa durata quattro giorni, l’assemblea nazionale francese ha approvato l’articolo 1 del progetto di legge conosciuto come “matrimonio per tutti”, ovvero l’apertura al matrimonio e all’adozione per persone dello stesso sesso.
La maggioranza, composta da socialisti, ambientalisti e sinistra radicale, ha votato compatta per realizzare una promessa su cui il presidente Hollande si era speso molto durante la campagna elettorale. Gli 800.000 francesi che il 13 gennaio scorso erano scesi in piazza per ribadire che “siamo tutti nati da un uomo e una donna” ed esprimere il loro “no” a questo progetto di legge, non hanno trovato ascolto. Al grido di “egalite, egalite!”, slogan ben conosciuto dai rivoluzionari francesi, è stato accolto in aula il momento fatidico dell’approvazione dell’articolo 1, articolo che modifica il codice civile specificando che “il matrimonio è contratto da due persone di sesso differente o dello stesso sesso”. Entro il 12 febbraio si arriverà ad approvare tutta la ventina di articoli che compone il progetto di legge, l’esito è praticamente scontato.
Gli organizzatori della protesta che portò nelle strade di Parigi centinaia di migliaia di persone, ricordano che questo progetto di legge apre la strada al problema della procreazione artificiale di esseri umani attraverso procreazione medicalmente assistita per coppie lesbiche, o mediante il ricorso all’utero in affitto per coppie omosessuali maschili. Infatti, la battaglia in aula si è ora concentrata su questo ulteriore passaggio che – secondo il ministro francese Dominique Bertinotti – sarà poi affrontato con una legge ad hoc entro il 2013.
Lo scenario che si apre è quello di esseri umani che si ritroveranno a crescere con due padri o due madri senza di fatto conoscere la loro madre o il loro padre che comunque avranno. Perchè contro questa legge fondamentale – “siamo tutti nati da un uomo e una donna” – non è proprio possibile andare, nonostante si voglia far passare “il cammello” del proprio “orientamento sessuale” attraverso “la cruna dell’ago” dell’identità sessuale di maschio e femmina.
Al di là di ogni possibile ragionamento, infatti, come si può barattare il diritto di un bambino ad avere un padre e una madre, con personalissime preferenze sessuali? Per fare un bambino occorre chiamare in causa un ovulo e uno spermatozoo, questo è un fatto reale incontrovertibile, mentre il proprio orientamento sessuale in ultima analisi rimane una questione tutta soggettiva. Allora, fermo restando il rispetto per le persone, resta da stabilire di cosa devono occuparsi il diritto e la politica. Della realtà, o delle preferenze del singolo? Scivolando lunga la china delle preferenze personali tutto può divenire possibile, anche la pedofilia.
Se la politica deve far progredire e sviluppare una società dovrebbe sapere che il bene comune non è la somma indistinta di tutte le preferenze soggettive, ma la difesa di ciò che è propriamente umano e che non possiamo stabilire a tavolino. Con i buoni sentimenti non si scalda l’inverno demografico che stiamo vivendo e che, tra pochi decenni, ci chiamerà a vivere in una specie di grande ricovero per anziani. Prima del “matrimonio per tutti” sarebbe meglio preoccuparsi della crisi della famiglia: cercasi disperatamente politici interessati al tema.