Secondo la fede cristiana l’umanità si divide tra due categorie di persone: chi è per Cristo e chi è contro Cristo. Nessuno può sottrarsi a questa scelta, anche chi non ha conosciuto o non conosce esplicitamente e coscientemente Cristo, perché comunque ognuno ha un rapporto con Lui, positivo o negativo. Infatti, come dice S.Giovanni, il Verbo illumina ogni uomo o manifestandosi apertamente come tale – e questi sono coloro che conoscono Cristo esplicitamente, i membri della Chiesa visibile – o manifestandosi attraverso varie mediazioni, come per esempio la voce della coscienza, la percezione naturale dell’esistenza di Dio, i saggi, i riti o i libri sacri di altre religioni, la sapienza filosofica, il rispetto per il prossimo, l’ideale della verità, della giustizia o della pace, l’inclinazione alla bontà, all’onestà, alla virtù, il desiderio della felicità o della beatitudine.
Infatti, come dice il Catechismo di S.Pio X, “l’uomo è creato per conoscere, servire ed amare Dio su questa terra e goder di Lui eternamente in paradiso”. Ma Cristo è appunto il Dio incarnato, Salvatore dell’uomo; e per questo ogni uomo, come membro della Chiesa, è creato per conoscere, servire ed amare Cristo su questa terra, e goder di Lui eternamente in paradiso. Così ogni uomo, per salvarsi, come ha detto il Concilio di Firenze (1442), deve appartenere alla Chiesa Cattolica, il che però può avvenire anche in modo inconscio e invisibile, per coloro che senza colpa non hanno avuto o non hanno la possibilità di entrarvi consciamente ed esplicitamente.
L’uomo dunque è creato per accogliere Cristo come Signore e Salvatore, ma questa accoglienza, questa unione con Cristo, questo vivere di Cristo nella grazia non discende necessariamente dal semplice fatto di essere uomini, non entra nell’essenza o nelle esigenze della natura umana come tale, come alcuni erroneamente credono, ma è effetto di una libera scelta e nel contempo della divina elezione o predestinazione, come dice Cristo: “molti sono i chiamati, pochi gli eletti”.
L’idea oggi diffusa che tutti si salvano è quindi un’idea falsa e pericolosa perché deresponsabilizzante: ci si convince di salvarsi comunque, anche se non ci si cura di liberarsi dai peccati e di esercitarsi nell’obbedienza alla legge divina, credendo che basti una vaga “fede” soggettiva o “atematica” priva di contenuti dogmatici e di un “amore” puramente emotivo, scisso dalla verità. La verità, invece, chiaramente insegnata dal Vangelo e da sempre insegnata dalla Chiesa è che tutti possono salvarsi, ma di fatto non tutti si salvano.
Come dunque insegna Cristo stesso, ogni uomo deve render conto davanti a Lui del proprio operato: al momento della morte (“giudizio particolare”) e alla fine del mondo, ossia al Ritorno (“Parusia”) di Cristo (“Giudizio universale”); nel primo giudizio, come singolo davanti a Dio; nel secondo, come membro della Chiesa e dell’universo.
Nessuno quindi può astenersi dal prender posizione davanti a Cristo, nessuno può dire che Cristo non gl’interessa, nessuno è esentato dal dover render conto a Lui, nessuno può tenersi fuori dal problema dell’incontro con Cristo, nessuno può credere che rifiutare Cristo sia privo di conseguenze o che non metta in gioco il proprio eterno destino (paradiso o inferno), nessuno può credere che per non andare all’inferno basti negar fede all’esistenza dell’inferno, nessuno può essere neutrale nei confronti del cristianesimo o addirittura, come fanno certi gnostici, ritenere di porsi da un punto di vista superiore o considerare come facoltativa l’adesione al cristianesimo, come se il non aderirvi non comportasse nessun problema.
Chiunque nutrisse idee di questo genere, non per questo potrebbe evitare di presentarsi davanti al tribunale di Cristo e subire le conseguenze di tali idee, conseguenze certo tutt’altro che piacevoli, ma giuste. Per amore o per forza, come dice S.Paolo (Fil 2,10), ogni uomo e tutto l’universo alla fine dei tempi saranno sottomessi a Cristo, Re dell’universo. Allora tanto vale che, se non per amore, almeno per sano interesse, prendiamo tutti sul serio la prospettiva cristiana vivendola con impegno, amore e sacrificio, certi che ci attende già da questa vita una divina felicità. Il cristianesimo non è un optional, nel supermercato delle religioni o delle Weltanschauung, tra altre possibilità di salvezza, di felicità o di affermazione dell’uomo: è l’unica via e di una felicità immensamente superiore quella che il più esigente di noi può immaginare.
Troppo spesso nella nostra società e persino da certi cristiani la fede in Cristo è presentata come una scelta facoltativa tra quella di altri ideali o religioni, come se comunque ognuno possa raggiungere la felicità e la salvezza, quale che sia la sua religione o la sua idea preferita. In questo clima si pensa che non esista una verità oggettiva ed universale, e quindi vincolante per tutti, ma che ognuno può seguire liberamente la propria opinione soggettiva. Cristo non avrebbe parlato per tutti ma solo per i cristiani. Gli ebrei, gli islamici o i buddisti lasciamoli in pace. Ora tutto ciò è completamente falso ed eretico, benchè certo Dio salvi anche coloro che in buona fede, senza conoscere Cristo, seguono il dettame della coscienza morale naturale.
Questo vuol dire che Cristo ha degli amici, ma ha anche dei nemici; e come ha degli amici docili, fedeli, affezionati, sinceri, generosi e a volte eroici, così ha nei nemici superbi, invidiosi, ostinati, implacabili, bellicosi, crudeli, feroci, diabolici. Certamente non è facile in questa vita distinguere gli uni dagli altri, il grano dal loglio, i “figli del regno” dai “figli di questo mondo”, perché i santi a volte sembrano peccatori e i peccatori sembrano santi.
Per questo, esiste una certa predicazione cristiana della pace che assomiglia più all’utopismo massonico, russoiano ed illuminista che non alla vera predicazione cristiana, come se la pace internazionale potesse, in questa vita mortale ancora ferita dalle conseguenze del peccato originale, essere semplicemente il frutto della buona volontà e di sagge e ragionevoli trattative.
Non c’è dubbio che il cristiano è uomo di pace e straordinario costruttore di pace in forza della pace che gli dona Cristo, ma Cristo stesso ci avverte, soprattutto attraverso l’Apocalisse, che il cristiano non può sottrarsi alla lotta contro gli stessi nemici della pace, ossia i nemici di Cristo e della Chiesa, nemici che agiscono all’interno stesso del nostro spirito (la tendenza al peccato o il demonio), poi in tutti gli ambiti della vita sociale internazionale.
Per questo lo spirito di pace non esime il cristiano, quando occorre, anche dal prendere le armi per la difesa della pace e per lo stesso raggiungimento della pace. Qui sta il valore morale e il merito delle forze dell’ordine della forze armate. Solo in paradiso la pace potrà essere piena, perfetta e libera da qualunque minaccia, perché lì Cristo non avrà più nemici di combattere e vincere per mezzo dei suoi discepoli. Le forze nemiche, incatenate nell’inferno, non disturberanno più.
Così avviene che molti, per un malinteso pacifismo, che poi diventa opportunismo e vigliaccheria e che lascia i forti ad opprimere i deboli, pensando forse di essere imparziali o nel desiderio scriteriato di farsi amare da tutti o di accontentare tutti o di dialogare con tutti (falso concetto della carità), danno spazio tanto alla ragione che al torto, amano, magari senza discernimento o prudenza, la compagnia di tutti, si espongono agli incontri più pericolosi per la loro anima, sono oscillanti, indecisi, doppi, incostanti, incoerenti, sono ora per Cristo ora per il mondo o, se fosse possibile, vorrebbero servire entrambi simultaneamente e ci provano, con risultati a volte ridicoli, a volte penosi, a volte vergognosi.
L’insieme delle forze malvagie e sataniche che si oppongono a Cristo, le si consideri come un tutt’uno o si voglia far riferimento a una specie di capo supremo, come è più probabile – ma su questo punto gli esegeti non ci vedono chiaro – è notoriamente chiamato da S.Paolo “Anticristo” (II Ts 2,8-11).
Che questo nome non sia necessariamente l’appellativo di una singola persona, ma possa rappresentare un nome comune o il nome di un collettività, è testimoniato da S.Giovanni, il quale viceversa parla di più “anticristi” nel seguente brano: “Figliolini miei, è l’ultima ora; e come udiste che l’Anticristo viene, vi sono ora molti anticristi, donde intendiamo che è l’ultima ora. Sono usciti di tra noi, ma non erano dei nostri, perché se fossero stati dei nostri, sarebbero certamente rimasti con noi, ma si deve far manifesto che non tutti sono dei nostri”( I Gv 2,18-19). E poco dopo l’Apostolo spiega chi è l’anticristo: “Chi nega il Padre e il Figlio” (v.22) e altrove chi nega il Verbo “venuto nella carne”(4,3).
L’“ultima ora” della quale parla S.Giovanni non è necessariamente da intendersi come prossima venuta di Cristo, benchè S.Paolo associ la venuta dell’Anticristo all’imminente venuta finale del Signore. Infatti l’espressione “ultima ora” come gli “ultimi tempi” nel linguaggio biblico corrispondono anche a quella che è chiamata la “pienezza del tempo”, ossia il momento della venuta del Messia, l’“ora” nella quale si decidono le sorti dell’umanità secondo il piano divino della salvezza. Per S.Giovanni quindi la venuta degli anticristi è segno della venuta dell’ “ultima ora” nel senso suddetto di quell’ora nella quale si decide per l’uomo il suo destino legato alla scelta radicale fra Cristo e l’Anticristo.
L’Anticristo è dunque colui che attacca direttamente il Mistero di Cristo Verbo fatto carne, Figlio del Padre, come lo stesso Apostolo insegna nel Prologo del suo Vangelo. Già da allora iniziavano le eresie cristologiche. La Chiesa le combattè subito con la massima energia chiarendo la verità in grandiosi ed immortali Concili ecumenici, soprattutto quelli di Nicea del 325 (la “consustanzialità” di Cristo con Dio Padre, omoùsios to Patrì, in altre parole, la divinità di Cristo) e quello di Calcedonia del 451 (Cristo una persona divina in due nature: umana e divina).
Al riguardo, possiamo dire che per moltissimi secoli le eresie cristologiche hanno praticamente taciuto, salvo forse con Lutero, il quale però non attaccò direttamente il dogma della Persona di Cristo, Verbo Incarnato Redentore, che in lui resta intatto, ma falsificò l’opera della salvezza, quella che allora si chiamava con linguaggio paolino la “giustificazione”, ossia la questione di come Cristo ci perdona i peccati, ci dona la grazia e ci rende giusti e santi.
Ma da allora la non facile armonia raggiunta dalla Chiesa nel definire il complesso mistero di Cristo ha come cominciato a dissestarsi, sono sorti gravi strascichi dell’eresia luterana anche in campo cattolico, come per esempio il delicato problema del rapporto tra la grazia e il libero arbitrio, circa il quale apparve una duplice opposta tendenza: o a dar troppa importanza alla volontà dell’uomo (molinismo) o, al contrario, ad accentuare l’opera della grazia a scapito dell’esercizio del libero arbitrio (Giansenio, Quesnel).
La prima tendenza porterà al naturalismo e razionalismo illuministici e massonici del sec.XVIII sino ai nostri giorni; la seconda accentua talmente l’opera della grazia (il sola gratia luterano), che si giungerà addirittura a risolvere l’umano, totalmente relativizzato, nel divino che diventa Dio stesso come forma dell’uomo e si perverrà, a cominciare da Spinoza, Lessing e Schleiermacher sino a Schelling, Hegel e Gentile, al panteismo.
E siamo ai nostri giorni, ai disgraziati nostri giorni, che vedono il risorgere impressionante e diffuso, cambiando forse qualche termine, di tutte le antiche eresie già vinte dai Concili cristologici dei primi secoli, ed oggi trionfalmente ed sfacciatamente risorte come se si trattasse, in linea con la “modernità” e con l’esegesi “storico-critica”, della verità finalmente conquistata circa l’“evento-Cristo”, dopo secoli di equivoci e di oscurantismo della Chiesa di Roma, che aveva dichiarato eretici i profeti, araldi della Parola di Dio e servitori del Vangelo, come per esempio Lutero o Calvino, mentre aveva canonizzato i servi di Aristotele e della scolastica, come per esempio S.Tommaso d’Aquino o S.Roberto Bellarmino o S.Pietro Canisio o S.Pio X.
Anche oggi, quindi, con S.Giovanni, possiamo lamentare che molti fratelli, del popolo come del clero e della stessa gerarchia, teologi o semplici fedeli, “son usciti di tra noi”, ma diversamente da quanto riferisce Giovanni, costoro hanno la pretesa di “restare con noi” senza affatto rinunciare ai loro errori, ma anzi con la pretesa di assumere nella Chiesa un ruolo guida proprio per imporre le loro idee cosiddetta “moderne” contro quelle tradizionali della vera fede, da loro viste come vecchie e superate, per non dir sbagliate e comunque non adatte ai tempi moderni.
E’ questa la speciale difficoltà dell’attuale convivenza ecclesiale: la presenza all’interno della Chiesa stessa, di questa zavorra, di questi eretici, i quali non solo non sono affatto disposti a riconoscere di sbagliare, ma si ritengono i maestri, aspirano alle cattedre e ai primi posti, sono sicurissimi di essere nella verità, benchè si tratti di idee in contrasto con la tradizione della fede. , Eppure ritengono che le loro teorie siano più progredite e più avanzate di quelle dei normali cattolici, a cominciare dal Papa fino all’ultimo dei veri cattolici.
Pertanto questi eretici non intendono assolutamente lasciare la Chiesa, anzi sono convinti di essere più che mai “cattolici”, di aver capito, meglio del Papa e del Magistero, qual è il vero Vangelo, qual è la vera Tradizione, qual è la vera Parola di Dio. Un Vito Mancuso, per esempio, proprio nel suo famoso libro sull’anima dove rifiuta formalmente alcuni dogmi, perché, a suo dire, sarebbero “contro la ragione”, dichiara solennemente di appartenere alla Chiesa cattolica e che apparterrà sempre alla Chiesa cattolica.
Soltanto Mons.Forte, tra i vescovi (che io sappia), è intervenuto a smentirlo. Ma per un caso così grave e scandaloso non sarebbe forse stata opportuna almeno una nota della la S.Sede, che pure interviene per molte altre questioni di minore importanza? Almeno a riparare l’imprudenza di un card.Martini, il quale, nella prefazione a quel disgraziato libro, benchè tra alcune vaghe e deboli riserve, gli fa sostanzialmente una lode? Come mai questo smarrimento? Che cosa è successo in questi ultimi decenni di vita ecclesiale? Infatti il caso Mancuso-Martini non è affatto raro, ma si potrebbero citare moltissimi altri esempi. Come mai “l’abominazione nel luogo santo”?
Perché i vescovi tacciono? Non se ne accorgono? Non capiscono? Condividono? Hanno paura? Pensano che siano in gioco delle semplici opinioni? Non sanno che pesci pigliare? Non si rendono conto che è in gioco la loro responsabilità specifica di maestri e custodi della fede? Non pensano al bene del gregge? O come lo intendono questo bene? Solo riempire la pancia o anche illuminare l’intelligenza? Non si accorgono col loro silenzio, di dar scandalo e di indurre i fedeli nell’errore? Vogliono sprovvedutamente mostrarsi al di sopra delle parti? Fraintendono la missione del vescovo insegnata dal Concilio? Non vogliono far la figura del retrogrado? Sono sedotti dal modernismo ? Da Rahner? Difficile rispondere con precisione, ma certamente vale una o più di queste risposte, diversa forse caso per caso.
La particolare difficoltà della Chiesa di oggi è che non sempre disponiamo del criterio di distinzione offerto dall’Apostolo per sapere quali “sono dei nostri” e quali non lo sono. Infatti S.Giovanni, per aiutarci a riconoscere coloro che non sono dei nostri, lascia intendere che essi sono usciti visibilmente e dichiaratamente dalla Chiesa, eventualmente, come si usa dire, “sbattendo la porta”, come nel passato hanno fatto tanti eretici, a cominciare da Lutero, lanciando bestemmie contro il Papa e il Magistero, in certo senso però meno sleali dei nostri moderni, che vogliono tenere i piedi su due staffe, fingono di rispettare Papa e Magistero, e per il colmo dello scandalo, ricevono anche onori e lodi da teologi e da prelati, mentre magari chi li critica in nome della vera fede viene disprezzato, emarginato o coperto di insulti.
Oltre a ciò – cosa che contribuiva in passato alla chiarezza – normalmente gli eretici venivano o avvertiti o ammoniti o scomunicati o comunque erano oggetto di varie censure ecclesiastiche più o meno severe, in modo tale che anche il comune fedele che poteva non essere addentro alla questione, sapeva che di quella data persona non ci si poteva fidare[1] o comunque andava affrontata con circospezione e discernimento, un po’ come avviene in campo medico o della salute, dove le autorità competenti avvertono i cittadini dei rischi insiti in certi prodotti.
Il cittadino di buon senso, anche se non conosce i motivi precisi che hanno indotto l’autorità all’intervento, fidandosi di essa, evita saggiamente quel dato prodotto o lo usa con una speciale cautela o solo a certe condizioni. Perché mai invece nel campo della dottrina della fede, dove c’è in gioco la salute dall’anima ben più importante della salute fisica, c’è tanto pressapochismo, tanta incuria, tanta debolezza, tanta incompetenza, tanta superficialità, ci si limita a discorsi generici che lasciano il tempo che trovano, non disturbano nessuno, non colpiscono mai il colpevole, che sfugge sghignazzando ai colpi maldestri, i medici o sono assenti, imboscati o inetti o addirittura, invece di curare, sbagliano la diagnosi e quindi la cura o compromettono la salute o favoriscono le malattie, come il famoso dottor Mengele dei campi di stermino nazista o come quei medici che praticano l’eutanasia?
Abbiamo perso – e mi riferisco ai medici dello spirito, docenti, sacerdoti, religiosi, teologi, vescovi, cardinali, – il senso terapeutico dell’ammonimento o della censura o correzione dottrinale, abbiamo perso la coscienza che questi interventi, ben studiati e calibrati, sono un preciso dovere della carità pastorale[2] che è obbligo dei pastori e dei superiori, nonchè della correzione fraterna tra uguali o fratelli nella fede.
Sembra che siamo tuttora schiavi di vecchi pregiudizi razionalisti, illuministi o massonici contro l’idea stessa di eresia e di repressione dell’eresia, cose viste come truci e illiberali usanze di un passato medioevale che deve esser morto e sepolto in questi tempi moderni, illuminati dalla libertà di pensiero, dal dialogo a tutto campo e dalla tolleranza di tutte le idee, mentre si pensa che tutti, seppur da punti di vista diversi, sono in buona fede e cercano la verità, ammesso e non concesso (come dice Rahner) che esista una verità oggettiva ed universale, concettualmente ed inequivocabilmente formulabile, alla quale si possa opporre con certezza e precisione un errore contrario.
Speriamo che il presente Anno della Fede costituisca un efficace appello a tutti i credenti di buona volontà, popolo e pastori, ad avvertire maggiormente l’importanza della verità nella vita di fede, perché se è vero che la fede deve giungere ad una prassi e ad un’esperienza di vita, tutto ciò sarebbe falso ed illusorio se non fosse fondato su di una chiara e sicura percezione della verità della Parola di Dio libera da tutto ciò che la può falsificare e trasformare in via di perdizione anziché di salvezza.
La vera fede non lascia sussistere in noi un “non-credente interrogato dal credente e interrogante il credente”, come erroneamente ritiene il card.Martini. La vera fede, certo, si pone delle domande, ma le domande non le fa al non-credente, che invece dev’essere istruito e non far da maestro, ma le fa alla Parola di Dio, trasmessaci dal Magistero della Chiesa, perché la vera fede elimina l’incredulità (non il non-credente!), che le è nemica e rifugge dal dubbio che non sia ispirato dal desiderio di aumentare la fede o di comprendere le ragioni della fede.
La vera fede non è quella che cincischia sempre col dubbio fine a se stesso, senza mai venir a capo di nulla, ma è quella che, fondata su buoni argomenti di credibilità, con sagge argomentazioni e una credibile testimonianza di vita, può essere comunicata ad altri non ancora o non più credenti, sotto l’influsso e con l’aiuto dello Spirito Santo. Questo è quanto ci insegna Cristo che, di fede, penso, se ne intendeva.
[1] L’Indice dei libri proibiti per secoli ha servito anche a questo scopo, benchè non fosse il sistema ideale per preservare dall’errore, perché si finiva con l’escludere anche i lati buoni che potevano esse contenuti in questi libri. L’ideale sarebbe ed è fare una lavoro di separazione fra il positivo e il negativo.
[2] Mi permetto di indicare su questo tema il mio libro La questione dell’eresia oggi, Edizioni Vivere In, Monopoli (BA) 2008, dove presento un modo attuale di affrontare il problema alla luce della Sacra Scrittura, sulle orme dei maestri del passato e delle indicazioni della Chiesa postconciliare. Espongo queste idee ormai da due anni mensilmente nelle mie catechesi domenicali alle ore18 a Radio Maria
Penso che tra i tanti mali che a volte portano ad essere, consapevolmente o inconsapevolmente, contro Cristo e quindi a diventare degli “anticristi”, siano la completa o quasi ignoranza dei dettami della fede cristiana, il politicamente corretto e il disincantamento del cristianesimo.
Infatti, tra noi cristiani oggi, vi è una non conoscenza diffusa dei dogmi e delle verità di fede che spesso ci portano ad avere delle idee tutte nostre sul Dio in cui dovremmo credere e che invece lo facciamo diventare “a nostra immagine e somiglianza”.
Il politicamente corretto esclude la possibilità di poter utilizzare con tranquillità la parola “eresia”, ma tutto ciò che è eretico oggi è diventato una semplice opinione e guai a tacciare quella semplice opinione come eresia!
Infine, penso che il cristianesimo oggi lo si tenda sempre di più a “mondanizzarlo”. Una prova di questa mondanizzazione è l’ostinazione di umanizzare a tutti i costi la figura di Gesù, dimenticando che Egli è anche Dio; oppure, la tendenza a ridicolizzare i dogmi mariani o quello fondamentale per il nostro credo che è il fatto straordinario della Resurrezione di Cristo e di quella nostra alla fine dei tempi. Se si facessero dei piccoli sondaggi anche in famiglia, quanti sarebbero quelli che credono realmente nell’assunzione della Vergine Maria o anche alla sua Immacolata Concezione?
Purtroppo i mali descritti da padre Giovanni sono ben radicati a tutti i livelli di quello che dovrebbe essere il popolo di Dio (escluso il Papa). Ma un cristiano non può essere pessimista, perché su tutti questi mali alla fine trionferà Cristo
Caro Padre Giovanni,
riengo che la sola via di uscita realisticamente praticabile consista nella preghiera di intercessione, ricorrendo alla comunione dei santi.
E’ illusorio pensare che pochi uomini e donne di Chiesa possano riuscire a purificare il campo infestato dalla zizzania, talmente diffusa da mettere a repentaglio la crescita del grano stesso.
Dai tempi di Gesù si è inoltre aggiunta una terza possibilità, il grano geneticamente modificato, indistinguibile a prima vista, ma non più equivalente al genuino, non naturale, “tecnico” e alla lunga pernicioso.
Questa militanza fatta di preghiera, digiuno e carità discreta non configura una “resa”, ma un vero e proprio atto di affidamento alla misericordia e alla giustizia di Dio che non abbandonerà il “resto” che- tra mille fragilità e peccati- si sforza di mantenersi fedele.
La carità sotto i riflettori, lo sfoggio di numeri e di visibilità, sono in ossequio al marketing e all’apparire. Una società amorale e/o immorale si scopre moralista, imponendo i propri ipocriti metri di giudizio, proprio dopo aver imposto il vietato vietare e la dittatura del relativismo. Solo una volontà diabolica può spiegare tanta falsità.
La preghiera è presenza di Dio. Dio volentieri fa comunione con noi e la fede, che è intelligenza e luce per capire, sostiene e rinforza le facoltà umane. La comunione dei santi non ci fa sentire sepolte, ma presenti e in grado di agire concretamente, le migliori personalità espresse dal cristianesimo.
Il più grande problema. di fronte all’anticristo, non è quello di combatterlo noi, ma di non disperare dell’aiuto di Dio. Chi dispera scende a compromessi o rischia di eccedere nello zelo. La Messa diventi perciò offerta silenziosa della nostra vita, in unione al sacrificio eucaristico, attraverso il cuore (la volontà) di Maria.
Un altro grosso problema sta nella perdita di una prospettiva eterna e infinita, schiacciata invece sul secolo: i “segni dei tempi” dovrebbero aprire alla fine del nostro tempo e alla fine dei tempi, e invece sono diventati un asfittico accapigliarsi sulla cronaca, subordinati alle mode e ai potenti del momento.
La fede è intelligenza, fondata sulla conoscenza e la memoria del compiersi delle promesse di Dio. La speranza è l’attesa fiduciosa del compiersi di altre promesse già fatte e non ancora totalmente realizzate. La carità è, nel frattempo, donare a tutti questa intelligenza e questa attesa, senza tradirle e senza trattenerle: un compito così arduo, con logiche solo umane, da sembrare impossibile. Ma, appunto, nulla è impossibile a Dio.
Tutti gli uomini sono creature di Dio.
Gli uomini, diversamente dalle altre creature, sono dotati di una volontà, che è poi -biblicamente- il “cuore”. L’uomo -nel segreto- ha una volontà incoercibile: persino in una galera cinese, in un lager nazista, nelle gabbie dorate del mondo occidentale, la coscienza di un uomo resta disponibile a volere ciò che vuole, conformemente a ciò che sa.
Tutti sono potenzialmente redenti e adottabili a figli, coeredi del Regno. Bisogna annunciarlo, perchè si possa desiderarlo. E poi bisogna desiderarlo, convertendosi. Non tutti lo fanno.
Non tutti gli uomini saranno adottati a figli. L’avranno voluto.
C’è anche un “al di qua” ugualmente interessante.
La “fine dei tempi” è tutt’altro dalla “fine del mondo”: mentre il diavolo terrorizza paventando la fine del (suo) mondo, che ci vede purtroppo largamente propensi ad esserne schiavi, “felici” di esserlo (sacrificandoci per permettere il mantenimento dello status quo e chissà quali inconfessate mire esoteriche di fissati), il cristiano guarda con fiduciosa attesa alla fine di questi tempi bui, menzogneri e omicidi, confidando nelle promesse di Dio.
Lasciare la schiavitù significa attraversare il deserto: la nostalgia per le gabbie dorate rigurgita di adorazione al vitello d’oro. Non è facile essere liberi e ancor meno credere a Chi libera davvero: e se chi dovrebbe aiutare a capire confonde… bisogna confidare in Dio!
Rev.do P. Cavalcoli,
sottoscrivo in pieno quello che Lei dice, ma mi chiedo se Lei (e Giuseppe) avete tratto tutte le conseguenze del Suo ragionamento. In altre parole, per parlar chiaro (sì sì no no), la Chiesa è gerarchica ed è quindi dovere dei superiori correggere i sottoposti. Ora, se un laico sbaglia è dovere del suo parroco o eventualmente del vescovo riprenderlo; se un prete sbaglia è dovere del suo vescovo (o del suo superiore) riprenderlo. Se un vescovo sbaglia chi deve riprenderlo? il suo superiore. Chi è il superiore dei vescovi? il Papa. Quindi il Papa dovrebbe ammonire i vescovi che sbagliano e se l’ammonizione non basta dovrebbe cacciarli. Usualmente il Papa fa questo tramite le congregazioni che Lo aiutano in questo difficile compito, ma se le congregazioni vaticane sono renitenti di chi è la colpa? Se un cardinale dice fesserie (o meglio eresie) [prendiamo per esempio il card. Ravasi oggetto di un suo recente articolo, o il card. Koch che sostiene che i luterani sono già all’interno della Chiesa e non devono convertirsi, o il card. Martini di INfelice memoria, maestro di ambiguità e doppiezza] e non solo viene lasciato al suo posto ma viene anche promosso o comunque messo a capo di vari uffici e organizzazioni cosa dobbiamo dedurre? Che il Papa ha delle ragioni che noi non conosciamo per fare questo? Mi pare che in questi decenni si assista a quella che Amerio chiamava “breviatio manus” e che questa parta proprio dalla Suprema Autorità. Paolo VI quando intere conferenze episcopali dichiararono che l’Humanae Vitae era da buttare nel cestino (e alcuni lo fecero materialmente) instaurando un magistero parallelo e contrario in materia cosa fece? NIENTE. Pianse, si lamentò e non mosse un dito. Anche Pietro pianse, ma poi si pentì e rimase fedele fino al martirio! Fino a che si lasceranno gli eretici scorazzare liberamente all’interno della chiesa (dato che non sono parte della Chiesa, in quanto eretici) è inutile fare convegni sulla nuova evangelizzazione! Il problema dei preti pedofili da cosa è nato? dal fatto che invece di punire si nascondeva, si faceva finta di niente. Se non si inizierà a cacciare gli eretici dalla gerarchia è inutile lamentarsi. Quando il Papa ricomincerà a fare il Papa tutto si risistemerà. Fino ad allora è inutile prendersela cogli eretici perchè non se ne vanno da soli. E’ il loro “compito” quello di tentare di distruggere la Chiesa. Sarebbe compito dei suoi pastori quello di difederLa. Pregare va bene, ma bisogna anche che gli uomini facciano la loro parte. (Non certo perchè Dio abbia bisogno degli uomini ma perchè ha scelto così.) Il dramma del nostro tempo è la renitenza dei pastori ha fare il loro dovere e di questo dovranno rispondere davanti a Dio. S. Massimo di Torino deceva che i vecovi parlano “più per necessità che per volontà propria […] non perchè manchi la volontà di esporre il vero, ma perchè la pena stabilita esclude il silenzio. […] se non rinfacciassimo ai colpevoli i loro misfatti la responsabilità degli stessi misfatti coinvolgerebbe anche noi […] Il colpevole pecca, e il vecovo viene accusato; quello si sgozza con i suoi peccati, e al vescovo si chiede conto del suo sangue. Dobbiamo dunque parlare e gridare, perchè il medesimo peccatore non accusi il nostro silenzio nel giorno del giudizio”. Semo XIIC
Caro Massimo a proposito della presunta inoperosità del Papa, quando ha un pò di tempo vada a dare un’occhiata a questi links. Sono articoli di Sandro Magister, vaticanista che stimo tantissimo
http://chiesa.espresso.repubblica.it/articolo/1350268
http://chiesa.espresso.repubblica.it/articolo/1350375
meno male va anche se riusciranno a far fuori il papa(fisicamente o no)e anni che dico che mons.bruno forte è il vescovo che salvera’ la chiesa cattolica dalla cattiveria dell’anticristo PS nel frattempo se muoio io non dispiacetevi per me sara’ un guadagno e vedro’ gli eventi da lassu’ w cristo re e il suo vicario
Caro padre Cavalcoli, grazie.
Quando il Papa ricomincerà a fare il Papa!!!! Questa è veramente grossa! Per Massimo lo stesso Vicario di Cristo è corresponsabile dello “scorazzare liberamente degli eretici all’interno della Chiesa”,è corresponsabile di lasciare al loro posto Vescovi e Prelati “indegni”. Tragga Massimo
tutte le conseguenze del suo ragionamento (si si no no ): il Papa è da cacciare? e se si da parte di chi ? A me pare che si stia veramente esagerando con questa crociata contro Vescovi e Prelati che hanno goduto e godono della piena fiducia di questo Papa e dei suoi predecessori.
Solo un orgoglio Luciferino può spingere certi Cristiani a ritenersi unici depositari della vera Fede e della vera Tradizione e a insegnare al Papa il suo “mestiere”.
Caro Giuseppe,
sono d’accordo con lei nel denunciare i mali e le eresie dei quali parla. Essi purtroppo sono molto diffusi e non si notano significativi interventi dei pastori e dei teologi per rimediare a questa gravissima situazione, che tocca la fede ancora prima dei costumi. Tuttavia questi mali, benchè interni alla Chiesa, non la intaccano nelle sue note essenziali: l’unità, la santità, l’apostolicità e la cattolicità. Il che vuol dire che, benchè gli anticristi cerchino di distruggere la Chiesa dall’interno, Se non tutti sono dei nostri, ci sono pur sempre i nostri che resistono al male. in essa infatti persistiamo noi che vogliamo essere in piena comunione con lei e con i legittimi pastori sotto la guida deel Papa, certi della vittoria contro gli anticristi.
Caro Ruggero,
grazie per la sua splendida meditazione, ricca di giustissime osservazioni, e saggi consigli, soprattutto il riferimento alla preghiera. Mi è piaciuto anche cone accanto al male lei sa vedere il bene, che suscita in noi consolazione, speranza e certezza nella vittoria finale di Cristo che sarà anche la nostra. La gioia del paradiso, tra l’altro, sarà quella di essere definitivamente liberati da tutti coloro che ci odiano perchè siamo discepoli del Signore in una nuova umanità dove l’amore reciproco regnerà alla perfezione..
E’ vero che esiste anche un grano “geneticamente modificato”, se ben capisco, soggetti circa i quali nion si capisce da che parte stanno, forse loro stessi non lo sanno e non si decidono a scegliere: sono attratti da Cristo ma anche dal mondo. A loro il Signore dice: non potete servire due padroni! Mi pare che siano molti i soggetti di questo genere,con tutta la confusione che c’è in giro, anche per la difficoltà nostra di capire il loro animo; magari la scelta l’hanno fatta: o per Cristo o contro Cristo; siamo forse noi che facciamo fatica a penetrare i questi animi spesso confusi o coperti da una maschra che nasconde la loro vera identità, animi contradditori e incoerenti, dove non si capisce se prevale il bene o il male, animi che si nascondono anche a se stessi, o perchè hanno segreti vergognosi e incoffessabili o perchè non capiscono che li amiamo e invece sono diffidenti e stanno sulla difensiva.
Soltanto su di un punto vorrei tornare: è vero che alla fine Christus vincit, ma noi dobbiamo combattere con Lui la “buona battaglia”: una lotta certo innanziutto interiore, contro i nostri peccati e le nostre cattive tendenze (contrro la “carne”), ma, come ci insegnano i maestri, lotta anche contro il mondo e Satana. Non c’ è solo il “dialogo” col mondo, c’è anche la lotta. Come dice Cristo, dobbiamo “vincere” il mondo.
Questa lotta può avere anche aspetti esterni altamnte drammatici, come vediamo nella vita dei santi, contrariamente a quanto pensano quei bonaccioni di buonisti tutti apparente dolcezza e bonarietà, ma guai a toccarli nei loro vizi, ti mordono subito come cani rabbiosi!
Nella Chiesa e nello Stato infatti esistono istituzionalmente poteri coercitivi contro i ribelli e i nemici dell’ordine della giustizia e della pace. Le stesse forze armate e le forze di polizia in uno Stato democratico e civile a che servono in fin dei conti se non a reprimere i violenti, a castigare i criminali, a difendere la sicurezza dei cittadini, gli oppressi dagli oppressori,e vincere i nemici della pace e quindi in ultima analisi a servire quel Cristo che è il Principe della pace?
Caro Massimo,
grazie per le sacrosante parole di S.Massimo. Ma come si possono citare le sue, così si potrebbero citare quelle di moltissimi altri santi vescovi del passato, noti e meno noti. Senza bisogno di andare ai grandi esempi dei Padri della Chiesa, basterebbe citare vescovi anche non canonizzati di un recente passato e ovviamente anche del presente, ma non per questo non all’altezza del loro delicatissimo ufficio.
Il grave problema dei mancati interventi del Papa non sta tanto nella figura personale del Papa, che può essere anche un santo – basti pensare a un Giovanni XXIII o a un Giovanni Paolo II -, il problema è che i modernisti si sono infiltrati tra gli stessi organi direttivi centrali della Chiesa.
Per questo, per esprimerci alla buona, il Papa “ha le mani legate” e probabilmente non viene informato di tutto quello che avviene. I fasli collaboratori modernisti ovviamnte hanno tutto l’interesse a nascondergli le loro magagne o magari le dipingono sotto una luce accttabile.
I grandi mass-media sono in mano di massoni e modenisti, mentre gli organi che diffondono quanto realmente succede sono piccole realtà di scarsa diffusione, dificilmente udibili nel coro delle fascinose menzogne.
Probabilmente gli stessi vescovi modernisti non infomano il Papa delle sconcezze che avvengono nella loro diocesi o per paura o per rispetto umano o – non vorrei pensarlo – perchè le approvano. I pochi fedeli collaboratori del Papa non hanno la forza e a volte neppure il coraggio di esporsi o di farsi sentire e tanto meno di avviare procedimenti disciplinari o giudiziari, come la legge ordinerebbe in questi casi.
Se dovessimo stare alle semplici disposizioni del diritto canonico riguardo dell’eresia, bisognerebbe avviare centinaia di prorcessi in tutto il mondo.
Ma la CDF non ha assolutamente il personale necessario e sufficientemente competente per un’impresa così enorme ed impegnativa, oltre al fatto che all’interno della stessa Chiesa molte forze se ne infischiano du quanto fa la CDF o sono contrarie alla sua attività, accusata di perpetuare l’inquisizione medioevale, cosa del tutto falsa dopo l’ottima riforma del Dicastero promossa dal Concilio..
Come facciamo? Le forze umane mancano, Per questo Ruggero dice giustamente che occorre ricorrere alla preghiera e al sacrificio. Perchè mai la Madonna a Medjugorje incita sempre alla preghiera? Ella sa meglio di noi come stanno le cose.
Ciò non vuol dire, come dicevo nel mio inervento pecedente, che non dobbiamo combattere; Ma la realtà è questa. E lo so bene per aver lavorato io stesso in Segreteria di Stato dal 1982 al 1990, E già da allora la situazione era quella di oggi.
Difficile dire se Paolo VI sia stato un debole o se sia trovatio senza sua colpa davanti ad una situazione ingovernabile, Propendo per la seconda ipotesi. Per questo, la nostra grande speranza è un soffio potente di Spirito Santo. Del resto Papa Giovanni, quando auspicava una “Nuova Pentecoste” non pensva molto diversamente, al di là dell’ottimismo un po’ ingenuo che lo caratterizzava. Ma sapeva benissimo cosa stava succedendo e col suo fare bonario non voleva impressionare.
Ma chi legge bene gli insegnamenti del Concilio, al di là del loro tono tranquillo, capisce subito che il Concilio è venuto a riparare mali gravissimi, quali sono quelli che oggi soffriamo, soprattutto il rinato modernismo, dal quale si salvi chi può e chi non può segua Cristo sulla croce, pregando per la loro conversione.
Caro Luigi,
purtroppo anche Mons. Forte è caduto in gravi errori dottrinali sia in cristologia sia per quanto riguardala metafisica di in metafisica, da sempre raccomandata dalla Chiesa. Se vuol informarsi in materia,può leggere il mio libro “Il Mistero della Redenzione”, Edizioni ESD Bologna 2004.
Tenga presnte che secondo S.Giovanni la questione dell’anticristo gira precisamente attorno ala vera identità di Cristo, cosa che nel pensiero di Mons:Forte putroppo è difettosa, essendosi egli lasciato influenzare dagli errori di Kung e di Hegel.
Caro Gianni,
quello che ho detto a Massimo riguardo a Paolo VI posso ripeterlo riguardo al Papa attuale: non si tratta in lui di viltà nè tantomeno di connivenza o complicità con gli eretici – sarebbe cosa impensabile! -; il problema è invece che il Papa non ha validi collaboratori non per sua cattiva volontà o negligenza o per qualunque altro deplorevole motivo, ma semplicemente per una situazione oggettiva (“causa di forza maggiore” si dice in diritto) che si protrae da decenni.
Il Papa nei suoi insegnamenti non favorisce affatto i modernisti ma li redarguisce ed insegna esattamente il contrario, nel solco della più pura Tradizione cattolica. E diversamente non potrebbe essere. I modernisti, dal canto loro, per fare bella figura, lo lasciano parlare, quando non lo contestano apertamente o nascostamente.
Invece lo bloccano quando si tratta di intervenire in senso pastorale o disciplinare e con le loro astute e perfide manovre riescono ad ingannarlo o forse anche ad intimidirlo, così da far mettere in alti posti prelati indegni, che poi gli remano contro.
Caso eclatante è quello recentissimo del card.Ravasi, che il Papa ha giustamente richiamato a lavorare nel Cortle dei Gentili non per accondiscendere agli atei ma per aiutarli a giungere a Cristo. Servirà il suo richiamo?
Gent.mo Padre Giovanni,
grazie per la Sua replica.
Il grano geneticamente modificato più pericoloso è quello che cresce dentro il campo della Chiesa, sottoforma di eresie striscianti protette però da un involucro di ortodossia, non di rado vidimato dall’assumere ruoli importanti nella struttura ecclesiale (dentro i seminari e anche in certi dicasteri varticani, come già altri hanno saputo sottolineare).
Il quadro si è fatto talmente contorto e confuso, in buona e in cattiva fede, lastricando il percorso di buone intenzioni, come insanguinandolo con l’esito delle cattive, che umanamente, lo disco esplicitamente, non vedo via di uscita: ne’ in politica, ne’ in economia, ne’ ricorrendo a questa o quella pastorale o teologia o esercitando questa o quella autorità.
Il principe di questo mondo, scatenato, sta usando tutta la propria disperata follia per sovvertire l’ordine naturale, esattamente come teorizzato dai capostipiti dell’illusione tecnocratica (Saint Yves d’Alveydre) che si avvia (con tutti i mezzi, guerra compresa) a prendere in mano il potere tramite “facce presentabili e stimabili”.
Un potere unico in un pensiero unico, “debole”, nichilista e relativista, lo fa nel modo più astuto, cioè con il consenso di chi, nella paura della perdita di tutto (anche nella chiesa, determinando le “sponde” ben note ad opera di chi ha inquinato da dentro), si affiderà a questi “salvatori” non fidandosi della vera libertà, fuori dal sistema di potere in atto, pilotato da ombre con le idee ben chiare e un progetto anticristico in piena regola.
Per chi si fida di Dio non c’è nulla di nuovo sotto il sole: sia Gesù nel vangelo, sia poi l’Apocalisse di Giovanni, sia San Paolo, non mancano di avvertire e far presente la possibilità.
Oggi tutto questo pare giunto a un punto di non ritorno: l’umanità intera sta per finire nelle mani (terrene) di un potere che da occulto diventerà manifesto, tronfio ed ebbro della propria superba vanagloria. Dopo secoli di tresche, utilizzando indifferentemente le parti per arrivare dove siamo, mascherandosi dietro le ideologie, gli ideali, i valori e le culture (sempre in odio a Dio e al cristianesimo in particolare), sta per passare all’incasso.
Gesù ci ha avvertiti: quando tornerò, troverò ancora la fede?
A noi sta di dire il nostro sì, come Maria.
Quanto verosimilmente accadrà molto presto (non sono un indovino, ne’ un veggente: basta guardarsi attorno, leggendo, ma davvero, “i segni dei tempi” non come “profeti di sventura”, ma senza i paraocchi di certi irenici, o sospetti, “dialogatori”) non sarà di facile “digeribilità” ma confidiamo in Colui che tutto conosce dei cuori e che è il Signore anche della storia terrena.
In questo senso oggi la nostra necessaria e doverosa lotta è primariamente contro la tentazione di disperare e non scegliere l’amore: dobbiamo pregare anche per i nemici, perchè la giustizia divina, raggiungendo loro e noi, trovi un barlume di misericordia nel chiedere rimessi i debiti, come noi li rimettiamo ai debitori. Solo così il Maligno finirà nelle catene promesse.
Caro Padre Cavalcoli. Sono d’accordissimo, i dubbi che lei pone (anche e soprattutto su vescovi e teologi) sono i miei dubbi da un bel po’ di anni. Il Papa che abbiamo è semplicemente straordinario e con libri e interventi continua a proclamare la sana dottrina di paolina memoria. Che fare però se la maggior parte di vescovi e collaboratori non intervengono o perché ne contrastano il pensiero (di vescovi del genere abbondiamo) oppure perché hanno paura del giudizio del mondo o di qualche scisma (cose se lo scisma, nei fatti, non fosse già in atto)? Per fare un esempio, penso allo scandaloso caso delle suore statunitensi di S. Louis, oggetto di un procedimento canonico da parte della CDF per manifesta eresia e indisciplina (sono addirittura arrivate a dire, più o meno esplicitamente che il problema dell’aborto è secondario, se poi è un problema). Eppure alla fine non si è fatto concretamente niente nei confronti di queste suore per paura di uno scisma, suore che, Catechismo alla mano, non sono più cattoliche. E che dire del fatto che Kung, don Gallo o i vescovi disobbedienti del nord Europa non siano stati toccati, nonostante la palese insubordinazione e le patenti eresie? Se si lasciano correre cose del genere si diventa davvero poco credibili quando si dà degli eretici o sismatici ai lefebvriani che sono sicuramente in fallo ma molto meno dei casi da me citatati (e non per una mia simpatia/antipatia personale, ma solo prendendo in mano il Catechismo che dovrà pure valere ancora qualcosa). Aggiungo poi il magistero parallelo martiniano che io, in coscienza, non sono riuscito proprio a far rientrare in toto nella dottrina morale cattolica, eppure nessuno, né a livello mediatico né ai piani alti ha avuto qualcosa da dire…
grazie p.giovanni per la risposta mi conferma che mons.forte è il vescovo che difendera’ la chiesa cattolica nel tempo dell’anticristo prossimo a manifestarsi infatti anche san pietro ha prima rinnegato gesu’ poi lo ha servito fino alla croce la seguo volentieri e vi faccio una premessa obama è l’anticristo finale di cui parla san paolo nella lettera ai tessalonicesi rowan-douglas-williams(ex primate d’inghilterra) la bestia del cap.13 dell’apocalisse che lo aiutara’ in questa menzogna satanica il caodaismo l’impostura religiosa di cui parla il catechismo della chiesa cattolica lo dico volentieri poiche’ penso che non manca molto alla loro manifestazione 70 anni al comunismo 12 anni al nazismo pochi anni,questi. all’anticristo finale poi l’era di pace mariana che maria santissima sta preparando all’umanita’
Massimo pone una domanda capitale: “perché il Papa non interviene nei confronti di coloro che pur mostrando in tutti i modi possibili di voler “tradire” Gesù e la Chiesa fondata da e su di Lui: non ne escono di loro spontanea volontà, magari sbattendo la porta? E invece si ostinano a restarvi, vieppiù cercando di convincere quanti più fratelli possibile della bontà delle loro posizioni?”
Padre Cavalcoli ha risposto così: “perché il Papa non è informato di tutto ciò che succede, e tra coloro che lo circondano i collaboratori fedeli non sono a sufficienza rispetto all’entità del compito”.
Questa risposta mi pare che non dia il giusto peso alla peculiarità del nostro tempo.
Gesù (anche solo con l’introspezione dei cuori che Gli viene dalla Sua perfetta Umanità; e senza bisogno quindi di ricorrere all’onniscienza che Gli viene dalla Sua Divinità) conosceva perfettamente la volontà di “tradire” dell’Iscariota.
Ma non per questo rinunciò a salvarlo ed a dissuaderlo dal metterla in atto fino all’ultimo secondo. E, anche a “tradimento” fatto, attraverso Sua Madre fece l’ultimo tentativo per mostrargli la Sua Misericordia pronta al perdono supremo, perché incommensurabilmente più grande anche del supremo tradimento: dell’Amico, dell’Uomo, di Dio (pur se di questo tentativo in extremis fatto dalla Madre gli evangelisti non hanno parlato; e viene descritto in quella che una rivelazione privata ancora non riconosciuta come tale ma di cui Pio XII disse: “chi legge, capirà”; che risponde al nome de “L’Evangelo come mi è stato rivelato”, di Maria Valtorta).
E fece ciò proprio per sgombrare il campo da quell’eresia che Egli sapeva si sarebbe fatta spazio in seguito (e che è vivissima oggi): in base alla quale la “necessità” del tradimento di Giuda ne implichi la sua “giustizia” e addirittura il suo vero “amore” per Gesù, che sarebbe financo ben più grande degli altri Apostoli. Eresia perniciosissima, in base alla quale Lucifero (c’è sempre lui dietro ogni eresia, almeno come ispiratore remoto) pretende di arrivare ad una auto-giustificazione del suo ruolo: così “necessario” da essere imprescindibile per pervenire al Bene più alto.
La giustificazione del male come via di salvezza per arrivare al bene.
La visione monista in base alla quale: essendo Dio il Tutto, allora in Lui smette di esservi differerenza tra il Bene e il Male, che è solo una sorta di illusione ottica per noi esseri ancora limitati e non ancora pienamente incanalati sulla via di divinizzazione.
Chi ha avuto modo di dibattere con uno gnostico profondamente convinto di ciò che sostiene e di ciò in cui crede: ha già avuto modo di confrontarsi con tali veleni spirituali. E, se è rimasto saldo nella Fede, senza sfociare nell’odio o nel disprezzo o nel malanimo verso colui attraverso cui gli erano proposti tali veleni, anzi continuando ad amarlo pur riconoscendone la sua figura di nemico di Gesù e quindi di nemico pure suo: significa che del Dono che ha ricevuto sta facendo buon uso.
Chi invece si trova per la prima volta (ma dubito sia il caso dei lettori di Libertà e Persona) a sentire affermazioni del genere, circa la natura necessariamente salvifica del male che va commesso per permettere ai più di pervenire al bene, e che sarebbe quindi ancora più meritorio rispetto al “mero” fare il bene: allora ha la possibilità di sviluppare fin d’ora gli “anticorpi”, almeno intellettuali, per quando (al momento voluto da Dio) avrà modo d’imbattersi con tale velenosissima dottrina.
Gesù, quindi, tentò in ogni modo di dissuadere Giuda Iscariota dal “tradimento” (continuo a scriverlo tra virgolette, perché tale parola è sorella della parola “tradizione”: entrambe afferiscono alla “consegna”) e di chiamarlo alla conversione.
Ma, stante ciò, ci fu un’altra cosa che Gesù fece: permise a Giuda Iscariota di compiere il lavoro che scelse di fare.
Non solo non ne violentò la libertà (essendo Dio come il Padre, non l’avrebbe mai fatto: laddove il conculcare e “violentare”, per quanto a fin di bene, la libertà degli uomini -non ancora elevati al pieno rango di fratelli Suoi- rientrò tra le “tentazioni” a cui come Uomo fu sottoposto da Lucifero), imponendogli di “non sbagliare”; ma Egli fece ancora di più di questo: non scacciò Giuda dal circolo apostolico e gli permise di continuare a starvi, fino all’Ultima Cena. Ad un certo punto della quale, fu l’Iscariota ad alzarsi ed andarsene, dopo aver perfezionato il suo tradimento con l’accostarsi indegnamente alla prima Eucaristia della storia universale; e lasciando così che satana lo prendesse interamente.
Se Gesù avesse fatto da katechon (e, come Capo della Chiesa nascente, poteva ben farlo), avrebbe cacciato Giuda ben prima che potesse farGli danno. Ma Egli sapeva che tale danno era la via voluta da Dio per ottenere il supremo bene per gli esseri umani “cattivi” in quanto prigionieri del Peccato Originale. E di piena proprietà di colui che quel Peccato aveva inspirato al Primo Uomo.
Gesù, Buon Pastore, non ha usato il Suo pastorale per scacciare l’Iscariota (che era a tutti gli effetti un lupo travestito da pecora): perché ciò rientrava nella Sua Passione Redentiva.
Nella “tradizione” (ciò che è stato insegnato da Gesù e dal Paraclito agli Apostoli e che non è stato messo per iscritto: e ciò è chiarissimamente detto nel Vangelo, ed è nostro dovere di cattolici farlo presente, opportunamente ed importunamente, ai fratelli separati dalla Vite, e che sono tali non perché si siano auto-tagliati via da Essa ma perché sono nati in un tralcio separato) vi è certamente – e trasmessa a particolare beneficio del successore di Pietro- la precisa consapevolezza che ad un certo momento, allorquando i segni sarebbero stati inequivocabili (e non fu forse il primo di tali segni il ritorno degli ebrei in Israele, nel 1948, come padroni e non come ospiti?) il Vicario del Pastore avrebbe dovuto rinunciare ad esercitare la sua funzione di katechon, che gli era stata assegnata assieme al Pastorale.
Non in tutto, ovviamente: e infatti il Papa ed i suoi vescovi fedeli continuano a non indietreggiare di un solo passo né sulla Fede (nonostante ciò che affermano alcuni che, se sono in buona fede, sicuramente non sono illuminati dallo Spirito Santo: e i frutti di ciò prima o poi sono manifesti) e né sulla Morale (i “valori non negoziabili”).
Ma, suo malgrado (e anche per lui è valso e sempre più varrà la sudorazione di sangue del Getsemani e l’affidarsi totalmente a Dio ed alla Sua Volontà, rimettendoGli integralmente la propria: che pure lo porterebbe a fare una scelta diversa, quantomeno più “dilazionatoria” e di “rallentamento” dei Tempi), ha accettato e sempre più sta accettando di far entrare la Chiesa -di cui è Capo visibile- nella fase della Sua Passione, che fa -ed è previsto e preconosciuto ab aeterno che faccia- “il paio” con quella del Suo Sposo.
E se la Passione dello Sposo servì al concepimento del Regno di Dio in terra (concepimento durato dal “fiat” iniziale di Maria a Nazareth al “fiat” finale di Gesù nel Getsemani e prolungato sin sul Golgota), la Passione della Sposa serve alla venuta alla luce (dopo una “gravidanza” di duemila anni durante la quale Esso è stato già ben vivo ed esistente, per quanto in fase di sviluppo: e ciò è difficile che possa essere colto da sedicenti cattolici o cristiani che reputano l’aborto volontario qualcosa di diverso da un omicidio), ossia al “parto”: di quello stesso Regno.
“Venuta alla luce” e “Parto” che coincidono con il Ritorno/Venuta di Gesù, nella Potenza dello Spirito Santo.
Avendo presente il Dono immenso (che è anche l’inizio del compimento della terza parte della Storia della Salvezza portataci dal Figlio fattoSi Uomo, che sinteticamente professiamo dopo la Consacrazione Eucaristica: Morte/Resurrezione/Venuta) che ci guadagnerà la Passione della Chiesa (che non è solo, evidentemente, Passione del Papa: ma di ognuno di noi, che vogliamo essere membri vivi e vivifici della Chiesa di Gesù; a cui è il compito di continuare ad offrirsi anche e soprattutto per i membri morti e mortiferi), diventano estremanente chiari anche i primi dodici versetti della seconda lettera ai Tessalonicesi dell’Apostolo che fu formato esclusivamente da Gesù Risorto e dallo Spirito Santo, non essendoGlisi mai avvicinato mentre era Mortale.
San Paolo, in questi dodici versetti, ci fornisce la scansione esatta e precisa della successione di eventi che porterà alla Venuta/Ritorno.
E che prevede, imprescindibilmente, che essa sarà preceduta dalla grande apostasia e dalla PIENA MANIFESTAZIONE dell’uomo dell’iniquità, a seguito della rimozione del katechon.
E’ necessario che l’uomo delle iniquità (che si farà Dio, al di sopra di tutto ciò che che è detto Dio ed a cui si dà culto come tale: e con questo passo San Paolo ci svela ESATTAMENTE il vero spirito di Assisi, con cui si cerca un dialogo con le altre religioni, finalizzato proprio a “togliere terreno” sotto i piedi dell’Anticristo prossimo venturo. Che sarà contro TUTTE le religioni tradizionali, oltre che ovviamente contro la vera religione e la Chiesa di Gesù) si manifesti pienamente, se vogliamo che il Signore Gesù torni, e lo sconfigga con il Suo Soffio e lo precipiti definitivamente nello stagno di fuoco, assieme al falso profeta e a Lucifero e tutte le sue legioni (che ivi resteranno totalmente incatenate, assieme all’ex braccio destro di Dio, per il “millennio felice”: quello in cui il Regno di Dio crescerà sulla terra e vi saranno realizzate tutte le caratteristiche del Regno Messianico che oggi ancora non sono realizzate -delle spade non sono stati fatti vomeri e il lupo non pascola assieme all’agnello- e che quindi rappresentano l’ultimo baluardo perché un ebreo, a cui sono comunque stati tenuti “celati” innumerevoli passi del Tanak, possa in buona fede dire: “Gesù non è il Messia. Perché il male è ancora nel mondo”).
Se il Papa facesse ancora da katechon (così com’è nella sua volontà, e come sarebbe anche nella nostra: perché è un dolore immenso vedere questo male debordante nella Chiesa di Gesù, e che ne insozza sempre di più il volto), l’uomo delle iniquità non potrebbe manifestarsi.
Ed il Ritorno/Venuta di nostro Signore Gesù non potrebbe accadere.
E il Papa si ritroverebbe a comportarsi in maniera sostanzialmente diversa (Dio lo scampi e ci scampi) da come Si comportò Colui di cui è Vicario, nel Getsemani.
Nel Getsemani, Gesù (che fino a quel momento aveva fatto sempre e comunque la Volontà di Dio: che significa non un atto e una parola in più e non un atto ed una parola in meno, rispetto a ciò che Dio vuole; e quindi far concidere il tempo umano ESATTAMENTE col Tempo di Dio), ebbe per un attimo la tentazione di “rallentare” (“si allontani da me questo Calice”. Non: “sparisca questo Calice”. “Si allontani”), e certo non per paura, pur se era Umanissimo provarne, né per orrore nei confronti del Dolore e della Morte violenta, pur se era altrettanto Umanissimo provarne: no, la Volontà di Gesù (di Gesù-Uomo, che in quel momento provava interamente la separazione e l’allontanamento da Dio, che noi arriviamo a provare nella tremenda “notte della Fede”; e che per Lui fu ben più tremendamente lacerante e TOTALE, essendo separazione e allontamento dalla Sua Stessa Natura Divina, che pur era inscindibilmente unita alla Sua Natura Umana), in quel momento, era di avere “più tempo”, di “rallentare” il corso degli eventi per poter maggiormente radicare la Sua Chiesa nel mondo, constatato che dopo tre anni e mezzo di cure amorevoli e costanti coloro che l’avrebbero dovuta radicare erano ancora così spiritualmente informi. Fino al punto di non riuscire neanche a rimanere svegli per l’Amico che glielo aveva chiesto.
Ma, nonostante la Volontà di Gesù fosse, in quell’estremo momento di abbandono e separazione dal Padre, di “allontanare da Sé quel Calice”: Egli Si affidò pienamente alla Volontà del Padre, pur non avendo la Luce, in quel momento, di vederne la Pienezza di Bontà e Lungimiranza e Magnificenza. E nonostante fosse pienamente ed integralmente sottoposto alla tentazione dell’Avversario, che Gli sibilava nell’orecchio, nella mente e nel cuore: “Vedi, come sarà del tutto inutile tutto il Sangue che hai già cominciato a versare? Vedi tutti i mali che saranno ancora compiuti daglo uomini, per i quali avrai versato il Tuo Sangue? E vedi che tanti di quei mali saranno compiuti proprio nel Tuo Nome da uomini che si diranno “cristiani”? E vedi tutto il male che sarà compiuto da uomini della Tua stessa Chiesa, e che rinnoveranno sempre e sempre il patto che ho già stretto con Giuda?”
Ma Gesù Si affidò. Si affidò anche Lui, al Padre. Come attende che si affidi ciascuno di noi, attraverso di Lui e per i Suoi meriti ed il Suo esempio. Come si affida ciascun bambino docile a suo padre, quando gli dice: “è per il tuo bene”. E infatti è ai bambini che c’invita ad arrivare a somigliare: e non per essere ancora più Suoi amici ma proprio per poter entrare nel Suo Regno.
Si affida il Papa oggi (e l’hanno fatto i suoi quattro predecessori, tutti accomunati nel non scacciare -pur avendo il potere di farlo- Giuda dal circolo apostolico, per permettergli di compiere pienamente il lavoro che ha liberamente scelto di compiere), nel lasciarsi liberamente portare, come il primo Pietro, laddove non vorrebbe.
Continuiamo, quindi, ad affermare la verità, nella carità.
E, come laici, facciamolo in particolare nel sostenere sempre ed in ogni dove i valori non negoziabili, alla luce della Legge Naturale che è anzitutto Legge di Ragione e di Cuore.
Valori che sono scritti da Dio nel cuore di ogni uomo, indipendentemente dalla religione professata.
E che oggi (il che è un segno dei tempi e pienamente rientrante nella “grande apostasia” preconizzata da San Paolo) tanti che pur professano la religione vera e giusta: sembrano non solo aver cancellato ed eroso dai loro cuori, ma pure animati dalla volontà di cancellarli ed eroderli nei cuori di tanti altri.
Continuiamo ad impegnarci, ognuno laddove Dio l’ha messo o l’ha preso, perché pur nello scatenamento della piena manifestazione dell’Anticristo: si continui ad essere luce e sale e lievito. O quantomeno di aiuto a coloro che lo sono.
E non cadiamo nella trappola (la più sottile e pericolosa, per un cattolico già fervente e “caldo”. In pericolosità pari, ritengo, a quella gnostica per coloro che sono sinceri cercatori di verità) di credere che la Chiesa sia sedevacante, perché il Papa permette tutto il male e l’immondizia a cui assistiamo.
Cadremmo nel tragico errore di coloro che, pur avendo creduto a Gesù, iniziarono ad insultarLo ed a sputarGli addosso (assieme ad i Suoi odiatori fin dal principio, che “avevano per padre il diavolo”): perché ritennero impossibile che Colui che Si dichiarava non solo Messia ma anche “Figlio di Dio” e che infatti afferiva a Sé, esercitandole con pieno dominio, caratteristiche e prerogative che erano proprie soltanto dell’Altissimo; potesse lasciarSi insozzare, sfigurare ed avvilire come l’ultimo dei reietti e dei peccatori e dei colpevoli. Di fronte al Figlio di Dio che Si lasciava martoriare in quel modo, costoro ritennero che ciò non potesse accadere (perché non avevano mai dentro di sé contemplato la possibilità di un Dio Amore, pronto a dare Sé Stesso per amore degli uomini). E che quindi Costui, che Si era detto Messia e vieppiù Figlio di Dio, DOVEVA ergo essere: il peggiore dei Falsi Profeti. Anzi: IL Falso Profeta, per eccellenza.
Oggi, che siamo nella Passione della Chiesa, duemila anni dopo la Passione di Gesù: siamo sottoposti alla tentazione di pensare che i Papi da Giovanni XXIII in avanti siano non solo Falsi Papi ma addirittura tutti e cinque personificazioni del Falso Agnello escatologico.
E’ il supremo inganno dell’Avversario, per coloro la cui Fede non riesce a scalfire in alcun altro modo.
Il Papa ha scelto di non essere “Rallentatore”, aderendo così alla Volontà di Dio e mettendosi alla sequela piena di Gesù.
E, se Gesù è il Figlio che fa SEMPRE la Volontà del Padre, anche nell’agonia di sangue del Getsemani;
L’uomo delle iniquità è, per converso, colui che fa solo e soltanto la sua propria volontà, a discapito persino della volontà del padre suo (che, ben conoscendo la Scrittura, non può ignorare le per lui orrorifiche conseguenze della piena manifestazione del più grande dei figli che se lo sono scelto come padre: lui che, se stesse a lui scegliere, vorrebbe che questo tempo che gli è stato concesso e dove ha avuto modo di infiltarsi dapertutto gli uomini gli hanno risposto di “sì” e quindi in tutti i luoghi di potere e d’influenza, che pure non gli sono mai stati estranei in questi duemila anni ma che mai come ora sono diventate sue sale operative e sue dependances, ad iniziare dallo stesso Vaticano; vorrebbe, dicevo, che questo tempo che gli è stato concesso -a lui Lucifero- potesse continuare indefinitamente, tanto perfezionate sono le Matrici di Inganno e di Peccato che è riuscito a mettere su, con la collaborazione di coloro che hanno deciso di mettersi ai suoi ordini. Diventa quindi evidente che Lucifero sarebbe oggi, di suo: massimo “Rallentatore”).
In questo “gioco” escatologico, vi sono poi gli “Acceleratori” dei Tempi.
Sia quelli voluti da Dio (quindi, ognuno di noi, quando offre interamente la propria vita, nella sua nullità, e tutte le sofferenze patite ed accettate, al Signore Gesù: invocandoNe il Ritorno);
sia quelli permessi da Dio (i collaboratori dell’Anticristo, che sono con lui in quanto aventi lo stesso padre);
sia quelli che Dio ha in abominio (quelli che collaborano, e pure attivamente, con l’Anticristo e le sue Matrici, fino al punto da “manipolare” e “configurare” gli eventi perché assumino l’aspetto che è stato predetto, “forzando” così il Ritorno/Venuta di Gesù, per chi è “Acceleratore” da cristiano, o della Venuta del Messia, per chi è “Acceleratore” da ebreo: perché convinti, così facendo, di “aiutare” e “dare una mossa” a Dio, che sennò continuerebbe a “dormire” ed a lasciare il campo libero sulla terra a Lucifero ed alle sue schiere.
Quando si arriva a contemplare quest’ultima categoria di “Acceleratori” (che, e non è un caso, sono strettissimamente connessi agni gnostici di cui si parlava all’inizio, che nutrono la velenosa convinzione che il bene si possa raggiungere tanto più intensamente quanto più profondamente ci si immerga nel male), si arriva, per Volontà di Dio, a darsi conto anche di tanti comportamenti di credenti, siano essi ecclesiastici (e appartenenti alle Gerarchie: Vescovi e Cardinali, in primis), siano essi laici (e il pensiero non può non andare ai due Mario, Monti e Draghi: entrambi “cattolici”, entrambi di formazione gesuitica, entrambi di provenienza dalla società del “Sacco dell’Uomo d’Oro”; quella Goldman Sachs in cui gli Acceleratori che Dio ha in abominio, siano essi cristiani o siano essi ebrei, sembrano aver stretto un patto di ferro. E un suo presidente, di detta GS, lo arrivò persino ad affermare esplicitamente: che loro “fanno il lavoro di Dio”.
Noi, che in quanto “piccoli” e non appartenenti -per Grazia di Dio- alla categoria dei “dotti” e dei “sapienti”, dobbiamo e vogliamo essere “Acceleratori” secondo la Volontà di Dio, e quindi offrendoGli tutti noi stessi: restiamo saldi nella Fede, ed aumenteranno anche la nostra Speranza e la nostra Carità.
Facciamo buon uso dei mezzi di salvezza che sono ancora a disposizione nella Chiesa di Gesù, ossia dei Sacramenti (fino a quando l’abominio della desolazione in luogo santo sarà pieno; ed avverrà quindi anche la sospensione del sacrificio perpetuo).
Facciamo anche buon uso di tutti i doni straordinari che ci vengono dal Cielo, grazie ai moderni Strumenti e Profeti di Dio, che permettono di approfondire e di svelare ciò che fino ad oggi per Volontà o per permissione di Dio è rimasto non approfondito o del tutto velato.
Ricordandoci che, rispetto a tali Strumenti e tali Profeti, vale solo e soltanto il criterio indicatoci da Gesù: “dai frutti li riconoscerete”.
Viviamo tempi che San Paolo avrebbe dato chissà cosa per poter vivere sulla terra, come appartenente alla Chiesa militante.
E’ un’enorme grazia, donataci da Dio. A noi farne buon uso, per la Sua maggior Gloria.
Spero, Massimo, di essere riuscito ad essere strumento di Dio nel rispondere alla tua domanda.
E spero che padre Cavalcoli mi perdoni se mi son preso la libertà di definire “limitativa” la risposta che ti aveva a sua volta fornito.
Che la Pace e la Gioia di Gesù e di Maria siano con voi.
Non nobis, Domine, non nobis,
sed Nomini Tuo da Gloriam
Caro Ruggero, sono d’accordo nelle sue analisi e sono d’accordo nei rimedi..
Caro John,
i lefevriani, come ci ha ricordato di recente mons.Mueller, non sono tuttora in piena comunione con la Chiesa, ma i modernisti sono molto peggio. Roma purtroppo finora ha usato due pesi e due misure: troppa indugenza con i modernisti e troppa severità con i lefevriani.
Per questo costoro possono sempre dire a Roma: metti a posto il problema dei modernisti e noi faremo la pace con te. Tuttavia anche i lefevriani dovrebbero riflettere: fare la pace con Roma per il buon cattolico è un’esigenza assoluta, in quanto tocca la retta fede, siano o non siano i modernisti redarguiti da Roma. Roma può sbagliare nel governare la Chiesa, ma non nell’insegnare la verità sulla fede.
Il fatto che Roma manchi di coraggio pastorale con i modernisti non può essere un buon motivo, per un lefevriano, umile e leale, per rifiutare di correggersi e per accettare le dottrine del Concilio. Infatti qui egli non può pretendere che sia Roma a correggersi, ma dev’essere lui a riconoscere di sbagliare e che le dottrine del Concilio non contengono nessun errore, ma sono uno svliuppo ed una esplicitazione della Tradizione in continuità con la verità cattolca di sempre.
Caro Luigi,
anch’io ho fiducia che Mons.Forte rifletta, lasci il pensiero di Hegel ed aderisca pienamente all’integrità del pensiero cattolico. Per questo prego per lui e apprezzo i lati positivi del suo pensiero. Quanto all’idea che Obama sia l’Anticristo, non so che dire, mi sembra molto improbabile, non ho segnali in questo senso. Per me, se c’è un segno dell’Anticristo, questo è dato dai modernisti più accesi e fanatici, dalla massoneria e dell’ebraismo anticristiano. Invece ci sono anche, come dice Cristo, i “veri Israeliti, nei quali non c’è inganno”: questo è il vero Popolo eletto, erede del Messia Gesù Cristo il Nazareno!
Caro Fabio,
certamente, come dice S.Paolo, nessuno ci autorizza a fare il male perchè ne venga un bene. Effettivamente esistono dottrine come nello nllo stoicismo, nello gnosticismo, in Spinoza e in Hegel, dove il male è una necessità logica, e quindi in realtà è bene, ossia non è considerato nella sua verità come qualcosa di oggettivo, ma solo, come un qualcosa che risponde ad un nostro parziale punto di vista, per cui, se avessimo presente il Tutto, vedremmo che ciò che chiamiamo male o per noi è male, in realtà è bene.
Oppure nella visione massonica e di Teilhard de Chardin il male è un semplice indidente di percorso, un prodotto necessario e normale, una scoria inevitabile nel processo ascensivo dell’evoluzione e nel lavoro trionfante dell’uomo, sia pure in Cristo, in vista del progresso e della felicità o del “Punto Omega”.
E’ assente in queste dottrine il peccato originale con le sue conseguenze e alla fine il male è in Dio stesso e voluto da Dio. Questo però vuol dire confondere il male col bene ed è una grande ed orribile ipocrisia.
La dottrina paolina del katéchon, l’ “ostacolo” a che si manifesti lo “Iniquo”, l’Anticristo, sembrebbe a prima vista avere qualche attinenza con quell’orribile dottina del male visto come bene e quindi comandato e lecito, in quantio sembrerebbe rallentare il trionfo finale del bene, ma in realtà, come lei dice molto giustmente, ne è, nei piani divini, l’esatto opposto: il male resta male, e tuttavia viene, grazie alla croce di Cristo, a servire il bene, ossia il trionfo finale di Cristo. Cristo sembra debole, ma in realtà è il vincitore.
Nel mio intervento forse, lo riconosco, puntavo un po’ troppo l’attenezine, al seguito dell’istanza di Massimo, sul dovere del Papa di punire o quanto meno correggere gli eretici. Resto dell’idea che, per i suoi limiti umani, anche se santo, egli, adesso come adesso, non ne ha la possibilità concreta a causa della potenza dei nemici (a differenza di Cristo che, se avesse voluto, poteva sbaragliarli subito ), ma penso anch’io che la spiegazione profonda di questo fatto che può turbare, sia forse una scelta dei Papi del postconcilio di essere vicini a Gesù nel Getsemani.
Ricordiamoci che il card.Siri nel 1980 pubblicò appunto un libro di grande valore intitolato “Getsemani” in riferimento allì’attuale situazione della Chiesa, anche se non mi è piaciuta la critica che fa a Maritain.
Dio comunque per adesso non vuole “accelerazioni”; vuole che il Katèchon resti, e quetro katèchon sono la passione e l’impotenza del Papa e della della Chiesa. Il che non impedisce all’autorità ecclesiastica, là dove le è possibile, di svolgere anche la sua funzione disciplinare e correttiva.
Tuttavia credo anc’io che per ora Dio voglia che la Sposa sia accanto alla croce dello Sposo. Verà il momento, non sappiamo quando, nel quale l’ostacolo sarà rimosso e l’Anticristo si manifesterà in pienezza. Ma Cristo lo ucciderà col soffio della sua bocca.
Complimenti Padre!
L’amore che mette nei suoi articoli e nelle ripetute risposte che offre ai lettori la contraddistingue come un buon pastore che ci tiene alla salute delle anime!
Non come certi presunti teologi che pontificano dalle colonne dei quotidiani più radical-chic senza degnarsi di rispondere, in primis alle autorità e poi ai semplici (a cui danno scandalo), delle eresie che propagano.
Anche io umilmente voglio porle una domanda:
In rete circolano fotografie del professor Ratzinger in giacca e cravatta che parla con Karl Rahner mentre quest’ultimo fuma una sigaretta.
Queste immagini mi addolorano perchè il nostro amato Papa ha un evidente passato “progressista” e vedendo quelle foto mi chiedo spesso: ma chissà cosa pensa lui di quelle immagini?
Errori del passato o semplici ricordi di un cammino che lo ha portato a guidare la Santa Chiesa Cattolica?
Capisco che la vita può essere fatta anche di errori, percorsi sbagliati, riflessioni, conversioni, …, però certe immagini un po’ mi addolorano pensando che quello era il nostro attuale Papa, non per una questione “moralistica” ma per una questione di “credibilità” …
Con stima ed amicizia,
Giacomo
Caro Giacomo,
se è per quello, girano foto anche del Papa, quando da ragazzo, era nella Wermacht del III Reich, il famoso esercito nazista!
Non fermiamoci a queste cose, altrimenti dovremmo ricordare che S.Agostino da giovane convisse con una donna, che S.Paolo perseguitò i cristiani e che il primo Papa tradì il Signore tre volte!
Effettivamente il Papa da giovane fu filomodernista. Tuttavia so per certo che insieme con Rahner al Concilio si comportarono bene aiutando i vescovi in alcuni importanti documenti.
Dopo il Concilio Ratzinger si pentì della sua amicizia con Rahner e prese le distanze. I rahneriani perfidamente cominciarono ad attaccarlo. Egli sopportò tutto con pazienza e dignità e così Giovanni Paolo II lo premiò facendolo Cardinale e mettendolo a capo della CDF.
Semmai si può dire che qui non è stato abbastanza forte per combattere i rahneriani. Ma allora qui si pone il gravissimo ben noto problema che oggi la Chiesa ha nemici interni troppo forti per poterli vincere. Non c’è che da pregare, offrire sacrifici e sperare in un potente soffio di Spirito Santo.
Grazie!