di Sergio Guidotto
Al Direttore del settimanale diocesano Vita Trentina (che ha rifiutato di pubblicarla)
Oggetto: “Consacrazione della Città di Rovereto a Cristo Re”
Le scrivo in quanto rappresentante di quei cattolici meritevoli di pubblico disprezzo, che Lei ha cosi ben descritti nel suo articolo: “…hanno improvvisamente destato dal tepore un gruppo di fedeli, recalcitranti, che hanno dato vita ad una fantomatica associazione per il recupero delle radici cristiane di Rovereto”. E’ ormai visibile a tutti che all’interno della Chiesa cattolica sta avanzando un fenomeno sconcertante dalle dimensioni finora mai esistite in tutta la Sua storia che utilizza la denigrazione dello stesso cattolicesimo e che sta sfigurando orribilmente il volto della Sposa di Cristo.
E’ accaduto che, confidando nella sostanziale distrazione del popolo di Dio roveretano, il decano Don Sergio Nicolli, pur non avendone titolo e con mezzi dispotici, ha proceduto, con l’appoggio dello stesso episcopato, a depennare l’Atto di consacrazione della Città di Rovereto a Cristo Re, calpestando la volontà del popolo cittadino il quale, nel secolo scorso, si è impegnato a cercare il regno di Dio con libero e solenne “Atto di Consacrazione della Città a Cristo Re”. Il disegno del decano non si è compiuto come si doveva. Un gruppo di cattolici non si è lasciato irretire da questa doppiezza poco cristiana, opponendosi con la raccolta di varie centinaia di firme. Solo ed esclusivamente per questa ragione si è visto costretto a mantenere l’atto di Consacrazione riducendone peraltro forma e preghiera. Ciò che colpisce è che in questo caso non sono le istituzioni pubbliche o gruppi di laicisti militanti che chiedono la cancellazione delle radici cristiane di Rovereto, ma le istituzioni ecclesiastiche stesse. Significa che nella Chiesa cattolica ormai si vanno spegnendo le radici popolari della fede e delle devozioni che traggono origine da eventi storici, e alcuni suoi rappresentanti procedono alacremente per la loro autodissoluzione. Inoltre, in occasione di pubbliche interviste, don Nicolli ha gravemente ridicolizzato le espressioni contenute nell’Atto di Consacrazione dei nostri padri. Cosa dire di fronte a queste sconcertanti affermazioni, se non che esse denotano la mancanza non solo di una teologia cattolica della storia, ma anche di un vero spirito di fede? I nemici della Chiesa vorrebbero ridurci al silenzio con la solita nauseante tiritera nichilista: “La Chiesa è in ritardo sui tempi, occorre che adegui il suo linguaggio, i suoi insegnamenti e le sue pratiche religiose al mondo, rispetto a cui è in ritardo di almeno due secoli”. Insomma, la Chiesa dovrebbe correre incontro al mondo assecondandone le debolezze. E’ stupefacente che tale arroganza affiori dalla labbra di esponenti del clero i quali fanno di tutto per presentare i cattolici “non adulti” sotto un aspetto odioso, isolandoli, diffamandoli, screditandoli. Nessuno si faccia illusioni. Agli occhi dei semplici, il tentativo di colpire l’Atto di Consacrazione a Cristo Re, appare solo ed esclusivamente come il rifiuto di essere figli di Dio. Vede Direttore, quei recalcitranti e fantomatici fedeli destati dal tepore, sono uomini e donne che si lasciano abbracciare da lei (la Chiesa) e che oggi si sentono anche perplessi, perfino delusi e che tuttavia rinnovano la loro adesione, affetto e obbedienza incondizionati al Papa Benedetto XVI, il Dolce Cristo in terra, lottano e si battono per difendere i principi non negoziabili, respingono con nettezza la dittatura del relativismo. L’inganno e l’impostura incarnato da certo clericalismo ciarliero finge di non accorgersi che non è il mondo che avanza, mentre è la Chiesa che progredisce nelle tempeste, sempre combattuta dall’esterno e tradita all’interno, ma mai sconfitta, sempre vittoriosa. La Chiesa è il mistero del popolo di Dio nato dal mistero di Cristo morto e risorto e dall’effusione dello Spirito, quindi c’è una Chiesa sola. Se la Chiesa non reagisce adeguatamente a fronte di iniziative eterodosse tese a corrompere la nostra tradizione, allora necessariamente possono intervenire in maniera protagonistica gente o gruppi che nella Chiesa non hanno a cuore soltanto la difesa della Chiesa, bensì l’espressione legittima delle loro convinzioni. Se non saranno i Pastori a ricordarlo al loro gregge, saranno i semplici battezzati a gridarlo, con tutte le loro forze, confidando nella risorsa della Divina Provvidenza che non inganna e non abbandona, perché Essa è di Dio. E Dio non abbandona mai la sua Chiesa.
Questo solo ci basta.
Grazie dott. Guidotto, tanti roveretani sono ancora pronti a raccogliere centinaia di firme sottoscrivendo questa Sua. Un solo particolare:
a me risulta che “l’Atto di consacrazione” non sia stato mantenuto ma sostituito da una semplice preghiera di affidamento recitata alla fine dei Vespri e non più della S. Messa.
Cara amica roveretana,
Si, ha ragione Lei. L’Atto di Consacrazione è stato sostituito con una preghiera spaciale e la Santa Messa con i Vespri Solenni. A noi il compito di proseguire la battaglia nei confronti dei fautori del compromesso col mondo nonchè complici dell’anticristo. L’apostasia dei massimi livelli della stessa Chiesa annunciato a Fatima è già in atto.