Per tanti anni, a Trento, c’è stato un frate, padre Albino Andreatta, parente dell’attuale sindaco, che confessava, dalla mattina, alla sera, e anche di notte ascoltava le lamentele, i dolori, le tristezze, i peccati di tanti. Padre Albino non predicava solo la carità, ma anche la verità. Nel confessionale mostrava a tutti il Dio misericordioso, ma non mancava di stimolare le anime, di pungolarle, di richiamarle al dovere… non parlava sempre di solidarietà, ma la esercitava. Eccome se la esercitava! Con la sua morte, ormai diversi anni fa, se ne è andato uno degli ultimi uomini di Chiesa come ce ne erano un tempo. Rocciosamente fedeli alla Chiesa di sempre, legati alla chiarezza della dottrina: grazia di Dio, peccato, confessione, vita sacramentale, ascolto… molta vita e poche chiacchiere.
Padre Albino non era amato da alcuni confratelli, di quelli che in confessionale, per esempio, non ci stanno mai, e preferiscono le trasmissioni o i giornali, e talora si scontrava con alcuni di loro, che magari erano stati suoi alunni, richiamandoli, per esempio, all’obbedienza al vescovo e al papa, oppure invitandoli ad essere più umili: “la fede non è vostra, non è mutabile, a vostro piacimento, aggiornabile, sistemabile… se tentate di renderla più gradita al mondo, meno impegnativa, finirete per togliergli il sapore…”.
Ho pensato a padre Albino, oggi, il solito articolo infarcito di banalità, di ribellione al magistero della Chiesa, su un settimanale diocesano, di un sacerdote. Povero sacerdote! Mette in dubbio tutto: il celibato ecclesiastico, la dottrina cattolica sul sacerdozio e sul matrimonio… gettando tanto scompiglio, tanto scandalo, nelle anime dei fedeli, che vedono un prete che vuole farsi non servitore della parola di Dio e della Chiesa, ma padrone.
No, caro don, la Rivelazione non è tua; la storia della Chiesa non la cambierai tu… Anche se sei applaudito, anche se sei osannato, perché non dici mai nulla di veramente scomodo. Sei sempre in perfetta linea con la corrente del mondo; scrivi su X, quello che altri preti del tuo calibro possono scrivere sul Corriere, sulla Stampa, su Repubblica…cioè sui grandi giornali del potere, che non amano la Chiesa, né la Verità a volte urticante, scomoda, di Cristo.
Nell’articolo, dunque, te la prendi con “il mantra dei valori non negoziabili”. Ipocritamente, eviti di dire chi è l’autore di quel mantra: Benedetto XVI.
Ma non è questa la cosa più grave. Parli sempre di solidarietà, e poi attacchi i valori su cui la solidarietà vera si fonda. Cosa è la solidarietà, se neghi i valori non negoziabili? Cosa è la solidarietà, in una società in cui i genitori possono ammazzare i loro figli, perché nascono al momento non opportuno, o perché sono malati? Cosa è la solidarietà in un’Italia in cui ormai i matrimoni si disfano dopo pochi mesi o pochi anni, e due persone non sanno più, oltre che gioire, soffrire insieme? Dove sta la solidarietà quando un uomo lascia la moglie, i figli, per un capriccio egoistico che chiama, falsamente, amore? Dove starà la solidarietà, quando accompagneremo i nostri malati all’eutanasia? Le parole, senza un contenuto sono vuote. La parola “solidarietà”, detta così, non costa niente, perchè è un puro flatus vocis.
Forse il motivo principale per cui rinneghi il Vangelo e l’insegnamento cristiano sin dai primi secoli, cioè la difesa della vita nascente e del matrimonio, deriva anche da questo: non stai nel confessionale, ma scrivi sui giornali e credi di essere quello che alcuni fingono che tu sia: un profeta. Ma i profeti, il mondo, li lapida o li combatte. Non li elogia e non li coccola come fa con te. Se molti preti tornassero un po’ più in confessionale, smetterebbero di scrivere documenti su documenti, articoli su articoli, scervellandosi su come si fa a “fare pastorale”. Si accorgerebbero di quanto dolore creano, anche in chi li “sceglie”, l’aborto, il divorzio, l’egoismo travestito da diritti civili, ma anche la mancanza di guide che sappiano dire a tutti la misericordia ma anche la legge di Dio. Legge che è fatta per noi, per il nostro bene. Guide che dovrebbero aiutarci a tener duro, a portare avanti un compito, una promessa, e non, invece, invitarci sempre alla resa, al buonismo, all’indifferentismo, perchè tutto è negoziabile.
Chi vive i valori non negoziabili, parla meno di solidarietà (e attacca meno la Chiesa, in cui il nostro don si sente, poco umilmente, uno dei pochi “degni” e “illuminati”) e si dedica a perdonare la moglie e a chiederle e perdono; a pulire il sedere dei figli piccoli, a svegliarsi la notte per loro, anche quando nascono non “programmati”… Perché la solidarietà, nel Vangelo, non è verso il Terzo Mondo, i poveri o altre categorie astratte, di cui i preti progressisti si riempiono la bocca. E’ verso il “prossimo”, cioè colui che ti sta immediatamente vicino. Perché amare i lontani, diceva già Dostoevskij, è troppo facile, e non costa nulla…Tenere fede ai valori non negoziabili, invece, può essere diffcile, ma ci rende uomini e donne. Quando saremo uomini e donne veri, anzitutto in casa nostra, sapremo certamente aiutare anche il prossimo più lontano…
salve
a Trento Don Cristelli, a Genova Don Gallo; non si vedono più i Don Camillo all’orizzonte ma guai a perdere la speranza.
saluti e buon fine settimana
Piero e famiglia
Carissimo Francesco Agnoli: grazie. Io sono uno di quelli che, certe volte, deve perdonare la propria moglie; altre volte deve farsi perdonare dalla moglie; sempre, comunque, faccio fatica ad amarla. Anche mia moglie fa fatica ad amarmi, lo capisco. Certo, il nostro amore non è un amore travolgente, non è sostenuto dalla passione, né vola altissimo nel cielo azzurro. E’ un ben misero amore il nostro, fatto con un po’ di volontà e tante rinunce. Ma è un amore pieno di speranza il nostro. E’ bello, la sera, ritrovarci insieme con i nostri tre figli seduti a tavola e, prima di mangiare, presentare al Signore le nostre miserie e chiedere in cambio la Sua benedizione. Abbiamo scoperto una cosa, io e mia moglie, col passare del tempo: non c’è gioia più grande che avere tante persone da amare. Ma la gioia è una che vuole essere cercata, desiderata, attesa. Non è cosa da tutti i giorni la gioia. Forse è per questo che tanti si accontentano del piacere, o del divertimento, o di qualche altro surrogato.
Abbiamo bisogno di testimoni, non di profeti.
Bellissima questa lettera aperta, complimenti Francesco. La sottoscrivo pienamente. Tra l’altro il sacerdote in questione non indossa nemmeno il crocifisso, ma l’ankh egiziano, simbolo massonico ed esoterico. Ah quanti eretici! Nostro Signore alla fine vincerà. resistiamo alla falsa chiesa delle tenebre, voluta dai massoni, ed attendiamo Colui che arriverà a dire chi sta con Lui e chi invece, contro.
Non dovrei intervenire in queste diatribe tra cattolicisti, dove c’è sempre un Agnoli che rivendica il suo essere più cattolicista di tutti gli altri, ma a me pare che se ci fu un personaggio non pubblico, quello fu proprio Gesù: frequentò pochi confessionali e, invece, si dedicò principalmente a tante prediche all’aperto, nelle sinagoghe e dovunque ci fosse una folla ad ascoltarlo – e anche a osannarlo, e a volerlo fare re.
Perchè la verità si deve predicare dai tetti.
Io non so se “abbia ragione” il Cristelli o l’Agnoli (io, personalmente, tra un Agnoli a caso e un insetto a caso, starei dalla parte dell’insetto: quindi non sono imparziale), ma trovo molto ipocrita Agnoli: sempre lì a parlare di sesso e di valori non negoziabili. Poi si scopre – ma lo sanno tutti – che centinaia di persone vivono in baraccopoli subumane nella ricchissima e civilissima Trento: ma la vita e la dignità di quelle persone non contano nulla. Fossero feti, gli Agnoli e i Morandini accorrerebbero a frotte, stracciandosi le vesti; ma siccome sono solo ex-feti di 40 anni, sporchi rumeni o schifosi musulmani, allora il loro diritto a una vita decente non conta, si ignorano, chi se ne frega.
La domenica mattina c’è la messa e poi le paste da Andreatta o Bertelli: i baraccati delle mille SLOI possono bruciare tranquilli, non una meringa o un cannolo andranno di traverso.
Così come la vita dei bambini stuprati dai cristianissimi occidentali a Cuba o in Thailandia, o la vita dei bambini afghani e irakeni ammazzati dai cristianissimi soldati occidentali è perfettamente negoziabile: Eluana Englaro deve vivere per sempre, attaccata al suo sondino nasogastrico, il piccolo vietnamita sodomizzato dal turista sessuale italiano, invece, può crepare tranquillo. L’Agnoli non perderà certo il sonno o sprecherà una riga su qualche blog, per questo.
Matteo
Perchè sono in moderazione?
@matteo
perche’ e’ evidente che ti diverti a provocare….e il gioco e’ bello quando dura poco.
Gent. Prof. Francesco Agnoli
Per quello che può valere, Le esprimo la mia piena comprensione ma preferisco offrirLe la mia umile preghiera. Tuttavia se può consolarLa i nostri preti avanguardisti (non sacerdoti!) di Modena quelli “schierati contro” (la Chiesa preconciliare e principalmente contro gli ultimi due Papi) utilizzano il settimanale cattolico diocesano, oltre che le loro chiese ormai vuote, per sfogare il loro livore anticattolico e annunciare che non dobbiamo attendere il ritorno di Cristo ma Noi dobbiamo rimboccarci le maniche e sporcarci le mani per costruire la pace, l’uguaglianza, la solidarietà e aprirci al mondo poiché questi (dis)valori li ha già messi in pratica fin dal 1789. Modena e Reggio E. fanno a gara nel sottrarsi gli intellettuali, che sanno tutto dell’ermeneutica storico-critica della Sacra Scrittura, più di moda Mancuso, Odifreddi, nonché Augias, Dario Fo e non ultimo il personaggio che più ha compreso e attuato lo spirito del concilio con riferimento al dogma del “Dialogo interreligioso” cioè: Enzo Bianchi”. Quest’ultimo oltre agli annuali Festival della Filosofia è stato chiamato l’11 marzo scorso a predicare la Quaresima nella Chiesa (pensate l’ironia della sorte) di S. PIO X. Succede come a S. Giovanni Rotondo dove le reliquie di S. Pio da Pietrelcina sono state affossate nel Tempio Massonico di Enzo Piano, come ampiamente documentato da F. Colafemmina nel libro “Il Mistero della chiesa di San Pio”. Come non far risalire queste derive protestanti e queste eresie non più condannate al tragico “errore (?) ” della mancata condanna nel Concilio Vaticano II del comunismo già condannato nel 1937 da PIO XI con l’enciclica Divini Redemptoris ma praticamente ignorata con l’accordo di Metz del 1962 tra il card. Tisserant e mons. Nicodemo, incaricato degli affari esteri della chiesa ortodossa russa, naturalmente con l’approvazione del Papa Buono e del Papa Triste. (cfr “L’accordo di Metz” tra Cremlino e Vaticano – Jean Madiran”). Ecco perché il Papa Benedetto XVI , a cui oggi porgiamo tanti auguri per la festa di S. Giuseppe, ha indetto “l’anno della Fede”. A Modena, sempre attenti a deformare la dottrina del Magistero, dopo aver esteso il significato dell’anno sacerdotale oltre che ai ministri consacrati anche ai laici battezzati ora stanno preparando il lancio dell’anno di tutte le fedi: Islamica, Ebraica, Buddista, Scintoista ecc.. Ci consola tuttavia l’affermazione evangelica del “Non praevalebunt” . Prof. Francesco Agnoli “sursum cordam” e “nolite dare sanctum canibus neque mittatis margaritas vestras ante porcos “ (Mt. 7,6).
Attigiamo all’esempio del grande educatore Santo Don Bosco che, nonostant, stesse vivendo sulla pelle l’attacco terribile alla Chiesa, contribuì in modo munifico ed esemplare, a portarla nel mondo:
«… Ad esempio dei fedeli della Chiesa primitiva, facciamo anche noi un cuor solo, un’anima sola per scongiurare i gravi pericoli da cui siamo circondati. Ma come al tempo della vita mortale del Salvatore gli Apostoli raccoglievansi intorno a Lui, come a centro sicuro e maestro infallibile: come dopo di Lui i veri credenti, per non errare, si tennero strettamente uniti con Pietro e coi suoi Successori nel governo della Chiesa; così noi tutti dobbiamo schierarci intorno al degno successore di Pietro… In ogni dubbio, in ogni pericolo infallibile… CHIUNQUE RACCOGLIE CON LUI, EDIFICA FINO AL CIELO; CHI NON EDIFICA CON LUI, DISPERDE E DISTRUGGE FINO ALL’ABISSO: Qui mecum non colligit, dispergit… »
«Il prete – ricordiamo uno dei santi pensieri da lui scritti quando salì sull’altare – non va solo al cielo, non va solo all’inferno. Se fa bene andrà al cielo con le anime da lui salvate col suo buon esempio; se fa male, se dà scandalo, andrà alla perdizione colle anime dannate pel suo scandalo»; quindi: «Patire, fare, umiliarsi in tutto e sempre, quando trattasi di salvare delle anime».
Maria Teresa Carta
Caro Agnoli, grazie per la bellissima lettera che condivido in toto. Che differenza di spessore e di fede tra questo pseudo prete e il Santo padre che lo Spirito Paraclito ci ha donato!
Caro Alvaro,
noi fedeli che possiamo fare? non fu piu’ duro DIo col corruttore che con i corrotti? se il maestro insegna l’errore l’alunno ha una colpa minore se sbaglia. e’ indubbio che noi ci mettiamo del nostro, ma e’ altrettanto indubbio che i nostri pastori ultimamente si fanno un po’ tutti il loro ovile personale e noi pecorelle rimaniamo ingannati. con questo non critico la CHiesa tout court alla quale son fiero di appartenere ma solo certi sacerdoti che di Cattolico hanno ben poco.
un abbraccio
rocco