Vita trentina e mons. Igino Rogger

Lettera firmata: un fedele anziano e desolato

Per tanti anni il sottoscritto è stato un lettore del settimanale diocesano Vita Trentina. Da tanti anni non lo sono più. Ogni tanto mi capita però di trovarmi quel foglio tra le mani. Anche stamattina, è successo. La mia memoria è andata agli anni passati, a quando il compianto mons. Sartori, uomo genuino e di fede, aveva rimosso il direttore, don Vittorio Cristelli. Per incompatibilità tra la fede cattolica apostolica romana e il sacerdote-sociologo-politologo-e chi più ne ha più ne metta. Ricordo che la riposta di clero e laici locali fu una manifestazione contro il Sartori medesimo, reo di lesa maestà. Era vescovo, ma pochi gli obbedivano.
Da tanto, dicevo, non prendo più un foglio che ospita articoli di basso livello, articolisti di bassa ortodossia e scarsa adesione al magistero della Chiesa. Mi è capitato di farlo, dicevo, e le sorprese non sono mancate neppure stavolta. Anzitutto vi ho trovato una paginata intera a cura dell’assessorato della Lia Beltrami: non vorrei essere maligno, ma penso che la pagina fosse a pagamento. Come tante che si trovano in questi anni. La Provincia paga per fare pubblicità su un giornale letto pochissimo. Evidentemente si tratta di una clausola non scritta del patto Dellai-Andreatta-Curia. Non è forse il mitico Alex, sindaco della città, fratello dell’Andreatta di Vita Trentina? Appartenenza, entrambi, prima alla politica, alla Margherita o Upt, poi alla Chiesa. E non è la Beltrami l’assessore non eletto dalla gente, ma proposto a Dellai dalla Curia? O almeno così si dice e sembra…
Dopo la pubblicità provinciale, dicevo, trovo sul settimanale una pagina intera, dedicata all’intramontabile, inossidabile, indimenticabile mons. Igino Rogger. Lo ricorda qualcuno negli anni Sessanta e Settanta? Igino non era molto amato, dal clero, ma temuto sì. Non solo per la sua innegabile cultura…Igino era uomo dell’apparato, con legami forti, interno alla cassaforte della Curia e chissà a cosa altro…. Soprattutto era un inguaribile iconoclasta: quanti altari vecchio stile sono stati demoliti, insieme alle balaustre, su ordine suo? Igino voleva il rinnovamento: e ammassava addobbi, statue, crocifissi, tutta robetta da vecchietti, per lui, allora in forze, nell’ex chiesetta del seminario.
Igino è rimasto lo stesso, sempre: ha sempre avuto ragione lui. Per cui ogni tanto ottiene una pagina di qualche giornale e spara: su Roma, poi su Roma, poi sulla Cei di Ruini, poi sul papa che non capisce, poi su Benedetto XVI che non comprende…
Chissà perché tanto rancore. Qualcuno dice perchè non lo hanno fatto vescovo. Sicuro questo gli ha sempre dato fastidio. Come, a me, il più dotto di Trento, nulla? Se lo è anche lasciato scappare, in qualche occasione. Lamentando, come si fa sempre: non mi hanno compreso,  i cattivi… Altri ricordano lo scandalo massoneria: nel 1978 Op di Mino Pecorelli pubblicò, poco prima che il direttore venisse ucciso, un elenco di 121 prelati iscritti alla massoneria.

Compariva anche il nome di Igino. Poi sui giornali locali, apparve una notizia: il suo braccio destro ammetteva di essere stato massone… Due più due, mi disse un amico prete… Conservo una lettera della Curia romana ad una mia domanda esplicita: si ammettevano gravi sospetti, in stile curiale ovviamente… Ma forse il motivo è un altro. Igino crede che la Chiesa sia, come ha confidato alla giornalista di Vita Trentina, un “parlamento”. Ognuno può dire la sua, con immunità parlamentare: nessun dogma, nessuna gerarchia, nessuna Rivelazione immutabile. Sempre così quelli che avrebbero voluto diventare vescovi e non sono riusciti: non amano avere altri sopra di sé.

Prendiamo il papa: chi crede di essere quello là? Igino lo chiama per nome “Ratzinger”, e lo critica: “Ratzinger non ha sentito il bisogno di convocare un concilio per la questione del messale latino”. Eppure Igino sa bene che non serviva alcun concilio, essendo il messale latino già sancito da oltre 400 anni di Tradizione. Eppure sa bene che il Vaticano II, cui lui si richiama di continuo, non aveva affatto abolito né il latino, per quanto sia questione secondaria, né il gregoriano, né tanti altri elementi del vecchio rito. Sa anche che proprio lui è andato tanto spesso al di là del dettato conciliare, nella sua applicazione della riforma liturgica: dalla quale, ci aveva spiegato, insieme ad altri, sarebbe derivata una nuova primavera della Chiesa. Quella primavera che vedo quando entro oggi nelle chiese di Trento, un tempo piene, e vedo solo anziani come me, e sempre di meno. Anche grazie a Igino…

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Autore: Libertà e Persona

La nostra redazione si avvale della collaborazione di studiosi attenti alla promozione di un pensiero libero e rispettoso della persona umana, grazie ad uno sguardo vigile sulle dinamiche del presente e disponibile al confronto. Nel tempo “Libertà e Persona” ha acquisito, articolo dopo articolo, un significativo pubblico di lettori e ha coinvolto docenti, esperti, ricercatori che a vario titolo danno il proprio contributo alla nostra rivista online. Gli articoli firmati "Libertà e Persona" sono a cura dei redattori.

6 pensieri riguardo “Vita trentina e mons. Igino Rogger”

  1. Tutto condivisibile. Mi sfugge solo un particolare, ossia il riferimento al “numero 2”: chi era e quando ha fatto quella ammissione? Se preferisce non fare nomi, può indicarmi su che giornale e quando ci fu l’outing? Grazie

  2. Penso che in gravissimo stato in cui oggi versa la Chiesa Tridentina sia colpa anche della superbia e dell’arroganza di mons. Rogger.
    Preghiamo perchè prima di morire il Signore gli dia la grazia di una vera conversione.

  3. salve
    se Atene piange, Sparta non ride…Genova, Don Gallo e, non aggiungo altro, come falqui, basta la parola…il parroco di una parrocchia dove risiede un mio collega, nei locali della stessa organizza occasioni danzanti con ballerine sudamericane mezzenude, in alcune parrocchie durante la Messa non solo i fedeli sono “allietati” dalle chitarre ma, anche da maracas e bacchette di legno e…mi fermo qui.
    saluti
    Piero e famiglia

  4. salve
    caro Doe, quando il nostro primogenito si accingeva a fare la Prima Comunione ebbi un incontro con le “coriste” che curano le cerimonie (il Parroco delega e accetta tutto o quasi) e chiesi, educatamente, che almeno per una cerimonia così importante, ci fossero risparmiate le odiose chitarre (non dissi odiose anche se lo penso)…mi guardarono come l’ultimo degli scemi, fecero spallucce e continuarono a farsi i fatti loro.
    Da quella volta vado a Messa in un’altra frazione, alle 8 di mattina insieme a mio suocero.
    saluti
    Piero e famiglia

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