Pubblichiamo qui una lettera che alcuni giovani hanno scritto al giornale locale Trentino in risposta ad un’intervista piuttosto dura rilasciata da Monsignor Rogger – uomo molto autorevole della Curia di Trento – in data 18 gennaio 2012, dal titolo: “Un orrore quella messa in latino”.
Purtroppo lo scritto non è stato pubblicato, ma merita comunque di essere reso noto.
Egregio Direttore,
siamo un gruppo di ragazzi (tra i 18 e i 26 anni) di formazione ed estrazione diversa. Le scriviamo in merito all’articolo “Un orrore quella messa in latino”, uscito mercoledì 18 gennaio sul Suo giornale.
In tale intervista, Monsignor Rogger definisce i partecipanti alla Messa del Suffragio – celebrata ogni domenica alle 18.00 secondo il messale del ’62 – come “quindici” “settari”, e appella il celebrante come un “parroco non parroco”.
Siamo rimasti sinceramente intristiti di fronte al livore mostrato da Mons. Rogger verso un confratello nel sacerdozio e verso fedeli che altro non fanno che partecipare ad una Messa nei termini stabiliti dalla lettera apostolica del Sommo Pontefice Summorum Pontificum (2007). Fatta salda, ovviamente, la facoltà di ciascuno di esprimere perplessità o riserve, questi fedeli meritano se non altro più rispetto. Il Santo Padre in persona ha infatti concesso a ciascun fedele la facoltà di valutare quale Messa gli sia più affine e lo aiuti di più a cogliere il Mistero e il Sacrificio celebrati nella Liturgia.
Il fatto che alcune persone, e tra queste moltissimi giovani, trovino il rito tradizionale utile per la propria vita cristiana e intendano coltivare tale passione (a fianco, ovviamente, delle Messe e della vita comunitaria presso le parrocchie) non dovrebbe inacidire o preoccupare nessuno; al contrario ci si dovrebbe rallegrare, come per la riscoperta di un tesoro lasciato sepolto troppo a lungo.
Perché non si può fare tesoro delle molte e diverse ricchezze oggi vive nella Chiesa di Cristo, ivi compresa la bellezza, la profondità e la sacralità del rito tradizionale?
Questa lettera vuole essere una mano tesa, un gesto concreto per favorire l’inizio di un rapporto nel nome di Cristo. Ognuno con il proprio carisma, ovviamente, ma tutti volti a glorificare Dio, in conformità e nel rispetto del Magistero della Chiesa.
Alessio, Alessio, Anna, David, Donato, Eleonora, Giulia, Giuliano, Lucia, Massimo, Massimo, Matteo, Milena, Roberto.
L’articolo di Rogger ha colpito anche me per il livore con il quale è stato scritto. Mi associo anch’io a questa lettera anche se la Messa in rito antico riesco a seguirla poco perché non vivendo in città non riesco ad essere sempre a Trento.
Il fatto che non sia stata pubblicata non mi sorprende visto che ormai il Trentino per certi punti di vista (quantomeno come libertà di stampa) è come l’urss
Ogni Diocesi ha i suoi Rogger!!!!
Nella chiesa della Parrocchia dello Spirito Santo, in Modena, di cui è parroco don Giorgio Bellei, è da oltre due anni che viene celebrata ogni Domenica pomeriggio alle ore 18:00 la S. Messa col Messale Romano promulgato dal Beato Giovanni XXIII nel 1962, “uti formam extraordinariam Litugiae Ecclesiae”, con la partecipazione di circa 50 fedeli. Vi sono sempre 3 chierichetti di 8-10 anni e la Comunione si riceve in bocca inginocchiandosi al banco disposto all’occorrenza essendo un chiesa, costruita dopo il Concilio, senza balaustre. Il 12 giugno 2011 vi è stata celebrata la Missa Pontificalis da S.E.R. il Cardinale Raymond Leo Burke, che a Modena non era celebrata dal 1966. La chiesa era gremita di fedeli ed è stata cantata la “Missa de Angelis” da tutti i presenti. Nonostante le solite opposizioni iniziali, dovute sia ai preti che non studiano più il latino nei seminari che a quelli molto vicini alla “comunità di Bose”, la celebrazione della messa in latino si sta diffondendo lentamente anche in provincia. Rimane tuttavia una grande amarezza per l’ostracismo con cui i preti suddetti, inebriati dallo “spirito di vino del concilio” e dalla “ermeneutica della rottura” diffusa dalla “scuola di Bologna”, considerano questi fedeli dei “lefebvriani”, “integralisti” o “tradizionalisti” e si mostrano più aperti al dialogo con i valdesi, gli evangelici, i buddisti ecc. perché partecipano alle marce della pace di Assisi.
Con riferimento al titolo del mio commento vi segnalo un esperimento effettuato a Modena teso a spegnere la Fede nei credenti. Si tratta della chiesa di Gesù Redentore (www.gesuredentore.it) che come spiega il parroco: “La forma architettonica farà sì che i gesti della fede nutrano la vita del popolo di Dio, stimolandolo a costruire una storia che l’architettura da sola non potrebbe mai completamente narrare. Invece di cercare di raccontare il divino, l’architettura si fa dimessa per suggerire alla comunità ecclesiale la sua centralità, e suscitare in lei la responsabilità di raccontare l’opera di Dio di cui è oggetto”. Non so se abbiate capito, io francamente no! Comunque è la logica opposta a quella che ispirò l’architetto Lanfranco quando fondò il Duomo di Modena nel 1099 sulle cui facciate è illustrata la Bibbia. Esso è uno splendido esempio di cultura romanica, tanto da essere stato dichiarato dall’UNESCO “Patrimonio dell’Umanità”. Ma se vi collegherete al sito citato potrete leggere per intero la pagina “Chiesa e legami umani” dove troverete il commento del parroco della citata chiesa, che vi riporto solo parzialmente:” Il card. Martini, inaugurando una chiesa costruita dal nostro (cioè lo stesso della chiesa Gesù Redentore) progettista, Mauro Galantino, disse che le chiese non devono costituire una dichiarazione arrogante del credo o pretendere la centralità della chiesa nella città, ma hanno la vocazione di rappresentare in modo chiaro il servizio che la chiesa offre a tutti con la propria testimonianza nell’ambito della ricerca del senso.”
L’Arcivescovo che approvò il progetto ci ha lasciato da due anni per raggiunti limiti di età, preghiamo quotidianamente perché il nuovo abbia timor di Dio e non si lasci ammaliare dalle sirene del conformismo.
Con tutti i problemi che ha il Trentino: metodi mafiosi e clientelismo, nessun rispetto per la verità, ipocrisia ed omertà, privilegi economici che ormai si riescono a giustificare solo con una colluvie di menzogne, ecc., proprio di una striminzita Messa in latino dobbiamo fare un “casus belli”? MA PER FAVORE!!!
Non si tratta di farne un casus belli e, comunque, ognuno guarda a quello che più trova affine alla propria personalità ed importante.
Cordiali saluti.
@Iginio
Una “striminzita” Messa in latino
Quella S. Messa è stata celebrata fino al 30 novembre 1969, quando Papa Paolo VI “impose” il “Novus ordo Missae” e non mi pare che la Chiesa fosse moribonda a causa di quella “striminzita” Liturgia, tanto più che in ogni S. Messa vi è l’offerta al Padre della passione, morte e risurrezione del Figlio. La S. Messa è sempre stata la massima preghiera che i cristiani possono rivolgere a Dio e nei secoli le menti più eccelse della musica, della mistica e della teologia hanno espresso attraverso il canto, i suoni e le parole dei capolavori che anche l’attuale Pontefice Benedetto XVI apprezza e preferisce. E’ evidente che quanto si conoscono soltanto le messe ye ye, l’Alleluja delle lampadine o le musiche pop di band che con chitarre “animano” le messe, si ha una visione talmente ridotta che è come voler spiegare a un extraterrestre la differenza tra un dipinto di Michelangelo o un quadro di Picasso. Ad ogni buon conto la crisi in cui siamo sprofondati è sotto gli occhi di tutti a meno che uno dica che l’importante è la “fratellanza universale” e se Cristo divide togliamolo!